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Gazzettino-Un giorno di sciopero per tenere in vita la ricerca scientifica

Un giorno di sciopero per tenere in vita la ricerca scientifica I presidi delle facoltà di Scienze unanimi al ministro Il nostro Paese sta correndo un rischio gravissimo di GRAZIANO TAVAN "...

03/03/2005
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Il Gazzettino

Un giorno di sciopero per tenere in vita la ricerca scientifica
I presidi delle facoltà di Scienze unanimi al ministro Il nostro Paese sta correndo un rischio gravissimo
di GRAZIANO TAVAN
"Salviamo lo studio delle Scienze per un futuro migliore del nostro Paese: la ricerca è il motore del progresso, dello sviluppo, del benessere di una società, ma è anche maestra di rispetto dell'altro, aiuta lo scambio di idee, favorisce la tolleranza. Ministro, receda dalle sue posizioni!". L'appello-denuncia è rimbalzato forte sugli spalti del palacongressi di Firenze: e dagli oltre 3mila appassionati presenti al 5. Incontro di Archeologia Viva le parole del prof. Carlo Peretto, polesano, paleoantropologo, preside della Facoltà di Scienze dell'università di Ferrara, sono state colte come il grido di dolore del mondo scientifico italiano nei confronti della riforma Moratti i cui effetti per la ricerca sarebbero, secondo gli addetti ai lavori, "devastanti".

"La ricerca scientifica, cioè i risultati ottenuti dalla Chimica, dalla Fisica, dalla Biologia, dalla Geologia, dalle Scienze Naturali, dalle Biotecnologie, ha cambiato la nostra società, il nostro modo di vivere: in meglio", sottolinea Peretto. "Le discipline scientifiche sono le uniche ad avere un ruolo determinante nel costante miglioramento della qualità e delle prospettive di vita, ormai arrivate alla soglia di 80 anni". Ma tutte le discipline scientifiche sono dure (e talora anche malviste, come la Chimica che nell'immaginario collettivo è associata solo ai fenomeni dell'inquinamento) e perciò sempre più disertate dai giovani: nel decennio 1992-2002 i corsi di laurea in Matematica, in Italia, hanno avuto un calo di iscritti del 70 per cento, e del 60 per cento Fisica e Chimica.

Eppure i Paesi in cui nell'ultimo mezzo secolo la ricerca scientifica è stata incoraggiata, sostenuta e potenziata, hanno avuto il Prodotto interno lordo (Pil) in continua espansione, ciò che non si è verificato in Italia dove la ricerca non è mai stata tra le priorità. La Germania è già corsa ai ripari e, per accorciare i tempi, ha "importato" dall'India alcune migliaia di ricercatori già pronti: chimici, fisici, biotecnologi, che ha integrato con una "full immersion" di tedesco e immesso nel mondo scientifico e del lavoro tedesco. E, con altra filosofia, è corso ai ripari anche il ministero italiano della Ricerca scientifica che ha investito 8 milioni di euro per la promozione e il rafforzamento delle discipline scientifiche, con il rimborso delle tasse universitarie a chi decide di iscriversi e frequentarne i corsi.

"Una società non può fare a meno di queste discipline che contribuiscono al suo sviluppo", riprende Peretto che si chiede polemico: "Perché allora per decreto ministeriale nelle scuole si vieta l'insegnamento dell'evoluzione che è madre della ricerca scientifica? Perché si riducono le ore di lezione delle discipline scientifiche nella scuola media superiore che aiutano a formare il pensiero critico del giovane? Come è pensabile che poi questi stessi giovani, a digiuno di scienze, decidano di affrontare una disciplina scientifica nel proprio percorso formativo universitario?".

Un "j'accuse" preciso del preside di Scienze dell'università di Ferrara che riprende la "lettera aperta" sottoscritta a Milano, in occasione del Darwin Day, dall'associazione nazionale Musei scientifici, dalla società italiana di Scienze naturali, e da molte personalità del mondo accademico. "A dieci mesi dall'insediamento della Commissione ministeriale, istituita in seguito a una mobilitazione massiccia dell'intera comunità scientifica italiana, e all'appello di migliaia di ricercatori e accademici italiani e stranieri indignati e contrari all'eliminazione dei riferimenti all'evoluzione nei programmi delle scuole superiori", si legge nel documento, "non risulta siano stati raggiunti dei risultati". La preoccupazione rimane alta.

Il mondo scientifico non si stanca di ripetere che l'evoluzione rappresenta il contesto esplicativo indispensabile per dar conto dell'insieme dei fenomeni della vita, comprese le origini biologiche della specie umana. "Nulla in biologia ha senso se non alla luce dell'evoluzione", scrisse Theodosius Dobzhansky, il grande genetista di origine russa, naturalizzato americano, morto nel 1975. Ne sono più che convinti alla Conferenza nazionale dei Presidi delle Facoltà di Scienze e Tecnologie, associazione senza scopo di lucro che raggruppa i cinquanta responsabili di facoltà scientifiche in Italia, nata per favorire lo sviluppo e la qualità della didattica a tutti i livelli e la loro integrazione con la ricerca, e per facilitare l'acquisizione e la diffusione di conoscenze scientifiche e tecnologiche, la loro divulgazione e il loro trasferimento al mondo produttivo.

"È tempo che la Conferenza Nazionale dei Presidi di Facoltà si assuma la responsabilità di sviluppare in tempi molto stretti una proposta in tema di reclutamento del personale e di sistemazione dell'attuale ruolo dei ricercatori, su cui chiamare alla discussione gli altri soggetti rappresentativi del mondo universitario", interviene il presidente Enrico Predazzi, preside di facoltà a Torino. "Occorre infatti reagire all'accusa, ripetutamente mossa al mondo accademico, di incapacità di formulare una proposta compiuta con la conseguente assunzione che gli emendamenti al disegno di legge abbiano la funzione di colmare tale vuoto propositivo".

Quattro i punti in cui si articolerebbe la proposta della Conferenza dei Presidi da inviare al ministro per un emendamento da tutti atteso: "Anzitutto, la Conferenza auspica l'istituzione di un nuovo ruolo per la formazione alla ricerca e alla didattica al quale, sulla base della programmazione pluriennale delle Università, si accede per pubblico concorso decentrato con commissione a livello nazionale e valutazione della qualità della ricerca. In via transitoria a tale ruolo potranno accedere anche gli attuali ricercatori (a loro domanda e con adeguati incentivi anche salariali), attraverso le necessarie valutazioni della comunità scientifica, e comunque al di fuori di qualsiasi "ope legis". Terzo: ai ricercatori che non superassero la valutazione o non la volessero affrontare dovrà essere garantita la permanenza in un ruolo ad esaurimento". Infine, il canale di formazione e di accesso alla ricerca e alla didattica universitaria, -riassume Predazzi-, "dovrebbe prevedere: una formazione alla ricerca, dopo il dottorato, mediante contratti biennali rinnovabili non più di una volta; l'inquadramento in ruolo, per svolgere prevalentemente attività di ricerca (e didattica di supporto), dopo il superamento di un concorso decentrato con commissione a livello nazionale, da bandire nell'ambito della programmazione triennale; l'attribuzione, dopo un adeguato periodo di formazione alla didattica, del ruolo docente per lo svolgimento a pieno titolo di attività di docenza curriculare nell'ambito della programmazione delle Facoltà". La normativa, conclude il presidente, dovrà prevedere specifiche modalità con opportune incentivazioni per favorire la mobilità con gli Enti ed Istituzioni Accademiche di ricerca, italiane ed estere, e il rientro di personalità di chiara fama.


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