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G.di Modena-Tempo pieno un'assemblea poi il corteo

pullman a Roma Tempo pieno un'assemblea poi il corteo ARTURO GHINELLI Si tratter?...

23/11/2003
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Gazzetta di Modena

pullman a Roma
Tempo pieno un'assemblea poi il corteo
ARTURO GHINELLI


Si tratterà della prima grande manifestazione in difesa della scuola pubblica che si sia mai svolta in Italia, quella che le tre confederazione sindacali Cgil Cisl Uil e i rispettivi sindacati scuola hanno indetto per sabato prossimo a Roma. Il corteo partirà alle 14 da piazza Bocca della Verità e arriverà fino a piazza Farnese. Per questo la partenza dei pullman da Modena è prevista tra le ore 6 e le ore 7 del sabato mattina (per prenotarsi telefono 059 326233) e il rientro entro la mezzanotte. Per preparare la manifestazione nazionale e le altre iniziative provinciali, il coordinamento (Cgil, Cisl, Uil, e Unione Genitori) in difesa di una scuola dell'infanzia di qualità, del tempo pieno nella scuola elementare e del tempo prolungato nella scuola media, ha convocato una assemblea di genitori e insegnanti per domani alle 21 presso la scuola elementare Rodari via Magenta 55 a Modena.
Cgil, Cisl e Uil vogliono difendere il carattere nazionale dell'istruzione, contrastando la devoluzione dell'istruzione alle Regioni prevista dal disegno di legge Bossi, e sostenere invece un federalismo cooperativo e solidale. Intendono poi riaffermare il valore strategico dell'istruzione e della formazione per lo sviluppo civile, economico e democratico del Paese. Per questo protestano contro una Finanziaria che, ancora una volta, non investe sulla scuola pubblica statale, ma persegue ostinatamente una politica di tagli e di precarizzazione del lavoro. Infine, ma non ultimo, le tre confederazioni sindacali contestano un riforma della scuola, quella voluta dalla Moratti, che riduce l'offerta di istruzione, amplifica le disuguaglianze sociali e determina pesanti ricadute sul personale.
In tutti i paesi del mondo scuola, università e ricerca sono e sono sentiti come fattori decisivi per mantenere e accrescere la coesione sociale e le pari opportunità tra cittadine e cittadini; per collegare la comunità nazionale alle sue tradizioni e, insieme, per aprirle le vie del futuro e della convivenza con culture e tradizioni diverse; per consentire a tutte e a tutti effettive libertà di scelta, crescita personale e piena mobilità nella vita produttiva e sociale; per liberare le energie intellettuali necessarie a possedere e sviluppare le forme antiche e nuove del sapere critico. Limitare l'insegnamento nelle scuole e nelle università significa attentare alla identità più profonda di un Paese.
E' dunque comprensibile che i Paesi più diversi (Usa o Giappone, ma anche il Lesotho e la Tunisia) investano quote consistenti del loro Prodotto Interno Lordo in istruzione. In Italia, invece, per ammissione della stessa Moratti, la spesa per l'istruzione è sempre ferma al 3,8% del nostro Prodotto Interno Lordo, mentre nei maggiori paesi europei la spesa per l'istruzione si è attestata da tempo intorno all'8% del Pil. Fin che si mantiene così bassa la spesa per l'istruzione è ovvio che andrà tutta per pagare gli insegnanti, perché sono l'unica risorsa su cui possa contare la nostra scuola. Non si risolve il problema diminuendo il numero degli insegnanti e/o calando il tempo passato a scuola, perché ancora una volta vorrebbe dire solo diminuire la spesa per l'istruzione; per cambiare davvero bisogna aumentare gli investimenti sulla formazione dei cittadini, come ci richiede l'Unione Europea.


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