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Fuoriregistro-Quanto vale questo esame?

Quanto vale questo esame? di Insegnanti di Orbassano - 12-06-2003 Mercoledì 18 giugno inizieranno gli esami di stato per le classi quinte. È il secondo anno che si svolgeranno con la nuova ...

13/06/2003
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Fuoriregistro

Quanto vale questo esame?
di Insegnanti di Orbassano - 12-06-2003

Mercoledì 18 giugno inizieranno gli esami di stato per le classi quinte. È il secondo anno che si svolgeranno con la nuova modalità dei commissari tutti interni. Anche questo provvedimento è stato stabilito attraverso la legge Finanziaria, quella del 2002. Di nuovo, formalmente si tratta di una misura di risparmio (sulle indennità da pagare ai commissari esterni). In realtà, a parere di molti di noi il provvedimento va ben al di là di una semplice misura contabile. In apparenza tutti - studenti, famiglie e docenti - dovrebbero essere contenti di avere come esaminatori gli stessi docenti che hanno seguito i ragazzi nel corso dell'anno. In realtà, una simile "facilitazione" non è un bene per la scuola pubblica, perché contribuisce a peggiorarne la qualità: da una parte c'è un calo di "tensione" (quella "positiva", "giusta", che spinge ad operare al meglio; quella che si deve avere di fronte ad una prova impegnativa della vita. Sia ben chiaro, nessuno di noi vuole che gli studenti "soffrano" inutilmente). Nel contempo, verranno favorite le scuole private (o "paritarie"), che hanno un proprietario, ai quali chi le frequenta paga una retta; anche queste scuole avranno come esaminatori gli insegnanti interni. Il passo verso la trasformazione in "diplomifici" a pagamento è breve. Ma c'è di peggio. Lo Stato, attraverso le Commissioni di esame, ha sempre avuto una funzione di controllo e di garante della serietà degli studi e dell'attribuzione dei diplomi (il famoso "pezzo di carta"), che si possono far valere nel mercato del lavoro. Ora, indubbiamente gli esami fatti con commissari tutti interni sono "meno impegnativi"; nelle scuole private per motivi evidenti (ma anche in quelle pubbliche, in qualche misura) il voto finale potrà non rispecchiare la vera qualificazione raggiunta dall'allievo. Il pericolo, a questo punto, è che i titoli di studio perdano il loro valore legale, cioè non si possano più "spendere" adeguatamente nel mercato del lavoro. Ci sono alcune forze politiche che dichiarano apertamente che l'abolizione del valore legale del titolo di studio deve essere l'obiettivo di fondo della riforma della scuola superiore, per mettere in concorrenza le varie scuole tra di loro e finanziare con un "buono scuola" le "migliori". In modo che i datori di lavoro assumano "a scatola chiusa" chi esce da determinate scuole. È un po' il sistema americano, che prevede scuole prestigiose (e molto costose) per pochi, una scuola pubblica, per lo più dequalificata e priva di mezzi, per molti.
Ci sono già alcuni segnali che vanno in tal senso (lo svilimento del valore dell'esame di stato): le università Bocconi e LUISS (prestigiose e costosissime università private) hanno già dichiarato che non terranno conto, tra i parametri di ammissione, del voto conseguito all'esame di stato. Il rischio è che seguano a ruota le università statali e i datori di lavoro privati. D'altra parte, è vero: chi si fiderebbe dell'esito degli esami di scuola guida, se questi fossero svolti unicamente dai proprietari delle autoscuole? Non è un caso che lo Stato attribuisca il compito di esaminatore a persone, qualificate e di fiducia, esterne alle scuole. Invitiamo quindi tutti i genitori a riflettere sul significato di scuola pubblica come bene collettivo (e a mobilitarsi, alla bisogna).

ESAMI DI STATO, NON DIPLOMIFICI

DIFENDIAMO LA QUALITÀ DELLA SCUOLA PUBBLICA

La scuola pubblica, da qualche tempo a questa parte, sta subendo dei duri colpi. In quanto operatori del settore - in quanto insegnanti - vogliamo denunciare all'opinione pubblica una modifica nello svolgimento delle prove dell'esame di stato introdotta dalla Legge Finanziaria dello scorso anno, che segna un pesante passo verso la dequalificazione della scuola pubblica. Dal 2001/'02 è stata cambiata, ufficialmente per motivi economici, la composizione delle COMMISSIONI DEGLI ESAMI DI STATO: sia nelle scuole statali che in quelle private paritarie i docenti sono tutti interni.

Il provvedimento, formalmente, è teso a risparmiare sui compensi degli esaminatori: dallo scorso anno, dunque, sono gli stessi insegnanti delle classi ad esaminare gli allievi. In realtà, l'abolizione dei commissari esterni va ben al di là di un semplice risparmio sulle indennità di esame, perché inciderà profondamente sullo stesso carattere della scuola pubblica e sui titoli da essa rilasciati. Così come la misura di "riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore", stabilita dall'ultima Legge Finanziaria, andrà ben al di là del semplice risparmio sulla pelle dei colleghi precari, le cui cattedre scompariranno per sempre, in quanto l'intero sistema delle scuole superiori verrà destrutturato, a scapito della qualità dell'insegnamento, in primo luogo della continuità didattica degli allievi. Di seguito denunciamo alcuni dei pericoli delle nuove modalità di esame.

1) Abolendo la componente esterna dei Commissari di esame è stato abolito l'unico strumento di controllo incrociato che può impedire alle scuole private di trasformarsi in diplomifici e mantenere nelle scuole pubbliche un minimo di verifica della serietà dell'insegnamento; a questo punto il passo verso l'eliminazione del valore giuridico (ed economico) del titolo di studio è consequenziale.

In effetti, storicamente, lo Stato, attraverso i docenti della scuola pubblica (che non a caso sono in questa veste dei pubblici ufficiali, mentre quelli delle paritarie rimangono dei privati cittadini), ha sempre esercitato un potere di sovranità che consisteva nell'esprimere un giudizio sull'esito scolastico e nel conferire titoli di studio con valore legale, cioè validi erga omnes. Così, chi era in possesso di un titolo di studio (il famoso "pezzo di carta") ha sempre potuto far valere specifici diritti e trarre vantaggi economici, proprio perché lo Stato si rendeva garante della legalità nell'acquisizione dei diplomi. A tale fondamento giuridico è collegato l'altro importante compito dello Stato, quello della gestione dell'istruzione pubblica, perseguita in primo luogo come interesse generale all'elevazione del livello culturale dei cittadini, ma anche come interesse generale ad accertare competenze specifiche e professionali acquisite. Ecco perché l'istruzione pubblica e il diritto all'istruzione sono tutelati da norme costituzionali.

2) L'accertamento da parte dello Stato degli esiti scolastici risponde così ad un interesse generale, oltre che a quello particolare del cittadino. E, in questo interesse generale, occorre far rientrare anche la formazione del cittadino, che è cosa diversa dalla formazione del lavoratore: non a caso nei curricoli scolastici obbligatori sono state, da sempre, inserite discipline che mirano, specificamente, alla formazione culturale. Si tratta di SAPERI GRATUITI, che devono servire ad allargare l'orizzonte delle conoscenze e a sviluppare capacità critiche e di consapevolezza.

3) L'abolizione del valore legale del titolo di studio porterebbe inevitabilmente alla capitolazione dello Stato di diritto e alla rinuncia a gestire un sistema scolastico pubblico, dal momento che la validità di ogni curriculum di studi dovrebbe trovare legittimazione solo sul mercato. A questo punto, a riconoscere validità ai titoli di studio sarebbero le grandi corporazioni delle professioni, le imprese e le Università, attraverso il numero chiuso. La Bocconi e la LUISS, prestigiose e costose università private, hanno già dichiarato che non considereranno, tra i parametri per l'ammissione alla frequenza, l'esito dell'esame di stato. In effetti, chi si fiderebbe della serietà del rilascio di patenti di guida sulla base di prove effettuate dai proprietari delle autoscuole, cioè da coloro che ricevono un compenso dai "propri" alunni?

Torino, 14 giugno 2003

GLI INSEGNANTI DELLE SCUOLE IN LOTTA CONTRO

IL DECRETO SFASCIACATTEDRE


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