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Fuoriregistro-Il grigio della rete

Il grigio della rete di Luisanna Fiorini - 14-06-2002 Io, umano enzima della rete, chi sono? Ho paura. Ho paura di diventare un punto indefinito, senza personalità, un punto tra punti in...

16/06/2002
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Fuoriregistro

Il grigio della rete
di Luisanna Fiorini - 14-06-2002

Io, umano enzima della rete, chi sono?
Ho paura.
Ho paura di diventare un punto indefinito, senza personalità, un punto tra punti infiniti.
Ho paura che la rete sempre più diventi il luogo dei luoghi comuni.
Questa dimensione che all'inizio mi ha affascinata, stregata per la reale possibilità di creare una identità nuova, sta perdendo il colore.
Ogni giorno mi appare più omologata al grigio.
Cerco il rosso intenso, cerco il contrasto e le sfumature.
Ogni giorno la mia tavolozza perde un colore.
Sono i miei occhi? La rete è colorata ed io vedo in grigio? Proietto nulla rete una ricerca che mi tormenterà per tutta la vita?
Se ad essere fallaci sono i miei occhi, se la mia vista è iperpercettiva, il grigio mi sembra avvolgere nelle sue spire i luoghi del colore e dell'esplosione della luce.
Il disagio mi accompagna da tempo.
Piccole sfumature e grandi macchie di colore sono state portate via progressivamente in modo quasi impercettibile.
Io sono colorata. Non sempre dello stesso colore, non sempre con le stesse sfumature.
A volte passo da un estremo all'altro, mi contraddico, mi schiero sull'onda di una esasperata percezione, il mio colore è troppo acceso, non si accosta, stride.
Scruto la rete alla ricerca di punti di colore squillante.
Sono solo punti, ma sono talmente contrastanti nel grigio dell'omologazione che risaltano ancorchè infinitamente piccoli.
Io, che respiro attraverso l'armonia dei suoni e dei colori, cerco ora la disarmonia e il contrasto, i quarti di tono dissonanti.
Ho un gran desiderio di ascoltare con i miei occhi uno stridore di battimenti in una sinestesi totale.
Vorrei immergermi in un poema sinfonico fatto di infiniti suoni e colori.
La rete può essere una composizione in fluido divenire: basta con le omologazioni.
Tutto sembra dover essere riconducibile a strutture obsolete, in cui l'impianto armonico è dato e in cui la Forma non deve discostarsi da Temi ovvi il cui Sviluppo deve comunque attenersi all'Esposizione iniziale.
Osservate con occhi attenti, ascoltate le armonie: non vi appaiono tutte mestamente uguali?
Su di esse varia a volte la melodia, ma se da oggi starete attenti riconoscete lo stesso schema.
Smettetela di applaudire.


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