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Famiglia Cristiana-LEI SPERIAMO CHE SE LA CAVA

di Simonetta Pagnotti SCUOLA ELEMENTARI: PARTE LA SPERIMENTAZIONE DELLA MORATTI LEI SPERIAMO CHE SE LA CAVA Maestro prevalente, inglese per tutti, informatica, team e portfolio: ...

11/09/2002
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di Simonetta Pagnotti

SCUOLA
ELEMENTARI: PARTE LA SPERIMENTAZIONE DELLA MORATTI

LEI SPERIAMO CHE SE LA CAVA

Maestro prevalente, inglese per tutti, informatica, team e portfolio: il test in 200 scuole. Il ministro è pronto a partire, tra i dubbi e le polemiche di molti.

Per la maggior parte degli studenti italiani comincia tra pochi giorni un nuovo anno scolastico. Per alcuni è appena partito, e già si annunciano problemi che minacciano di seminare confusione nel mondo della scuola. Tanto per cambiare, la serenità delle famiglie viene messa a dura prova.
Chi ha figli in età è rientrato dalle vacanze con lo spauracchio di un calendario dell'avvio scolastico messo in forse dalla raffica di ricorsi dei precari "storici", scavalcati in graduatoria dagli abilitati delle Ssis, le Scuole di specializzazione, dopo una sentenza del Tar del Lazio che ha invalidato a loro vantaggio il meccanismo dell'attribuzione del doppio punteggio. Il ricorso del ministro Moratti al Consiglio di Stato ha, per il momento, risolto la questione, mentre i numeri ridimensionano il clamore delle polemiche. Al di là del disagio per un futuro incerto, rilevante per le singole persone, le cattedre che potrebbero subire un avvicendamento rappresentano per gli addetti ai lavori "percentuali fisiologiche".

E al ministero ricordano gli anni, non molto lontani, in cui gli incarichi venivano conferiti a partire da novembre o addirittura da gennaio, mentre anche quest'anno oltre il 90 per cento delle nomine sono già state fatte ad agosto.

L'anno scolastico parte quindi con gli insegnanti in cattedra fin dal primo giorno di scuola. E questo è senza dubbio un fatto positivo. La vera sfida del nuovo corso imposto da Letizia Moratti al ministero dell'Istruzione si gioca su due fronti. La legge delega sulla Riforma dell'intero percorso scolastico, ormai al varo del Parlamento, di cui la Lady di ferro ha imposto la sperimentazione nella prima elementare, anche se solo per un campione di 200 scuole, e il nuovo contratto degli insegnanti.

È la vera novità di quest'anno scolastico, che dovrebbe essere l'ultimo a chiudersi con le vecchie regole. Tra mille polemiche, parte il Piano nazionale di sperimentazione per la scuola primaria: così si chiamerà in futuro la scuola elementare.

In 200 scuole italiane, gli studenti delle prime classi sperimenteranno, coi loro insegnanti, le formule didattiche della riforma targata Moratti. Il ministro avrebbe voluto estendere il test a tutte le scuole della penisola, ma ha dovuto fare marcia indietro dopo lo stop impostogli dal Consiglio dei ministri e, soprattutto, dai centristi cattolici della maggioranza, contrari a una sperimentazione allargata che avrebbe, di fatto, scavalcato le decisioni del Parlamento. Per questo solo 200 scuole, due per Provincia più due paritarie per Regione, potranno trasformarsi in cantiere tra le mille che, secondo i dati del ministero, già si sarebbero candidate.

È chiaro che le famiglie degli alunni interessati si troveranno in prima linea, coinvolte in diretta in un progetto che dovrà essere monitorato e valutato. In realtà, anche le polemiche di questi giorni stanno a significare che l'interesse per questa sperimentazione è molto più ampio e coinvolge tutto il mondo della scuola italiana: dal prossimo anno, infatti, se la riforma sarà approvata, la scuola che si sperimenta oggi sarà la scuola di domani.

E vediamole, allora, le novità più importanti che si faranno strada tra i banchi, cercando di capire come influiranno sulla formazione degli alunni, al di là di un "didattichese" che rischia ormai di infastidire persino gli specialisti. Si chiamano insegnante prevalente, team, portfolio (piano di studi personalizzato, laboratori e, soprattutto, nuovi programmi che non si limitano all'introduzione dell'informatica e dell'inglese già in prima elementare).

Il maestro prevalente, cardine del progetto di riforma elaborato dalla commissione di esperti presieduta dal pedagogista Giuseppe Bertagna, manda definitivamente in soffitta il vecchio modulo, che dagli anni '90 aveva sostituito al maestro tradizionale un'équipe di tre insegnanti su due classi con orario modulare. In questo caso, non si tratta semplicemente di un ritorno al passato: il maestro prevalente, che soprattutto in prima farà la parte del leone, aggiudicandosi da 18 a 21 ore di lezione frontale, assolverà anche ai nuovi compiti di tutor della classe e di docente coordinatore del team degli altri insegnanti.

Compiti che, nel progetto di riforma, manterrà fino alla quinta, anche se vedrà ridursi, soprattutto nell'ultimo biennio, l'orario di lezione, a vantaggio degli "specialisti".

Concretamente, il maestro prevalente si farà carico della quasi totalità dell'insegnamento di base. In più, dovrà coordinare il lavoro dei colleghi e l'attività dei laboratori, tenere il rapporto con le famiglie, curare i "piani di studio personalizzati" e, soprattutto, elaborare il portfolio di ogni alunno, una specie di book che, debitamente aggiornato anno dopo anno, fungerà da biglietto da visita, con tanto di prove allegate, per il resto del suo percorso scolastico.

Inglese per tutti e informatica

Le altre novità sono l'introduzione dell'inglese anche nelle scuole che ancora non l'avevano previsto e di un minimo di alfabetizzazione informatica. Quindi il team dovrà essere composto da almeno tre docenti, compreso l'insegnante di religione.

Senza contare che le indicazioni e le raccomandazioni, messe a punto dal ministero in attesa che la bozza del Decreto di sperimentazione si traduca in legge, prevedono già i nuovi "curricula" della scuola primaria.

I piani di studio della riforma, che saranno adottati dalle scuole sperimentali, fanno salire a 10 le materie d'insegnamento, compresa tecnologia, musica e arti visive, aggiungendo come materia trasversale l'"educazione alla convivenza", intesa come educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all'affettività.

Di fronte a tutto questo, se verrà preso sul serio, l'eventuale anticipo dei primini nati entro il 28 febbraio non appare come uno degli aspetti più incisivi: anche perché, a meno di un dietro front del ministero, non è prevista per quest'anno la riapertura delle iscrizioni.

La domanda vera è piuttosto un'altra: sono pronte le scuole, e soprattutto gli insegnanti, a offrire una sperimentazione di qualità, in modo che le novità non restino sulla carta?

I pareri su questo punto specifico e fondamentale sono discordi e non mancano critiche severe a riguardo. Va sempre messa in conto una certa resistenza al nuovo: in questo caso, le riserve riguardano soprattutto i tempi e i modi in cui la sperimentazione è stata proposta. Anche perché le autocandidature delle scuole sono arrivate in pieno mese di agosto, senza la possibilità di riunire i Consigli d'istituto e i Collegi dei docenti. Operazioni indispensabili che sono state fatte solo ai primi di settembre, in una corsa contro il tempo.

"Non mi risulta che a Firenze città ci siano scuole disponibili alla sperimentazione": Daniela Lastri, assessore all'Istruzione del Comune di Firenze, boccia senza mezzi termini l'iniziativa. "Non si può decidere una sperimentazione in soli 15 giorni, e per di più ad anno scolastico già terminato: ancora oggi, se il ministro ha deciso di non riaprire le iscrizioni, non ce l'ha ancora fatto sapere. Giudico questo un atto di buon senso, ma resto contraria anche al test in sé stesso, perché certe cose non si possono improvvisare".

Più morbido il parere di Emanuele Barbieri, dirigente dell'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna. "Purtroppo", dice, "in questo momento nel nostro Paese tutto viene politicizzato: non vorrei essere troppo ottimista, ma ritengo che non ci saranno problemi. I nostri dirigenti stanno facendo riunioni in tutte le Province per spiegare i contenuti della sperimentazione e il tipo di requisiti necessari, che sono la delibera del Collegio dei docenti e del Consiglio d'istituto, il parere positivo del Comune, la disponibilità di tutte le prime classi dell'istituto e la presenza di un docente di inglese e con competenze informatiche. Una delle due scuole prescelte dovrà candidarsi anche all'anticipo, ma non si riapriranno le iscrizioni: si valuterà, invece, l'opportunità di far scivolare in prima i bambini aventi diritto già iscritti alla scuola dell'infanzia. Entro il 20 di settembre gli ex provveditori avranno scelto le scuole, mentre ai dirigenti regionali spetterà la scelta delle due paritarie. Ai primi di ottobre tutto dovrebbe essere pronto per cominciare. Al meglio? Penso di sì".

Altri dirigenti sono meno ottimisti. Sulla sperimentazione grava comunque l'ombra del parere del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione che, alla data della chiusura di questo servizio, ancora non è stato pronunciato ma che difficilmente sarà positivo, visto il peso determinante nel consiglio della componente sindacale.

La macchina ormai è partita. Se il ministro Moratti ha fatto marcia indietro per la riapertura delle iscrizioni che, soprattutto per la scuola dell'infanzia, avrebbe creato problemi oggettivi, difficilmente rinuncerà a un progetto su cui gioca sé stessa. Tra qualche mese i fatti le daranno torto o ragione: il cantiere della scuola italiana sta per cominciare.

Simonetta Pagnotti
RESTA IL NODO DEL CONTRATTO
"Se siamo critici per i tempi e i modi di una sperimentazione piovuta dall'alto, chiediamo almeno serenità e certezze per il lavoro dei docenti": è il parere di Daniela Colturani, responsabile scuola della Cisl. Sul fronte sindacale, il punto più scottante resta il rinnovo del contratto, scaduto in dicembre: "Abbiamo elaborato una piattaforma unitaria con gli altri sindacati confederali. Per il primo biennio, puntiamo a recuperare il tasso d'inflazione utilizzando le risorse che ci sono già. I punti caldi del contratto restano l'orario e la carriera, ma per questo bisognerà fare i conti con l'approvazione della riforma che introduce le figure di sistema. Anche se la carriera degli insegnanti non può essere risolta da questi ruoli, che riguarderanno pochi docenti: bisogna dare opportunità a tutti. La sperimentazione introduce il tutor: riteniamo che debba essere considerata un credito forte che poi andrà riconosciuto in sede di contratto".

s.p.


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