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Enti ricerca, assunzioni più facili

le novità contenute nel decreto legislativo che attua parte della riforma della Pubblica amministrazione e atteso per l'estate in Consiglio dei ministri

22/05/2016
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Il Messaggero

Gli enti pubblici di ricerca potranno assumere biologi, fisici, matematici o chimici con molta più facilità. I futuri reclutamenti saranno fatti in base ai bisogni dell'ente e non più partendo dai “vuoti” delle piante organiche, ovvero la rigida indicazione di quante persone sono necessarie in ciascun istituto e che spesso non tiene conto del reale fabbisogno. L'unico criterio sarà quello del budget: se un ente avrà le risorse necessarie potrà assumere nuovi ricercatori o tecnologi. L'assunzione definitiva arriverà – previa valutazione – dopo sei anni di lavoro. E poi premi ai ricercatori più meritevoli (quelli con più pubblicazioni e risultati) e giovani, con bonus annuali fino al 20 per cento dello stipendio. Sono diverse le novità contenute nel decreto legislativo che attua parte della riforma della Pubblica amministrazione e atteso per l'estate in Consiglio dei ministri. Ad essere recepito è l'articolo 13 della legge delega Madia. L'ambito, come detto, è quello degli Enti pubblici che si occupano di ricerca (Epr) come l'Istat, l'Isfol, l'agenzia spaziale italiana, il Cnr o l'istituto nazionale di fisica nucleare. Venti in tutto.
LE SEMPLIFICAZIONIIl decreto, a cui lavorano Funzione pubblica e Miur, porterà diverse semplificazioni per gli Epr e per rendere più facile la vita dei ricercatori. Il sistema dei rimborsi per le spese di missione (ad esempio per simposi e congressi) sarà autoregolato dagli istituti stessi con alcuni paletti comuni. O saranno calcolate “analiticamente” le cifre riportate su scontrini e fatture oppure, in alternativa, sarà deciso un rimborso forfettario sulla base di un’indennità giornaliera. Le spese di viaggio saranno, in ogni caso, rimborsate per intero. Per quanto riguarda gli enti, invece, saranno svincolati dal nuovo codice appalti se i contratti saranno conclusi tra enti, fondazioni, società e consorzi “a totale partecipazione pubblica istituiti per esclusivi scopi di ricerca”. Meno paletti per la mobilità, congedi e portabilità dei progetti di ricerca. Vincoli ridotti anche per le spese di manutenzione degli immobili utilizzati per la ricerca: saranno esenti dalle norme della spending review. Tra le novità attese c'è quella che modifica le procedure di reclutamento. Innanzitutto, viene soppressa la terza fascia, che oggi contiene ricercatori e tecnologi “semplici”. Rimarranno in vita la prima e la seconda, rispettivamente destinate a dirigenti e primo ricercatore e tecnologo. Potranno essere assunti a tempo per massimo sei anni (tre più tre), al termine dei quali l'ente dovrà decidere se assumerli definitivamente o lasciarli a casa.
In sostanza è il meccanismo già in essere nelle Università, la cosiddetta “tenure track” all'italiana (introdotta dalla legge Gelmini nel 2010). Inoltre, come detto, per assumere un nuovo ricercatore l'unico criterio sarà quello delle risorse economiche a disposizione, entro però l’80 per cento del bilancio dell'istituto di ricerca (incluse le risorse provenienti dal turnover). La metà dei fondi a disposizione per il personale dovrà essere destinato ad arruolare ricercatori e tecnologi. E il numero dei dirigenti non potrà superare il 30 per cento del totale dei ricercatori di seconda fascia.
I PREMIPer quanto riguarda i premi per i meriti scientifici, questi non potranno superare il 20 per cento della retribuzione totale. La metà dei fondi dovrà andare ai più giovani, agli scienziati under 35. Infine, in via straordinaria, potranno essere reclutati per massimo cinque anni e tramite “chiamata diretta” ricercatori italiani o stranieri che avranno prodotto articoli scientifici di “eccellenza”.
Sonia Ricci