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école-Chiudere gli sportelli, fare una bella scampagnata

Chiudere gli sportelli, fare una bella scampagnata di Andrea Bagni Come vanno le rsu nelle scuole? Bisognerebbe fare una vera inchiesta per rispondere, perché le esperienze mi sa che son...

09/05/2002
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Chiudere gli sportelli, fare una bella scampagnata

di Andrea Bagni

Come vanno le rsu nelle scuole? Bisognerebbe fare una vera inchiesta per rispondere, perché le esperienze mi sa che sono molto varie.

Nella mia scuola non è andata per niente male la trattativa sui maledetti 'contratti d'istituto' (espressione secondo me da non usare nemmeno sotto tortura: fa diventare i presidi datori di lavoro e noi lavoratori subordinati, in una forma accettata purché conflittuale di privatizzazione).

Il dsds (dirigente scolastico, democratico di sinistra) ragionevole, voleva l'accordo più di noi forse, e a molte 'consuetudini' d'invadenza amministrativa nel campo di autonomia dei docenti (e degli organi collegiali) si sono potuti mettere un po' di argini (ma che groviglio di questioni di 'comando' e squallida gerarchia nelle discussioni sugli ata').

Poi però succede che arrivano alle rsu, come a uno sportello, un mare di micro vertenze di tutti i tipi e le discussioni complessive, diciamo politiche sulla scuola (non solo sul proprio istituto) tendono a scomparire. Finisce che a volte i colleghi ti trattano come l'ultimo terminale dei servizi di un'agenzia sindacale, modello dichiarazione fiscale; come ti pagassero e si aspettassero una prestazione in cambio' Non è che sia bellissimo.

In realtà mi pare non vada bene tutto il sindacalismo di base. E proprio nel tempo della bufera.

Una volta mi hanno invitato a parlare in una città della costa toscana. C'erano presenti una quindicina di persone (nient'affatto poche per l'aria che tirava allora '#8211; però piuttosto tristi, per vivere vicino al mare). La sindacalista organizzatrice pensò di 'consolarmi' dell'affluenza dichiarando con un certo sdegno che sapevano bene ormai che più le iniziative proposte erano 'alte' (io sono sopra il metro e ottanta effettivamente), più la partecipazione degli insegnanti era bassa. Classico disprezzo dell'avanguardia per gli insegnanti massa, spenti apatici e privi di coscienza. Elevato apprezzamento invece per se stessi, militanti eroici inflessibili resistenti.

Anche nel grande movimento antiliberista di questi mesi, la confederazione cobas mi è sembrata spesso impegnata a combattere per fare chiarezza nell'analisi, per cercare di-spostare-in-avanti-la-linea. L'assemblea diventa allora il luogo di una competizione. Come sempre di sintesi e di linea si trattasse. Come la sintesi non potesse essere altro da una serie di obiettivi pro/contro da mettere nei volantini (bisogna scriverli sempre così perché le masse se no non capiscono). Ma la novità del movimento stava per me da tutt'altra parte. Nella forma della discussione più che nel 'prodotto' alla fine come piattaforma e comunicato stampa; nella costruzione paziente di una sintesi-geografia di luoghi d'incontro ed elaborazione, cioè nello stile del lavoro (aperto inclusivo plurale radicale d'ascolto) piuttosto che nella sistemazione dell'analisi di fase'

Alla fine il sindacalismo di base si è anche tirato fuori dalla grande scampagnata urbana del 23 marzo (forse bisognerebbe rivendicarlo questo concetto di popolare festa gratuita: c'è qualcosa di più politico di un'esperienza di felicità collettiva fra generazioni diverse di sogni, ma unite da una idea non privatistica di società?), perché non c'era chiarezza sulle sigle concertative. Né un posto di palco. Era questo il punto? Mah' E poi alla larga dai 'girotondi' o dagli universitari fiorentini, perché diritto e magistratura sono istituzioni repressive dello stato borghese, non ce lo dimentichiamo. Come il movimento non fosse interessato (e non praticasse) luoghi pubblici di esistenza politica da rivendicare e garantire come tessuto e grammatica della polis: luoghi di vita e relazioni, non militarizzati, non distruttivi '#8211; violenza e militarizzazione essendo non solo il terreno su cui vincono sempre gli apparati del potere, ma il loro terreno e la forma del loro discorso. Come non si dovesse chiedere giustizia per Genova ma farcela da soli, stile cinema di destra.

Insomma c'è ancora molto da lavorare nella sinistra. Non più solo bisogni da rappresentare attraverso tessere o deleghe, ma desideri e pratiche con le quali stare, cercando di abitarne le istituzioni diffuse.

Per fortuna che ci sono anche generazioni nuove in piazza e nelle vecchie case del popolo dove si trovano i social forum (accanto alle sale bingo ipertecnologiche con televisore incorporato al centro del tavolo - e tutti zitti nel non-luogo a non-segnare sul display con non-fagioli). Ci sono ragazze e ragazzi che di altri giochi, di un'altra vita, di un altro modo di fare politica (di essere politica) mi pare abbiano splendidamente desiderio e passione.


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