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Lodoli di Maurizio Tiriticco Caro Augias, Non mi sarei mai aspettato da un Marco Lodoli, sempre così attento e misurato nella esplorazione degli animi e delle tendenze dei giovani d'oggi, una...

08/10/2002
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Lodoli
di Maurizio Tiriticco

Caro Augias,
Non mi sarei mai aspettato da un Marco Lodoli, sempre così attento e misurato nella esplorazione degli animi e delle tendenze dei giovani d'oggi, una presa di posizione così drastica e, se vogliamo, anche violenta ed offensiva! Lo stesso Galimberti, per altro mai molto tenero verso il mondo giovanile, ha avvertito la necessità di prendere le dovute distanze! In effetti i problemi sono, essenzialmente, due.
1. '#8211; Le modalità di approccio alla realtà sociale e culturale da parte di un nuovo nato non sono mai 'gratuite', 'naturali' in assoluto, ma fortemente condizionate dal contesto che le veicola e le condiziona. In una società semplice i condizionamenti sono altrettanto semplici e così le 'risposte'! In una società complessa, il nuovo nato si trova esposto ad una molteplicità di condizionamenti che gli propone ed impone un considerevole 'sforzo' sia intellettivo che emozionale perché possa operare scelte ed assumere decisioni in ordine alle risposte da dare. Il che comporta da parte di chi ha la responsabilità di educare una capacità di mediazione di ottimo livello: motivare ed orientare ad apprendere 'cosa', 'come' e, soprattutto, 'perché' costituiscono competenze della professione docente assolutamente nuove! I processi cognitivi dei nuovi nati si svolgono secondo strategie e percorsi assolutamente nuovi rispetto solo a qualche decennio fa. E, se un docente non si adopera, in via prioritaria, per comprendere queste dinamiche, rischia di cadere in quella sorta di distruttivo nichilismo in cui è incorso Lodoli.
2. '#8211; Galimberti individua il secondo nucleo di problemi: l'educazione emotiva non è cosa di poco conto. Ovviamente, non si tratta di educare i nuovi nati ai 'buoni sentimenti' ma di aiutarli '#8211; e molto più di quanto non avveniva nelle passate società semplici '#8211; alla difficilissima costruzione di un propria identità personale, in un mondo (quello del nostro Occidente) in cui il confronto con le 'differenze' dal punto di vista dei valori, dei modelli di comportamento, delle culture, delle stesse etnie è oltremodo difficile e impegnativo. Galimberti sa che un nuovo nato riesce a costruire la propria identità personale con tanto maggior vigore e consapevolezza quanto più costruisce la capacità di accettare l'altro, il 'diverso', se si vuole, in un processo di identificazione/differenziazione: sono i due fattori dello sviluppo/crescita. I ragazzi vogliono essere nel contempo diversi ed eguali, vogliono personalizzare quei prodotti di massa che il consumismo gli propone! Goleman, Ledoux '#8211; e prima di loro Rogers, Bruner e Gardner '#8211; hanno avvertito questa impellente necessità di una educazione alla consapevolezza di sé, al controllo delle emozioni, alla gestione delle dinamiche intrapersonali ed interpersonali. Non si tratta di insegnare una nuova disciplina, ma della ricerca e della attivazione da parte di chi insegna di quella dimensione professionale che gli studiosi citati chiamano 'competenza relazionale'.
A fronte di questo duplice ordine di problemi, come sanno rispondere la famiglie e la scuola? Che cosa offre inoltre la classe dirigente, il governo, il sociale in termini di modelli, di orientamenti e, se si vuole, di servizi? Dibattere di riforma della scuola in termini di obiettivi, curricoli, contenuti può essere determinante solo se in via prioritaria si sa disegnare un ruolo assolutamente nuovo di chi fa educazione giorno dopo giorno. Costui deve acquisire una conoscenza attenta e non 'pregiudiziale' delle dinamiche che agitano i giovani di oggi e una capacità di dare risposte che siano in primo luogo 'di vita' se, in secondo luogo, se vuole anche sollecitare quei saperi, quelle competenze, quei valori di cui noi tutti in una società democratica, solidale ed aperta sul mondo, abbiamo tanto bisogno!
Maurizio Tiriticco


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