Dalla “concertazione” a “mandateci una mail”
di Pippo Frisone
Grazie a quell’accordo l’Italia potè guardare con maggior fiducia ai vincoli che il trattato di Maastricht le imponeva in campo monetario, in vista dell’ingresso nell’euro avvenuto col primo governo Prodi nel 1999.Dalla concertazione, coi governi Berlusconi si passò al cosiddetto “ dialogo sociale” , traduzione spiccia del motto latino “ divide et impera” . Si firmarono numerosi accordi interconfedeerali , il più noto dei quali , il cosiddetto “Patto per l’Italia” che avevano come unico scopo, quello di mettere all’angolo e isolare la CGIL
.Schema ripreso e poi messo in atto in tutti gli stabilimenti FIAT da Sergio Marchionne nei confronti della FIOM, prima di portare all’estero quel che restava dell’azienda torinese.Con i governi tecnici di Monti e Letta che seguirono la caduta di Berlusconi nel 2011, si ebbe una timida ripresa del confronto sindacale , facilitato dal riavvicinamento delle tre maggiori confederazioni, CGIL, CISL e UIL.Ma quel che rimaneva della concertazione originaria che per debolezza della politica entrava nel merito delle scelte di governo, esaurì ogni spinta propulsiva con l’ultimo grande accordo sul welfare, avvenuto col governo Prodi nel 2006 Ad accelerare il distacco del mondo del lavoro e dei pensionati, dei precari e dei senza lavoro dalle rappresentanze sindacali, hanno contribuito non poco la pessima riforma delle pensioni e del mercato del lavoro messe in atto dall’ex ministro Fornero e passate in assenza di una convinta e decisa opposizione sindacale.Un sindacato che smarrisce sempre più il proprio ruolo e che paradossalmente finisce col dare un sostegno “tutto politico” a governi tecnici e di unità nazionale, agli ordini dei burocrati della UE, èil canto del cigno di quella stagione di concertazione che fu di lotta e di governo.
Con l’emergere prepotente accanto ai due populisti storici, Grillo, Berlusconi , del populista Renzi,il cerchio si chiude. Chi parla direttamente al popolo non sa che farsene dei corpi intermedi , tantopiù del sindacato, visto come un vecchio arnese oramai superato, un fastidio non più al passo dei tempi. “ Nel 2014 aggrapparsi a una norma del 1970 , vedi art.18, è come prendere un iphone e dire dove metto il gettone del telefono…”, parola di Renzi. E chi se ne importa se di questi tempi la CGIL riesce a portare in piazza a manifestare un milione di persone. Il governo coi sindacati non tratta, nemmeno sulle politiche sociali, figurarsi sulla legge di stabilità . “ Se per voi è più comodo mandateci una mail “. Fine della concertazione.E’ pur vero che un iphone non può andare a gettoni ma perché i manganelli sì ?!