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Dall’Iva alla scuola, le amnesie di Conte

Su tutti i dossier controversi dell’alleanza Lega- M5S il premier ha scelto il silenzio: Ilva, diritti civili, Tav, vaccini E poi la riforma Fornero. L’ombra dell’aumento delle aliquote per rastrellare soldi, ma Salvini dice no

06/06/2018
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la Repubblica

Annalisa Cuzzocrea

Non una parola su scuola, cultura, infrastrutture, grandi opere, Ilva, Alitalia. Silenzio su diritti civili, vaccini, legge Fornero, possibile aumento dell’Iva. Nel discorso in cui chiede la fiducia al Parlamento, Giuseppe Conte non tocca molti dei temi che sono stati nodi, spine, nella scrittura del contratto di governo cui il premier ha inusualmente rivendicato di «aver contribuito». Elusioni che tornano a ricordare come l’alleanza tra 5 stelle e Lega non sia fondata su una visione comune di Paese. Né organica su alcuni punti fondamentali.

Tutto parte dall’economia. E dal fatto che il programma firmato da Salvini e Di Maio non traccia alcun tipo di copertura. Tanto da far dire al neoministro Tria, quando era ancora solo preside di facoltà all’università romana di Tor Vergata: « Non si vede perché non si debbano far scattare le clausole di salvaguardia di aumento dell’Iva per finanziare parte consistente dell’operazione » . Parlava della flat tax e — secondo quanto spiega il senatore leghista Alberto Bagnai — faceva riferimento a una scuola di pensiero diffusa. In un corridoio fuori dall’aula, l’economista anti- euro mostra uno studio di Princeton sulle “ fiscal devaluations” salvato sul telefonino, ma precisa: «Una cosa sono le tesi accademiche, un’altra le scelte politiche. La Lega non farà nulla per mettere in difficoltà artigiani e partite Iva». E infatti, non appena Conte finisce la sua replica a Palazzo Madama, Salvini — a favore di cronisti — dice chiaro: « Non siamo stati eletti per aumentare tasse, accise e Iva». E ripete: «L’Iva non aumenterà». Non solo. Il segretario leghista interviene anche su un altro punto “ dimenticato” da Conte: « L’unica cosa da non fare è svendere Alitalia a pezzettini » , chiarisce con un’invasione di campo rispetto alle sue competenze. E aggiunge: «Se serve, ci sarà anche l’intervento dello Stato ».

La comunicazione 5 stelle, ora di stanza a Palazzo Chigi, aveva assicurato che le parti mancanti del discorso sarebbero arrivate nella replica. Ma così non è stato. Di Ilva, ad esempio, il premier non ha parlato né prima né dopo. Nonostante l’intervento in aula dell’ex sottosegretaria allo Sviluppo Teresa Bellanova, senatrice del Pd. «È un argomento molto delicato di cui si occuperà personalmente Di Maio nei prossimi giorni», assicura il capogruppo vicario M5S Vito Crimi. Il ministro allo Sviluppo e al Lavoro potrebbe essere a Taranto già la prossima settimana, dopo aver inviato in avanscoperta, quindici giorni fa, il suo possibile futuro sottosegretario: il deputato, ex docente in Sudafrica, Lorenzo Fioramonti.

Sempre Tria nel suo intervento sulla rivista on line Formiche aveva parlato di « stima velleitaria del costo della revisione della legge Fornero». E anche quella, a sorpresa scompare nel giorno della fiducia. Insieme alle Grandi opere e alla Tav, che gran parte della base elettorale della Lega al nord attende, ma il cui contrasto è nel dna del Movimento. Conte sembra essersi voluto tenere alla larga dalle polemiche, visto che non ha citato neanche il superamento dell’obbligatorietà dei vaccini, cui lavorano tanto i 5 stelle in regione Lazio che la neoministra alla Salute Giulia Grillo. E da ulteriori frizioni con la Lega, che avrà apprezzato la mancanza assoluta di passaggi sui diritti civili (così da non agitare il ministro alla Famiglia Lorenzo Fontana, secondo cui « le famiglie gay non esistono»).

Grandi assenti sono poi scuola e cultura. E non basta, come ha fatto nel finale il premier ( una replica a braccio meno studiata e più convincente) dire: « Sono temi già nel contratto » . Perché in quel contratto, come spiega l’ortodosso M5S Luigi Gallo, gli impegni che Luigi Di Maio aveva preso con il mondo della scuola non sono entrati. « All’istruzione bisognerà garantire soprattutto le risorse necessarie — dice il deputato- professore — perché si tratta dell’unico soggetto che può rispondere alla povertà culturale ed educativa in alcune aree». Gallo pensa al sud, anche quello non citato da Conte, che poi dice: «Gli abbiamo dedicato un ministero: non è un segnale importante? » . L’ortodosso però ricorda che nel programma M5S per la scuola erano previsti 25 miliardi di euro; la riduzione a 22 del numero di alunni per classe; il tempo pieno garantito in tutto il Paese. Tutto questo nel contratto con Salvini non ha trovato posto. « Ma noi lo riproporremo in Parlamento — promette Gallo — in questa legislatura abbiamo il doppio di persone che hanno chiesto di entrare in commissione cultura. Siamo in tanti e daremo battaglia».