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Dall’edilizia al distanziamento tra i banchi, ecco i nodi della fase 2 sul tavolo di Azzolina

Le scuole sono state le prime a chiudere e molto probabilmente saranno le ultime ad aprire.

07/04/2020
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Il Sole 24 Ore

Claudio Tucci

Se bisognerà convivere con l’emergenza sanitaria anche da settembre, emergeranno i ritardi storici della scuola italiana: edifici vecchi, classi con troppi alunni e lezioni 2.0 ancora frenate

Le scuole sono state le prime a chiudere e molto probabilmente saranno le ultime ad aprire. Lucia Azzolina, in questi giorni, è stata molto chiara: studenti e personale scolastico - parliamo di più di un milione tra docenti, tecnici-amministrativipresidi, e di oltre 8 milioni di ragazzi -rientreranno nelle aule in assoluta sicurezza. Il punto è che, come dice la scienza, bisognerà convivere con il coronavirus e forse in autunno il problema potrebbe riproporsi. Se sarà così, non c’è dubbio che occorrerà affrontare, sul serio, alcuni nodi storici della scuola italiana.

Edifici vecchi e classi affollate
In primis, l’edilizia scolastica. I circa 40mila plessi hanno un’età media avanzata, 52 anni, e in due casi su tre sono stati costruiti più di 40 anni fa. Accanto ai problemi strutturali, si pone quindi un problema anche di spazi che sono stati pensati per una didattica tradizionale, con banchi disposti in fila di fronte al docente. E quindi difficilmente, se la regola sarà il distanziamento sociale, potranno garantire distanze adeguate tra i ragazzi. La fondazione Agnelli lo scorso autunno ha posto il tema. Indicando un maxi piano per mettere in sicurezza tutte le scuole con non meno di 200 miliardi di euro.

Il nodo alunni per classe
Oltre all’infrastruttura, anche l’attuale normativa sul numero di studenti per classe potrebbe non aiutare. Dall’infanzia alle superiori infatti in aula si viaggia da non meno di 15-18 alunni fino a un massimo anche di 27-30. Le classi pollaio sono il caso estremo. Ma anche con 20-25 alunni in una classe sarà molto difficile mantenere le distanze di sicurezza chieste dai medici.

Didattica a distanza, ancora non per tutti
L’opzione didattica a distanza può essere una soluzione. Tampone al momento. Come riconosciuto dallo stesso ministero dell’Istruzione, con i dati del monitoraggio, ci sono ancora tanti alunni, specie a primaria e infanzia, non coinvolti dalle lezioni 2.0. Mancano poi gli strumenti informatici per docenti e studenti, e in alcune zone d’Italia internet è ancora difficile. Insomma, se l’emergenza sanitaria entrerà a far parte del nostro quotidiano. Non c’è dubbio che la scuola dovrà attrezzarsi. E serviranno molto più degli 85 milioni, appena stanziati, per potenziare la didattica a distanza.


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