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da Proteofaresapere-CONSIDERAZIONI SEMISERIE SU ESAMI DI STATO E DINTORNI di A,Valentino

CONSIDERAZIONI SEMISERIE SU ESAMI DI STATO E DINTORNI La vicenda degli Esami di Stato 2002 è istruttiva da diversi punti di vista. Essa comincia nell'estate scorsa e precisamente in occasione...

16/06/2002
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Proteo Fare Sapere

CONSIDERAZIONI SEMISERIE SU ESAMI DI STATO E DINTORNI

La vicenda degli Esami di Stato 2002 è istruttiva da diversi punti di vista.

Essa comincia nell'estate scorsa e precisamente in occasione del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. L'argomento, ignorato nelle Dichiarazioni programmatiche del Ministro di alcune settimane prima, è stato proposto però ai giovani cattolici con lo stesso spirito delle Dichiarazioni. E cioè per dire che occorreva anche qui pensare ad una riforma, perché prima non ce ne erano state o se c'erano state lei non se ne era accorta; oppure in ogni caso bisognava rifarle. A prescindere. A leggere quelle dichiarazioni di Rimini, come le altre relative al mondo della scuola, sembrava infatti che il Ministro quasi ignorasse - capita a volte; non si può mica sapere tutto - che si era appena conclusa una fase sperimentale, che occorreva considerare i dati che, numerosi e circostanziati, le venivano fornitici dall'ex CEDE e che occorreva procedere alle rettifiche e agli aggiustamenti che sempre una sperimentazione conclusa comporta.

Ma è il varo della Finanziaria 2002 che fa cogliere le direzioni di marcia dei cambiamenti che il Ministro intende introdurre. Assieme alla loro logica e filosofia. In effetti il comma dentro la Finanziaria che introduce le novità è molto breve, ma è tale da compromettere alle radici il modello sperimentato: le commissioni d'esame vanno costituite dai soli insegnati della classe; il presidente di commissione viene trasformato in presidente di tutte le commissioni di Istituto; scompare ogni distinzione tra scuola pubblica e scuole paritarie: le quali pertanto si gestiranno i loro esami in santa pace, senza i controlli che prima dovevano sostenere da parte di commissari esterni.

Quali le ragioni di tanto cambiamento? I risultati negativi della sperimentazione? Macchè. Un confronto con i docenti commissari e con i presidenti dal quale fosse emerso la insostenibilità del modello? Non proprio. Il rifiuto degli studenti? Neanche a dirlo. La denuncia dei settori più avvertiti ed accreditati delle scienze dell'Educazione? Ma per carità. L'Europa? Ci sarà stato pure un qualche filo, per quanto leggero, un qualche aggancio all'Europa? Neanche. Anzi.

La motivazione era più nobile, se possibile. Occorreva salvare l'Italia. Ovviamente dal Buco. La cui entità, nelle sue sempre mutevoli e un po' misteriose rappresentazioni, sembrava ergersi a metafora del male con cui si tendeva ad identificare la gestione precedente del centro sinistra.

Questo ad una prima lettura. In effetti lo stesso paradigma interpretativo sembra quasi imposto anche nella legge delega per la riforma dei cicli. Ricordate il penultimo comma dell'ultimo articolo? "Il Ministro dell'Economia e delle Finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni". Non il governo, si badi, che trattandosi di una Riforma di sistema potrebbe pur far valere una qualche sua prerogativa su questioni che attengono al futuro della nazione (la nostra); anche in considerazione del fatto che il Parlamento con la Legge delega viene "alleggerito" di un diritto probabilmente costituzionale.

Ma, come per la legge delega le vere ragioni del provvedimento sono altre (il botto finale: "La legge 10 febbraio 2000, n. 30 è abrogata"), così, anche per i cambiamenti degli Esami di Stato, le ragioni sembrano essere più sottili di quelle che apparentemente ripropone l'Apocalisse del Grande Buco.

Proviamo a considerare - e qui il discorso si fa un po' più serio - il senso di un Esame di Stato interamente autoreferenziale, in cui è la scuola stessa a valutare il suo "prodotto", senza il benchè minimo controllo da parte di competenze esterne.

La cosa è molto più studiata di quanto non sembri. Perché l'unica figura esterna, il presidente, è messa nelle condizioni di non mettere bastoni tra le ruote. Figura notarile. Con scarse possibilità di una vigilanza adeguata e di un controllo di merito, per quanto sfocato, modesto. Neanche questo. Letteralmente svuotato. Un unico presidente per 5, 6 commissioni per scuola. Fino addirittura a 20. (E' il caso dell'ITC Giulio Natta di Milano, con 758 candidati di cui 650 esterni, sul quale è stata nominata una sola presidente, presumibilmente parente prossima di Mazinga). Portano al metafisico Buco anche queste scelte sagaci? Proviamo a fare un po' di conti. Scopriremmo che il risparmio, sul 'versante Presidenti', non è superiore alla somma utilizzata dal ministro per farci arrivare il booklet - per essere in linea con la scuola delle tre I - per propagandare la riforma che non c'è, togliendo soldi alla riforma che c'è (i soldi della L. 440 a sostegno della scuola dell'autonomia). L'operazione, in netta controtendenza rispetto all'Europa (Francia docet, con il suo esame di Baccalauréat, nazionale e con commissioni rigorosamente esterne; ma anche l'Inghilterra, con i suoi Examination Boards, organismi indipendenti, esterni alle scuole che nominano i commissari per valutare gli esiti dell'esame conclusivo sulla base di standard di apprendimento predefiniti), punta molto verosimilmente ad altro: e cioè a togliere valore legale al titolo di studio. E a spostare altrove - e cioè nelle aziende - la vera sede per il riconoscimento delle competenze a vario titolo formative. E questa scelta, se così è, non è solo pesante in sé perché introduce surrettiziamente cambiamenti strutturali che fanno cambiare pelle alla nostra scuola, senza confronti approfonditi e di merito. E' grave anche perché insinua l'idea - e le dà spazio - di una scuola pubblica in cui serietà, rigore, impegno hanno scarso valore e che pertanto essa stessa può essere poco seria, poco rigorosa, poco impegnata. A garantire serietà e rigore alla formazione e alla istruzione potranno pensarci le scuole d'eccellenza, necessariamente private. E il cerchio si chiude. Dietrologia? Si consideri il disegno morattiano - ascendenza Bertagna - di una scuola di 25 ore comuni per assicurare le conoscenze di base, a cui si aggiungono altri spazi orari gestiti in libertà dalle famiglie per integrare e approfondire, meglio se in strutture private - il consiglio, e l'opportunità, vale soprattutto per chi vive a Quartoggiaro di Milano o allo Zen di Palermo -la preparazione dei propri figli. I soliti esagerati dell'opposizione parlano di una scuola pubblica che corre seriamente il rischio di perdere la sua centralità, di vedere indeboliti senso e valore della sua missione. E affermano che è lo stesso rischio che si corre con il nuovo modello di esami di stato. Ma è una insinuazione malevola.

E' bene rifuggire da valutazioni apocalittiche. Non colgono - si dice giustamente - le contraddizioni e radicalizzano lo scontro, impedendo ragionamenti e proposte che favoriscano consenso e costruzioni alternative.

Ma le logiche che stan dietro a certe politiche di questo governo, per quanto riguarda la scuola - ma solo la scuola? - non diventano sempre più evidenti ogni giorno che passa?

Potrà sembrare incongruo rispetto a certa immagine che questa amministrazione tende a dare di sé, ma non è difficile cogliere in molte operazioni - e certamente in questa sugli Esami di Stato - una logica, per così, preindustriale, che si manifesta quando si tende a partire sempre da zero e si tende a vanificare - e non invece a tesairizzare - quello che è stato prodotto precedentemente di positivo o di ottimizzabile.

E anche una logica servile. Come è possibile definire diversamente quella nei confronti di certi settori del mondo cattolico - quello delle scuole private? Il regalo delle commissioni per gli Esami di Stato di soli docenti interni è un segno evidente. Ma non il solo. I provvedimenti per l'immissione in ruolo degli insegnanti di queste scuole sono altrettanto inequivoci.

La storia poi della inadeguata copertura finanziaria (mentre scriviamo non sono ancora stati trovati i 40 e passa milioni di euro per assicurare i compensi dovuti - e in tempi certi - a tutti i commissari), con il suo carico di incertezza alla vigilia degli esami, dice ancora altro. La solita opposizione parla in proposito di incompetenza e superficialità dell'Amministrazione. Che ci sia qualcosa di vero? Solo un dubbio. Non sbilanciamoci.


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