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Corriere-Una partita tutta politica e un equilibrio da ritrovare

Una partita tutta politica e un equilibrio da ritrovare Un voto di fiducia su di una una legge costituzionale? Quasi certamente non ci sarà. Eppure, la sola ipotesi ha suscitato generale sconcer...

24/11/2002
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Corriere della sera

Una partita tutta politica e un equilibrio da ritrovare

Un voto di fiducia su di una una legge costituzionale? Quasi certamente non ci sarà. Eppure, la sola ipotesi ha suscitato generale sconcerto. Sarebbe un evento senza precedenti nella storia parlamentare. Ma nelle parole di Silvio Berlusconi non si deve leggere l'annuncio di una decisione già presa, quanto la volontà di dare un segnale politico chiaro e netto alla sua maggioranza. Di quale segnale si tratta? E' la garanzia offerta alla Lega che il presidente del Consiglio resta fedele al patto di programma e non asseconda i dubbi che pure serpeggiano anche nel centrodestra sul progetto "federalista" di Bossi. Dunque, un pegno politico volto a rassicurare la Lega. L'ostruzionismo della sinistra al Senato contro la "devoluzione" c'entra solo fino a un certo punto: il malessere, benché sotterraneo, è in prevalenza interno alla Casa delle libertà.
E lì tutto si tiene. In particolare, c'è un filo rosso che unisce il voto sulla Legge finanziaria, essenziale per il governo, e la sorte della "devoluzione". Questo spiega la sintonia - mai così evidente - tra Bossi e il suo presidente del Consiglio. D'accordo tra loro a far votare la riforma costituzionale nell'aula di Palazzo Madama, entro i primi dieci giorni di dicembre. Ossia prima che sia completato il cammino della finanziaria.
In altri termini, sia Berlusconi sia Bossi hanno fretta. Solo che il primo ha in mente la Finanziaria di Tremonti. E il secondo ha capito che per lui è questo il momento di porre condizioni e di incassare un risultato. Certo, la "devoluzione" è scritta nel programma della Casa delle libertà. Ma Bossi sa bene che solo sfruttando i passaggi tattici favorevoli riuscirà a piegare le resistenze, dimostrando ai suoi elettori padani che la Lega conta qualcosa. Tanto più quando si tratta di un progetto assolutamente controverso come la "devoluzione", rispetto al quale tanti si mettono le mani nei capelli. In vari palazzi romani.
E' insomma il più tipico degli scambi. Berlusconi ha l'esigenza politica di tenere ancorato Bossi alla maggioranza, per non ostruire la strada della Finanziaria. A sua volta, Bossi chiede e ottiene il primo passaggio parlamentare (ce ne saranno altri tre) della "devoluzione".
Anche l'opposizione ha il suo tornaconto. Si può dire, anzi, che la battaglia contro la riforma Bossi, condotta con toni di un'asprezza inusitata, segna forse una svolta per il centrosinistra. L'Ulivo ha trovato il suo cavallo di battaglia mediatica denunciando la minaccia all'unità del Paese. Si è visto che su questo terreno i dirigenti dell'opposizione si mobilitano, compreso D'Alema, e ritrovano smalto nelle piazze.
Ma i veri problemi verranno dopo. Per il centrodestra non meno che per il centrosinistra. Il muro contro muro dovrà prima o poi lasciare spazio a un atteggiamento meno distruttivo. Anche perché l'iter del progetto di Bossi sarà lungo e complicato, mentre c'è una seconda legge in ballo, destinata ad attuare l'altra riforma di cui si parla: quella del "titolo quinto" della Costituzione.
Qui si vedrà se è ancora possibile quel confronto parlamentare e quelle larghe intese di cui parla il presidente del Senato Pera. Il vicepremier Fini ricordava ieri l'importanza di questa legge attuativa. L'assetto federale è il prodotto di un equilibrio complessivo di cui la riforma del "titolo quinto" è parte decisiva. Sulla stessa linea sono molti altri nel centrodestra: da La Loggia a Buttiglione a Follini. Tutti interessati a contenere l'estremismo di Bossi.
Peraltro, da sinistra si è sentita la voce sommessa e razionale del sindaco di Roma Veltroni. Ieri in controtendenza. A suo avviso "bisogna sedersi attorno a un tavolo e definire il quadro istituzionale del federalismo". E il primo passo potrebbe essere proprio la discussione pacata intorno alla legge sul "titolo quinto".
di STEFANO FOLLI


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