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Corriere-Statali, intesa difficile per 3 milioni di dipendenti

Statali, intesa difficile per 3 milioni di dipendenti ROMA - Comincia in un clima pessimo la trattativa per il rinnovo dei contratti dei tre milioni di dipendenti pubblici. La Cgil ma anche la Ci...

03/09/2002
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Corriere della sera

Statali, intesa difficile per 3 milioni di dipendenti

ROMA - Comincia in un clima pessimo la trattativa per il rinnovo dei contratti dei tre milioni di dipendenti pubblici. La Cgil ma anche la Cisl già minacciano scioperi. Questa mattina all'Aran, l'agenzia governativa per la contrattazione, parte il negoziato per il contratto dei 280 mila ministeriali, poi toccherà agli altri comparti, dalla scuola alla sanità, dagli enti locali al parastato. Lo scontro è sul tasso di inflazione programmata per il 2003, fissato dal governo all'1,4%. I sindacati vogliono che sia aumentato in modo da ottenere aumenti di retribuzione maggiori. Così, però, viene messa in discussione l'intesa quadro raggiunta lo scorso febbraio dagli stessi sindacati col vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini. Questo accordo definisce le linee guida per il rinnovo dei contratti pubblici, prevedendo aumenti complessivi del 5,56% per il biennio 2002-2003 (in media circa 100 euro), sulla base della somma tra l'inflazione programmata, il recupero del potere d'acquisto nel 2000-2001 e i miglioramenti di produttività attesi. All'interno di questa cornice si dovrebbero svolgere i negoziati per rinnovare i contratti di comparto. Ma ora il sindacato vuole di più, sostenendo che l'1,4% di inflazione programmata per il 2003 non è più realistico, visto l'andamento dei prezzi dopo l'euro.
Il governo, a maggior ragione dopo il peggioramento del deficit pubblico denunciato ieri dal Tesoro, non vuole cedere e cerca di sfruttare possibili divisioni nel fronte sindacale. A dividere il sindacato non c'è solo il Patto per l'Italia firmato due mesi fa da Cisl e Uil e non dalla Cgil. Una nuova spaccatura si profila tra i metalmeccanici, che probabilmente presenteranno piattaforme separate per il rinnovo del contratto. Ma nel pubblico impiego le organizzazioni dei lavoratori appaiono più unite. Dichiarazioni battagliere arrivano non solo dalla Cgil, ma anche dalla Cisl. Il leader, Savino Pezzotta, pretende dal governo l'aumento del tasso dell'inflazione programmata. E il segretario del sindacato del pubblico impiego della Cisl (Fps), Rino Tarelli, avverte: "L'esecutivo sia coerente altrimenti l'autunno sarà durissimo, compreso il ricorso allo sciopero".
Lanciato il proclama di guerra Tarelli avanza però anche una proposta che non presuppone l'immediata correzione del tasso d'inflazione programmata. Secondo il segretario, infatti, sarebbe sufficiente stabilire che se l'inflazione reale supera di oltre mezzo punto quella programmata, il recupero della differenza in busta paga si ottiene alla fine dell'anno, in forma automatica, senza aspettare il contratto successivo. Anche Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil, propone una clausola di salvaguardia per il recupero immediato dello scarto tra prezzi reali e previsti: "È la soluzione giusta, se si vogliono chiudere subito i contratti". La Funzione pubblica Cgil resta invece ferma alla richiesta di un aumento del tasso d'inflazione. "Altrimenti - dice il segretario Leimer Armuzzi - sarà il governo a costringerci allo sciopero".


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