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Corriere-L'Italia spaccata in due? Sono liberale ma dirò no

L'Italia spaccata in due? Sono liberale ma dirò no di EGIDIO STERPA * Caro Direttore, sono molto preoccupato in vista della discussione, che è già in corso al Senato e passerà poi all...

21/11/2002
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Corriere della sera

L'Italia spaccata in due? Sono liberale ma dirò no

di EGIDIO STERPA *

Caro Direttore, sono molto preoccupato in vista della discussione, che è già in corso al Senato e passerà poi alla Camera, sulla modifica della Costituzione in materia di cosiddetta "devolution". Si tratta, come forse è poco noto ai lettori, di un disegno di legge, fortemente voluto dalla Lega, che, emendando l'articolo 117, affida alle singole Regioni la competenza legislativa esclusiva per l'organizzazione, la gestione degli istituti scolastici e la definizione dei loro programmi, per l'assistenza e l'organizzazione sanitaria, e addirittura per il reclutamento, il controllo della polizia locale, e quindi la gestione dell'ordine pubblico.
Ho seri dubbi che sia proprio necessaria una "devolution" - che poi significa regionalismo senza limiti - che può portare al rischio di uno smembramento dell'unità amministrativa e politica del Paese. Quanto c'è voluto per diventare nazione, cioè unità etnica con istituzioni e leggi comuni dalle Alpi alla Sicilia? Dobbiamo proprio sopprimere la memoria dei valori e degli elementari e validi motivi che nell'Ottocento, fino al Novecento (l'ultima nostra guerra d'indipendenza fu quella del 1915-18), indussero i nostri progenitori a credere utile, e perciò degna di sacrifici, l'unità del Paese? Non voglio far retorica su questo aspetto, però ritengo che almeno un po' di attenzione alla nostra storia non guasti.
Regionalismo va bene (avvicinare cioè il potere alle singole realtà territoriali, al popolo), ma non fino a rompere tutti i fili che ci tengono insieme da molto più di un secolo, e persino forse fino a mettere in forse i sentimenti che lungo tanti secoli ci hanno fatto sentire italiani. Se la Lombardia e la Calabria, per fare un esempio, avranno ciascuna una propria e distinta scuola, una diversa organizzazione sanitaria, addirittura una propria esclusiva polizia, vale a dire istituzioni contraddittorie, quale futuro avrà il nostro Stato? Non solo lo Stato. Quale futuro avrà il Paese, cioè il territorio su cui vivono gli italiani, la sua economia, la sua cultura, tutto quello che ne ha fatto finora una nazione, una realtà politica indipendente? Sarà, temo, un brusco, malefico salto indietro.
La "devolution" istituzionale "andrà in coppia" con la "devolution" fiscale. Non c'è bisogno, io credo, di spiegare che cosa significhi quest'appaiamento. È la cancellazione di ogni concetto e norma di solidarietà nazionale, dei motivi per i quali si sta insieme come famiglia, come comunità, come nazione.
Insomma, l'Italia spaccata in due. Ce la troveremo tagliata a fette, meno unita di quanto non lo fosse prima del Risorgimento. Che ci starà a fare a Roma un governo a fronte di un Paese così spartito? E quanto durerà una simile situazione, che sarà di certo colma d'inquietudini ed agitazioni? Il federalismo che si prepara non è sicuramente quello di Carlo Cattaneo, tanto meno quello realizzato a suo tempo negli Stati Uniti d'America. Forse un paragone è possibile con quello della Jugoslavia, con i risultati che si sono visti.
E' tutt'altro che un gioco o una bizzarria quel che minaccia di accadere. Non lo si può non prendere tremendamente sul serio. Ne va della responsabilità politica collettiva, ma anche personale, di ciascuno di noi. Non si può andare ad occhi chiusi e silenti verso una prospettiva carica di rischi gravissimi. Qualche speranza la suscita l'emendamento "salva patria" di cui si parla in questi giorni, che dovrebbe poter dare garanzie per l'unità politica del Paese. Io, che non ho mai avuto pruriti sinistrorsi, liberale fermamente ancorato, per cultura e convinzioni, all'attuale maggioranza, spero fortemente che questo accada. Come smorzare altrimenti la mia coscienza? Se no, no, sarò costretto a dire.
* deputato di Forza Italia


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