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Corriere: Debiti a scuola, esami a rischio

Dovrà «riparare» a settembre il 40% degli studenti Corsi nel caos. C'è chi anticipa la verifica a luglio I ricorsi Molti già pronti a ricorrere al Tar in caso di bocciatura La richiesta L'Uds ha chiesto al governo una sanatoria

14/05/2008
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Corriere della sera

Sospiro. «Certo che con questa montagna di scartoffie non facciamo il nostro mestiere di educatori». Sbuffo. «Saremo travolti dai ricorsi». Il tono è quello tipico del mugugno ligure, ma stavolta Salvatore Di Meglio, preside del liceo classico Andrea Doria di Genova, bene interpreta l'umore di insegnanti, genitori, studenti di tutta Italia. Perché il nuovo sistema di recupero dei debiti davvero è riuscito nella difficile impresa di mettere d'accordo il variegatissimo mondo della scuola: sono tutti contrari. I ragazzi che nel 40% dei casi passeranno l'estate con almeno un'insufficienza da recuperare, le famiglie che devono far quadrare vacanze e bilanci (boom delle lezioni private: fino a 60 euro l'ora), i professori assaliti dalla burocrazia, i dirigenti-manager alle prese con «la macchina organizzativa». E che, con la stessa lucidità — e rassegnazione — di Di Meglio, annunciano: «Tra pochi giorni saremo nel caos».
Esami a settembre, si torna al passato. Con qualche complicazione in più. Se fino al 1994 i rimandati si giocavano la promozione dopo un'estate di autonoma sofferenza, ora sono le scuole a dover garantire corsi di sostegno alla fine di ogni quadrimestre. I prossimi si terranno tra giugno e luglio. Il meccanismo: 15 ore di recupero per materia, reclutamento interno ed «esterno» dei professori (in molti hanno rifiutato l'incarico), verifiche ai primi di settembre. Una macchina mastodontica. Rallentata da un altro problema: i fondi scarseggiano. Ogni ora di recupero costa 50 euro lordi, ecco perché in molti casi si è deciso di accorpare le lezioni per aree disciplinari e di istituire corsi solo per le materie più importanti. Extrema ratio: pagare i prof con le riserve di istituto. Hanno fatto così al liceo scientifico Fermi di Padova. «È stata dura — dice la preside Annunziata Gagliardi —. Nel primo quadrimestre abbiamo dovuto cercare il 40% di insegnanti all'esterno. E l'economato ha fatto i salti mortali usando 25 mila euro residui della nostra cassa. Non so come faremo l'anno prossimo».
Meno di tre settimane agli scrutini. La previsione non è rosea: il 40% dei 2.598.720 studenti delle superiori totalizzerà almeno un debito (meglio rispetto al primo quadrimestre: 70%). «Ma solo perché aumenteranno i bocciati », aggiungono i presidi. E se non bastasse, c'è chi annuncia una valanga di ricorsi. «Gli studi legali, appena hanno letto l'ordinanza, si sono fregati le mani», sottolinea Maria Rosaria Nunziato, vicepreside del liceo scientifico Cuoco di Napoli. Basta non verbalizzare una lezione, o fare un corso di 14 ore anziché di 15, e i genitori potranno appellarsi al Tar. Commento del dirigente Di Meglio: «Non si riescono a ottemperare in punta di diritto ordinanza, decreto e circolari».
Rischi, incognite, preoccupazione per un «giro di vite troppo affrettato». Non che i presidi fossero contrari al ritorno alla severità auspicato dall'ex ministro Fioroni. «Ma non così». Roberto Pellegatta, presidente dell'associazione presidi Disal, conferma: «Giusta l'intenzione, errato lo strumento. Il recupero deve essere il più possibile personalizzato». Innocente Pessina, a capo del classico Berchet di Milano: «Se le verifiche si fanno i primi di settembre, se si comunicano promossi e bocciati una settimana dopo, l'organico delle classi è pronto solo a metà mese. Vuol dire iniziare le lezioni nel caos».
Scenario apocalittico. Anche i sindacati sono scettici. Enrico Panini, segretario generale di Cgil lavoratori della conoscenza, commenta: «Fioroni ha affrontato un problema vero, ma avrebbe dovuto mettere mano a questo mix di norme iper-rigide, di insufficienza delle risorse e di scarsa attenzione agli effetti prodotti dall'innalzamento dell'obbligo scolastico». L'augurio della Cgil al nuovo ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: «Che abbia il coraggio di riprendere in mano la questione dei livelli di apprendimento». E mentre nei dintorni di viale Trastevere gira voce che il neoministro stia pensando a un decreto legge che consenta una «dilazione dei tempi» sul recupero (chi non passa a settembre può saldare durante l'anno successivo), mentre il responsabile scuola di Forza Italia, Valentina Aprea, annuncia il ritorno agli sbarramenti biennali della riforma Moratti, la Gilda propone un'unica data per le verifiche www.corriere.it/italians
di settembre. Anche gli studenti si mobilitano. L'Uds ha chiesto al governo una sanatoria sui debiti: «Quasi in nessuna scuola sono state rispettate le 15 ore minime per corso di recupero. Non possiamo accettare che le mancanze di risorse ricadano sui ragazzi. Così aumentano le ingiustizie per chi non può pagarsi le ripetizioni».
Evitare privilegi. Ed è così che il liceo Tasso di Roma ha giocato di anticipo: verifiche finali entro il 22 luglio. Controtendenza. Il preside Achille Acciavatti analizza: «Posticipando la data degli esami si sarebbero create discriminazioni tra chi può andare a lezioni private e chi no. E poi meglio chiudere subito. Un altro mese avrebbe solo creato disturbo alle famiglie». Basta un po' di organizzazione. «Del resto — continua il dirigente — non era più tollerabile portarsi dietro i debiti di cinque anni».
Abolire il sistema di recupero. Ripristinare i vecchi esami a settembre. Più chiarezza nelle norme. Tante proposte. E tantissime lamentele. Eppure, tra appelli e presidi sull'orlo di una crisi di nervi, qualcosa di buono in questi nuovi esami si trova. I professori lo sussurrano, quasi con paura: «I ragazzi hanno capito che si devono impegnare».
Annachiara Sacchi


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