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Corriere-Comuni e Province: servono tre miliardi per rendere sicure tutte le scuole

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03/11/2002
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Corriere della sera

enti locali chiedono uno stanziamento straordinario: altrimenti non potremo farcela. La metà degli istituti ha bisogno di interventi

Comuni e Province: servono tre miliardi per rendere sicure tutte le scuole

ROMA - Metteteci in condizioni di rendere sicure le scuole. E' l'appello che Comuni e Province, a cui compete la messa a norma di decine di migliaia di edifici, dalle materne alle superiori, rivolgono al governo. Per rendere "europee" le nostre scuole gli enti locali dovrebbero attivare dei mutui per una somma compresa tra i due miliardi e mezzo ai tre miliardi di euro, in vecchie lire dai 5 a 6 mila miliardi. Serve uno stanziamento straordinario. Presidenti di Province, sindaci, assessori lo chiedono da tempo ma con scarsi risultati. Nelle Finanziarie degli ultimi sei anni alla voce edilizia scolastica del bilancio del ministero dell'Istruzione sono transitati circa duecento miliardi di vecchie lire. Con una tendenza al progressivo taglio delle risorse. Nella manovra 2002 non è stato previsto nulla. Nella Finanziaria in discussione in questi giorni sono previsti 10 milioni di euro, ovvero venti miliardi di lire. Con quelle somme non si poteva certo condurre a termine il gigantesco impegno di risanamento di un patrimonio di edilizia scolastica che tutte le indagini definiscono in gran parte vetusto e inadeguato.
Basti pensare che alle superiori il 50 per cento degli edifici necessita di interventi più o meno consistenti. I Comuni e le Province sono stati costretti a indebitarsi pesantemente e ora le rate dei mutui cominciano a far sentire tutto il loro peso sui bilanci. Mentre le norme europee rendono sempre più pressante e ineludibile il raggiungimento degli standard previsti in materia di sicurezza e di igiene.
La data del 31 dicembre 2004, già molto prima che si verificasse la tragedia nella scuola di San Giuliano di Puglia, popola gli incubi degli amministratori responsabili dell'edilizia scolastica. E' il termine ultimo, fissato dopo vari rinvii, per la messa a norma degli edifici. Ci sono due anni di tempo. Poi, se non saranno stati effettuati gli interventi richiesti dalla legge, molte scuole potrebbero diventare "fuorilegge". L'operazione risanamento, in materia di edilizia scolastica, sarebbe dovuta iniziare nel 1996, attraverso i piani triennali di finanziamento previsti dalla legge 23, varata dall'ex ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer. Con quel provvedimento era stato rimesso ordine nel caos delle competenze tra enti locali, Regioni e Stato. Nuove procedure hanno reso più rapida la "piccola manutenzione" delle scuole. Al ministero dell'Istruzione sono state gettate le fondamenta di un "osservatorio nazionale" incaricato di vigilare sul risanamento del patrimonio di edilizia scolastica che però, secondo l'associazione dei Comuni (Anci), non sarebbe mai entrato in funzione. In conclusione, la legge c'era, ma i finanziamenti sono sempre stati insufficienti. E il 31 dicembre 2004 è sempre più vicino.
"Se non ci sarà un intervento massiccio del ministero dell'Istruzione che preveda dei finanziamenti finalizzati - dice Paola Pozzi, assessore al Sistema educativo del Comune di Torino e responsabile dell'edilizia scolastica - dubito che di qui al 2004 riusciremo a mettere le cose a posto nelle scuole". "L'unico strumento per risanare le scuole è la Finanziaria - aggiunge Lorenzo Ria, presidente dell'Unione delle provincie italiane (Upi) -. Secondo il calcolo che abbiamo fatto nel 2001 per mettere a norma gli edifici delle superiori, rispettando le scadenze, le province avrebbero dovuto investire 500 milioni di euro l'anno per un triennio". "Non chiediamo proroghe - continua Ria -. Chiediamo di essere messi in condizione di concentrare l'impegno e le risorse di qui al 31 dicembre 2004".


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