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Corriere-Ciampi:Alcuni settori hanno bisogno dello Stato, a partire dalla scuola".

Riforme, Ciampi invita alla solidarietà e al dialogo "L'Italia vuole unità, chi ha la responsabilità dei pubblici uffici sappia guardare lontano" DAL NOSTRO INVIATO SIENA - Berlusconi ...

03/12/2002
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Corriere della sera

Riforme, Ciampi invita alla solidarietà e al dialogo

"L'Italia vuole unità, chi ha la responsabilità dei pubblici uffici sappia guardare lontano"

DAL NOSTRO INVIATO
SIENA - Berlusconi giura che la devolution "andrà avanti" a ogni costo, comunque la pensino l'opposizione e tanti costituzionalisti? Nel muro contro muro ora si fa sentire Ciampi, con un intervento che forse incrinerà le certezze del premier.
Ovviamente non evoca il "congelamento" proposto dall'Ulivo (e anche dal vicepresidente del Senato, e padre nobile di An, Fisichella, mentre mugugnano i centristi del Polo). Ma lancia un promemoria. Ricorda le tappe del suo "viaggio in Italia", il presidente, e dice: "Ovunque trovo una forte coscienza dell'unità della nazione, fondata su una comunione di valori, princìpi, ambizioni".
Una consapevolezza - aggiunge - che "in quest'Italia del regionalismo solidale" pare "forse più forte di quanto sia mai stata". E che oggi inserisce nella convinzione "di tutti che il nostro sviluppo economico, così come il progresso civile, si realizzano più compiutamente dentro il quadro europeo".
Insomma: altro che vagheggiare sovranità locali sempre più arcigne. Per il capo dello Stato il futuro di un Paese ragionevolmente (cioè per lui "solidalmente") federale, e che non metta in dubbio la propria unità, è dentro l'Europa che si sta costruendo. Da lì ci verranno "utili termini di confronto", "stimoli di progresso", "cornice di sicurezza e fiducia". Chi si prepara a cambiare la Carta costituzionale - questo il senso del monito - faccia attenzione. Per non rischiare di mettersi contro i sentimenti della gente, per non provocare sconquassi istituzionali.
Dopo settimane di "allarmata attesa" per lo scontro sulla devolution, e dopo sollecitazioni da varie parti (non solo politiche), Carlo Azeglio Ciampi fa sapere come la pensa. Non che ce ne fosse bisogno, considerata la sua predicazione su valori, riti e simboli dell'Italia unita. Tuttavia, mentre si svolge un delicato processo legislativo, gli sembra indispensabile un avvertimento in più. A costo di esporsi a critiche d'interventismo, comunque arginabili poiché la tutela dell'integrità nazionale rientra nei suoi doveri d'ufficio.
Si spiega non appena mette piede a Siena, ieri sera, utilizzando "l'allegoria del buon governo" che vede in municipio, affrescata nel XIV secolo da Ambrogio Lorenzetti. "E' un insegnamento importante per i governanti di tutti i tempi", dice puntando l'indice davanti a sé. "E fa tornare alla mente le lezioni lasciateci da Einaudi nello "Scrittoio del presidente"". Un modello al quale il capo dello Stato si ispira. Infatti usa i toni di severa pacatezza del suo predecessore quando aggiorna al presente (magari pensando pure ad altri conflitti in corso, ad esempio quello sulla Rai) l'arte del buon governo. Che per lui comporta questo: "Che chiunque abbia responsabilità di pubblici uffici deve saper guardare lontano, deve saper lavorare anche per chi verrà dopo, nelle stesse cariche che oggi gli sono affidate. E non importa se il successore potrà essere di un'altra parte politica: la politica è l'arte di governare per il bene comune, in una giusta dialettica, protratta nel tempo, tra diverse parti e scuole di pensiero".
Ecco la lezione ciampiana: piuttosto che imporre correzioni costituzionali a colpi di maggioranza, ci si dovrebbe porre un orizzonte più largo ed eticamente corretto, che vada oltre gli interessi della propria alleanza. E, rammentando che i rapporti di forza potrebbero domani rovesciarsi, garantisca regole (sul Colle pensano a uno "statuto dell'opposizione") a garanzia di non traumatiche alternanze al potere.
Infine avverte: "Non tutte le risorse possono reperirsi a livello locale. Alcuni settori hanno bisogno dello Stato. A partire dalla scuola".


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