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Corriere-Cacciari al centrosinistra: nessuna catastrofe, finirà a tarallucci e vino

L'INTERVISTA / Il filosofo: ormai è diventato tutto un'arlecchinata. Il rischio vero è semmai rendere impossibile qualsiasi discorso serio Cacciari al centrosinistra: nessuna catastrofe, fi...

24/11/2002
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Corriere della sera

L'INTERVISTA / Il filosofo: ormai è diventato tutto un'arlecchinata. Il rischio vero è semmai rendere impossibile qualsiasi discorso serio

Cacciari al centrosinistra: nessuna catastrofe, finirà a tarallucci e vino

ROMA - La devolution targata Bossi? "Non cambia nulla o quasi. E' una patacca in cerca di una buona confezione, niente di più di un gadget, una scatolina vuota da mostrare a Pontida e rivendere al proprio elettorato". Le proteste dell'Ulivo, l'accusa di voler disarticolare l'Italia? "Solo calcoli politici, tatticismo, sarebbe più ragionevole ammettere che finirà tutto a tarallucci e vino. Ma con il governo in grande difficoltà è inevitabile sfruttare la situazione". Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, filosofo di sinistra e anima critica di questo centrosinistra, parla "non da politico ma da analista" e accusa entrambi i Poli: "Alla fine, la riforma sarà svuotata del tutto, dall'interno, com'è avvenuto con l'immigrazione. Se fosse una cosa seria non potrebbero starci certamente An, né i centristi, né una fetta di Forza Italia: e alla fine ci staranno tutti. Le leggi hanno un involucro, una confezione, ma ciò che conta è all'interno. Se dico che una Regione può fare una polizia locale ci si può anche gloriare della legge, ma se poi non c'è un meccanismo fiscale che ti permette di attuare quella norma, e di pagare effettivamente una nuova polizia, allora è come se non fosse cambiato nulla".
Le accuse dell'Ulivo, l'Italia sull'orlo di "una crisi civile" come denuncia Fassino, le perplessità della Corte costituzionale. Tanto rumore per nulla?
"Su questa famosa devolution c'è una questione pleonastica, che è il capitolo sanità: già oggi le Regioni decidono tutto in materia sanitaria. Il rischio sarebbe con una riforma fiscale che consente alle Regioni più ricche di mantenere tutte le risorse che vogliono, ma oggi non è così. Altra norma che non sposta quasi nulla, solo d'immagine, è quella sulla scuola. E' pericolosa solo culturalmente perché la sola idea che ci possano essere degli assessori regionali che decidono, anche parzialmente, sui programmi, dà i brividi. A parte il fatto di ledere i principi di autonomia scolastica. Ma sarà qualcosa che interesserà al massimo due o tre assessori delle Lega in giro per l'Italia. La terza è una barzelletta: il problema non è aumentare il numero delle forze dell'ordine. E anche se fosse così le Regioni sono alla frutta, non ci sono più soldi, dunque è irrealizzabile".
Nel ddl Bossi si statuisce competenza esclusiva delle Regioni sull'"assistenza sanitaria". Più che pleonastico sembra un cambiamento molto profondo.
"Tutto fumo. Le Regioni hanno già tutti i poteri in materia sanitaria, possono già legiferare su ogni aspetto: autonomia totale. Ormai mancano le competenze solo sui farmaci".
Se le cose stanno così, perché l'Ulivo parla di catastrofe?
"Perché fa politica, tattica. Le catastrofi non esistono. Il rischio vero, semmai, è di rendere impossibile qualsiasi discorso serio su una riforma organica di marca federale. Ormai, è diventata tutta un'arlecchinata: il federalismo è avvertito o come addizionali Irpef o come casini secessionistici e come insensata devolution. A una riforma essenziale, antiburocratica e anticentralistica nessuno crederà più, anche la gente più sprovveduta".
La prima riforma a pezzi, non organica, l'ha fatta l'Ulivo.
"Non c'è dubbio: fatta malamente, un gran casino. Bisogna ammettere che l'unica cosa ragionevole l'ha detta il presidente della Consulta: se non attuiamo prima la riforma che c'è già corriamo il rischio di strappare ulteriormente il vestito, di fare un'ulteriore riforma senza senso nel giro di appena due anni".
Se la catastrofe descritta dal centrosinistra in realtà non esiste, come dice lei, non sarebbe preferibile un approccio diverso?
"Forse sì, ma non cambia nulla. Questo progetto andrà avanti e a Bossi interessa solo la Lombardia. Un centro studi gli ha fatto due conti sul combinato disposto della riforma del titolo V della Costituzione e dell'imminente devolution, convincendolo che l'unica Regione che trarrà dei frutti dalle nuove norme è proprio la Lombardia".
Marco Galluzzo


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