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Corriere-Bigiano pure i prof?. Poi scatta l'appello, ma in presidenza

"Bigiano pure i prof?". Poi scatta l'appello, ma in presidenza SEGUE DA PAGINA 49 Il preside Salvatore Lo Manto rimbalza come una biglia in quel flipper impazzito che è diventato il cortile...

11/09/2002
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Corriere della sera

"Bigiano pure i prof?". Poi scatta l'appello, ma in presidenza

SEGUE DA PAGINA 49

Il preside Salvatore Lo Manto rimbalza come una biglia in quel flipper impazzito che è diventato il cortile dell'"Arnaldo", storico liceo classico della Brescia-bene (quasi 700 studenti). "Voi di qua, loro di là...". "E io?" chiede spaesata una ragazzina del primo anno. Pure la campanella ha fatto sciopero in questa prima ora della prima lezione del primo giorno di scuola. Alle 8 non suona. Alle 9 neppure. Tanto nessuno la sentirebbe, soffocata dal martellare degli operai che lavorano al secondo piano dell'"Arnaldo". No, la Moratti stavolta non dovrebbe avere colpe. Il preside, sbuffando: "Stanno mettendo a norma gli impianti di sicurezza, speravamo finissero prima dell'inizio dell'anno scolastico". Pronti, ai posti, via. Ma gli unici pronti sono gli studenti. "Sciopero? E di chi?" si domanda Luca, sguardo stralunato, quasi si accorgesse solo ora che sono le 8 e 40 ed è ancora per strada. "Dei prof, noi non c'entriamo..." gli risponde Aurora. "E perché bigiano?" insiste lui, senza poi ascoltare la risposta. Lì vicino un genitore con figlio matricola ginnasiale: "Avevo letto qualcosa. E' un loro diritto, certo, scioperare. Anche se proprio il primo giorno fa uno strano effetto...". Non che siano tanti, in realtà, i docenti del liceo che aderiscono alla protesta della "prima campanella": una ventina, non di più, su circa sessanta.
Ma tanto basta per complicare la vita anche a una corazzata collaudata come l'"Arnaldo", che pure ne ha viste di tutti i colori, sin da quella notte del 1779 quando un manipolo di sognatori fece nascere qui, in questo cortile che ora pare un formicaio impazzito, il "Governo del Sovrano Popolo Bresciano", repubblica che per qualche mese tenne testa al dominio veneto.
"Voi di qui, loro di là...". Il preside Lo Manto continua imperterrito a dirigere il traffico. Alcune classi conquistano finalmente l'aula munite di docente, che è poi quello che conta. In segreteria, la vicepreside Cristina Foglio ha davanti a sé il registro delle adesioni allo sciopero: "Chi è contrario alla protesta scrive "no", chi è a favore "sì". Tutto liscio, tutto regolare...".
Giuseppe Molinari, docente di filosofia, siede su una panca e guarda la massa degli studenti che ondeggia da un lato all'altro del cortile settecentesco: "Giusto fermarsi almeno un'ora, anche se è la prima dell'anno. Dev'essere un segnale chiaro, inequivocabile, nei confronti di una politica scolastica che nasce nel segno dell'incertezza e dell'improvvisazione".
Ma c'è anche chi, come il professor Paolo Ferliga, che insegna storia e filosofia, allo sciopero aderisce solo con il cuore: "Diciamo che è una questione di galateo - afferma seduto in cattedra, sotto gli sguardi di una ventina di studenti ordinatamente ai loro posti -. Penso che le ragioni della protesta sindacale siano giuste, ma non ne condivido le modalità. Non mi pare giusto che i ragazzi, il primo giorno di scuola, trovino le cattedre vuote, anche se solo per un'ora". Risposta a distanza di Delio Zinoni, suo collega di italiano: "Era l'unico modo per attirare l'attenzione. I tagli agli organici sono francamente incomprensibili e comunque si ha l'impressione che alcune delle scelte della Moratti puntino a favorire gli istituti privati".
Anche i veterani delle terze, intanto, hanno perso la loro partita con l'aula: niente insegnante, chiacchiere e sigarette in cortile. Marco la mette sul ridere: "Cominciamo con un'ora di sconto". Paolo sul politichese: "Sarà un autunno caldo, la Moratti se lo merita...". Antonella ha già gli incubi: "Tanto poi all'esame di maturità ci andiamo noi...". In città rimbalzano i primi bilanci di Cgil, Cisl e Uil: "Sciopero riuscito, ma sciopero amaro: non avremmo voluto che la scuola iniziasse così". Il preside Lo Manto per fortuna non sente.
Francesco Alberti


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