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Cnr, un altro premio per l'ex direttore generale indagato

Il cda del Consiglio nazionale delle ricerche attribuisce 41.400 euro extra a Di Bitetto, sotto inchiesta per associazione a delinquere e peculato. Il consigliere Mocella: "Altroché indennità, il presidente doveva aprire un procedimento disciplinare"

28/03/2019
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la Repubblica

Corrado Zunino

L'inchiesta per associazione a delinquere e peculato all'ex direttore generale del Consiglio nazionale delle ricerche continua a fruttare premi. Maggiorazioni in busta paga. Incurante delle critiche piovute l'anno scorso, quando a Massimiliano Di Bitetto furono garantiti 40 mila euro lordi extra (da sommare ai 120 mila euro di stipendio base), giovedì scorso il Consiglio di amministrazione del Cnr ha replicato e, per il secondo anno di fila, ha concesso all'ex dg "l'indennità di risultato", questa volta pari a 41.400 euro. In crescita.
 
Un premio di risultato a un indagato? Per associazione a delinquere e peculato? Il presidente Massimo Inguscio, da tre stagioni guida incerta del più importante ente di ricerca pubblico del Paese, l'anno scorso provò a spiegare: "Non potevamo evitarlo, la maggiorazione per l'ex direttore generale era riferita al 2016 e lo scandalo dei fondi sottratti al Cnr esplose più avanti, nel 2017". In verità, le indagini erano iniziate nel 2009. E allora quest'anno, perché il premio bis? Inguscio questa volta preferisce non rispondere.
 
La proposta per la nuova indennità a Di Bitetto, biologo specializzato in Oceanografia, è partita ancora dall'Organismo indipendente di valutazione interno (Oiv), sempre guidato da Luigi Fiorentino, oggi capo di gabinetto del ministero delle Politiche agricole, e dal professor Luciano Hinna, docente di Economia aziendale all'Università di Roma Tor Vergata. Di Bitetto, che si è dimesso il 27 novembre 2017 per lo scandalo dell'Istituto per l'ambiente marino europeo, costola del Cnr, aveva diritto a una valutazione per la parte variabile del suo contratto. Per i 334 giorni spettanti, il giudizio sull'ex direttore generale è stato di 69 su 100, mediocre in verità in questo genere di analisi: dieci punti in meno rispetto al voto del 2016, dodici in meno rispetto ai risultati del direttore generale in carica, Giambattista Brignone.
 
Si scopre ora che nella valutazione "dal basso", quella affidata ai dipendenti di Di Bitetto e che pesa per un quarto del totale, il giudizio era sotto la sufficienza e l'Oiv lo ha recepito scrivendo più volte: "Non è stato possibile monitorare la procedura". L'organismo di valutazione ha dovuto fare suo il voto senza poterlo verificare. Il parere sull'operato del penutimo dg è migliorato quando a giudicarlo sono stati gli amici del Consiglio d'amministrazione (la cui valutazione peserà per tre quarti). Tra i parametri decisivi per l'assegnazione dell'indennità c'era "la cura dell'immagine dell'ente" (l'inchiesta giudiziaria, appunto) e l'elaborazione di un protocollo per "misurare e valutare la performance", che in verità l'ex dg non ha mai fatto partire. Per tre volte "l'indennità Di Bitetto" è entrata tra gli ordini del giorno del cda calendarizzato, per tre volte il Consiglio non è riuscito ad approvarla. Il protagonista, di fronte a tanta incertezza, ha fatto inviare lettere ultimative: il premio è un suo diritto, hanno scritti gli avvocati. E giovedì scorso il Cda ha fatto proprie le pressioni: l'assegno da 41.400 euro è stato assegnato. Un assente, un astenuto (il consigliere Vito Mocella) e tre voti favorevoli per questa decisione.  
 
E' lo stesso consigliere Mocella a dire adesso: "La fragilità della questione Di Bitetto è tutta nel fatto che il Cnr, e segnatamente il suo presidente, non hanno mai avviato un procedimento disciplinare di fronte ai fatti gravi emersi". Già, i fatti gravi. Da ventidue mesi Massimiliano Di Bitetto - precedentemente condannato dalla Corte dei conti per aver affidato servizi all'esterno senza necessità - è indagato per associazione a delinquere e peculato insieme ad altre sei persone. Il biologo marino è stato disarcionato dal suo ruolo apicale da un'inchiesta che ha fatto emergere falsi progetti avanzati dai singoli istituti di ricerca per farsi anticipare il budget messo a bilancio e, quindi, consulenze inesistenti per ottenere fondi pubblici e spalmarli su attività private. Il contorno dell'indagine racconta di marsupi stipati di banconote, gonfiabili per i giochi dei bambini comprati con il denaro della ricerca, un milione di euro speso in cinque anni per acquistare smartphone di nuova generazione. Il saccheggio del Cnr dal 2009 al 2014, realizzato attraverso il suo Istituto per l'ambiente marino costiero con sede a Napoli.


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