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Chiamata diretta, Fedeli rilancia

La ministra tende una mano sulla mobilità, ma non cede su poteri dei dirigenti e colloquio

31/01/2017
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Mano tesa sulla mobilità, non sulla chiamata diretta. La ministra Valeria Fedeli non ha affatto intenzione di cedere sul potere di scelta del docente affidato dalla legge 107, la Buona scuola, al dirigente scolastico. E nemmeno sulla possibilità, sempre prevista dalla riforma del governo Renzi, di ricorrere a un colloquio. Nella prima proposta avanzata ai sindacati, a latere delle trattative sulla mobilità, la sequenza proposta è quasi identica a quella dello scorso anno. Con la novità del parere del collegio dei docenti che il preside dovrà acquisire in merito alle competenze professionali richieste ai docenti. E dunque i presidi pubblicano l'avviso con le competenze di cui la scuola ha necessità, individuate in collegamento con il requisiti inclusi in un elenco definito a livello nazionale d'intesa con i sindacati e in relazione al piano dell'offerta formativa triennale.

Sarà il preside poi a selezionare i docenti dall'ambito in base al curriculum e a un colloquio. Tutti gli altri non scelti dai presidi saranno assegnati direttamente dagli uffici scolastici regionali. In allegato, rispuntano titoli, esperienze professionali e organizzative identiche a quelle proposte lo scorso anno da Stefania Giannini. Allora la proposta fu giudicata irricevibile dai sindacati e l'intesa saltò, quest'anno il clima è diverso.

Lo spirito collaborativo Miur -sindacati, avviato con l'accordo politico di fine 2016, è reso più forte all'imminente firma del contratto sulla mobilità. Ma per i sindacati resta comunque non procedibile un'ipotesi di articolato identica a quella che è stata rifiutata pochi mesi fa. Sui titoli, ma anche sulla vincolatività del parere del collegio e sulla natura del colloquio, si deve intervenire. Per lavorarci c'è un mese di tempo, quello dell'iter che attende il contratto sulla mobilità prima di tornare al Miur per la firma definitiva. Nel caso in cui dovesse saltare l'intesa sulla chiamata, non è affatto scontato l'esito positivo per la mobilità. Se passeranno anche le ultime richieste di modifica sindacali, il contratto sui trasferimenti amplierà le possibilità per gli insegnanti di andare a finire direttamente su sede piuttosto che su ambito.

Ma questo servirà solo a rallentare l'estensione della chiamata: tenuto conto che il sistema coinvolgerà tutti gli assunti del 2017/2018, circa 50mila -tra vecchio concorso, trasformazione dell'organico di fatto in diritto e copertura del nuovo turn over, in aggiunta ai 70 mila dello scorso anno, il conto sale a 120 mila docenti assegnati per «chiamata per competenza». Certo, vanno sottratti quanti otterranno la titolarità della sede con la mobilità. Ma la platea della chiamata ha comunque il segno positivo.


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