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Carta: Gelmini difende i tagli, ancora proteste in tutt'Italia

[Ora di religione, precari, indennità di disoccupazione, tempo pieno e iter della riforma in parlamento. SI moltiplicano le proteste a pochi giorni dall'avvio del nuovo anno scolastico: corteo davanti al ministero della pubblica istruzione a Roma e proteste da Catania a Mantova.

10/09/2009
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Carta

Silvio Magnozzi[Ora di religione, precari, indennità di disoccupazione, tempo pieno e iter della riforma in parlamento. SI moltiplicano le proteste a pochi giorni dall'avvio del nuovo anno scolastico: corteo davanti al ministero della pubblica istruzione a Roma e proteste da Catania a Mantova.

Dopo il consiglio dei ministri di ieri che ha approvato l’introduzione di «ammortizzatori sociali» per le migliaia di docenti che verranno espulsi dalle scuole italiane, oggi il ministro dell’istruzione Mariastellla Gelmini ha ribadito alcuni punti fermi della riforma che andrà avanti anche se in Parlamento non si dovesse trovare l’intesa con l’opposizione.
Sull’ora di religione Gelimini detto che «non è un’ora di catechismo ma è un’ora di approfondimento dei contenuti e dei valori della religione cattolica.Io credo che non sia corretto farla diventare un’ora in cui si insegnano in maniera paritetica le altre religioni non succede nei paesi musulmani e non capisco perché dovremmo rinunciare noi a quello che, non é solo una religione, ma è un qualcosa che ha condizionato fortemente la nostra cultura, la nostra tradizione e la nostra storia». Gelmini ha poi sottolineato che «l’aumento delle classi a tempo pieno risponde alla richiesta delle famiglie che per il 30,4 per cento ha scelto il modello orario delle 40 ore settimanali con due insegnanti. Il 69,6 per cento ha preferito il maestro unico di riferimento e in particolare: il 58,6 per cento delle famiglie ha optato per le 30 ore, l’11 per cento per le 24 e 27 ore». Giuseppe Fioroni, responsabile educazione del Pd, commentando le dichiarazioni del ministro ha detto: «Basta bugie. A scuola il tempo pieno non esiste più. E’ invece iniziata l’era del doposcuola, in cui i nostri figli sono considerati poco più di pacchi postali: non interessa più cosa imparano ma ci si occupa solo di dove parcheggiarli. E’ francamente incomprensibile cosa ci sia da andarne così fieri». Nel frattempo, i precari della scuola giunti anche da Napoli e Palermo sotto il ministero protestavano contro i licenziamenti di massa. Nel provvedimento del governo si parla di indennità di disoccupazione, «ma questa non esiste, è un bluff», grida una signora vestita a lutto «per la morte della scuola pubbica». «E’ un provvedimento iniquo, insufficiente e confuso – spiega Mimmo Pantaleo, segretario generale di Flc Cgil – che non da’ nulla di nuovo riguardo alla disoccupazione, che esclude una parte dei precari, produce conflittualita’ tra di essi e scarica sulle Regioni la responsabilita’ di sopperire ai tagli del governo. Chiediamo che vengano rivisti i tagli, che si assicuri la copertura di tutti i posti vacanti, che venga formulato un provvedimento che copre il maggior numero di precari senza discriminare chi ha lavorato meno di un anno e la previsione di un ammortizzatore sociale che non abbandoni gli insegnanti in una scatola chiusa’». Un signore napoletano che, cappio al collo spiega: «Si parla tanto di formazione continua, del fatto che per stare al mondo ormai bisogna saper cambiare lavoro continuamente, ma quello che fa il ministro e il suo governo contraddice tutto questo: io ho cominciato a fare questo mestiere da quattro anni, ausiliare della scuola. Prima avevo sempre lavorato in nero poi, non senza incontrare problemi, ho cominciato questo che e’ pure un lavoro che mi pace, sempre in mezzo ai giovani. Ora, alla soglia dei cinquanta anni mi ritrovo a non sapere che dare da mangiare ai miei figli. L’indennita’? Pure ci fosse non me ne farei nulla: io voglio lavorare, malgrado quello che dicono i compari della Gelmini dei napoletani…». In piazza c’era anche l’ex ministro Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, che ha definito «una miseria» l’indennità ai precari. Il coordinamento precari della scuola di Napoli ha portato sotto il ministero dell’istruzione dieci domande per il ministro Gelmini. Proteste anche a Catania, dove cento tra responsabili dei comitati «Salviamo i precari» e «Vittime della Gelmini» e dirigenti del Codacons hanno annunciato che spediranno alle sedi del governo le proprie tessere elettorali, Perugia dove duecento docenti precari si sono ritrovati davanti all’Itas Giordano Bruno per protestare contro la riforma che in Umbria porterà in dote qualcosa come 700 posti tagliati, e Mantova dove i coordinamento scuola ha iniziato la sua protesta contro la riforma Gelmini, con un presidio permanente, che durerà fino al 13 settembre, in occasione del Festival Letteratura di Mantova. I docenti ieri pomeriggio erano in piazza Erbe dove si svolgeva l’inaugurazione e l’apertura del Festival, con lo striscione: «Se la scuola muore, anche la cultura muore». «In questi giorni in tutta Italia si sta verificando una vera e propria emergenza – spiegano dal Coordinamento Scuola Mantova – Più di 25000 docenti stanno rimanendo senza lavoro per effetto dei tagli attuati dal ministro dell’Istruzione Gelmini di concerto con il ministro dell’Economia Tremonti. Ciò che era stato ampliamente annunciato sin dallo scorso autunno, si sta verificando disseminando ovunque disperazione e rabbia, sconcerto e delusione. Quelli che fino a pochi mesi fa erano soltanto numeri, cifre anonime, sono diventati persone con nomi e cognomi».


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