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Cambia la carriera degli insegnanti: in arrivo

I docenti italiani - che finora sono stati retribuiti in

22/01/2015
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Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Se non è una rivoluzione poco ci manca. I docenti italiani - che finora sono stati retribuiti in

maniera “piatta”, con progressioni esclusivamente legate all’anzianità di servizio - avranno

l’opportunità di una carriera vera e propria. Grazie a due novità di rilievo: le risorse per far crescere

le loro busta paga saranno assegnate per almeno due terzi in base al merito e potranno aspirare a

svolgere due nuove funzioni (insegnante «mentor», specializzato nella didattica, e «quadrointermedio

», più finalizzato al supporto organizzativo). A prevederlo sarà il decreto «Buona

scuola», atteso sul tavolo del Consiglio dei ministri entro fine febbraio. In un colloquio con il «Sole

24 Ore» il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, sottolinea come nella scuola «lo Stato

abbia per molto tempo applicato il vecchio scambio della prima Repubblica: “basso stipendio,

richieste minime”, senza alcuna valorizzazione delle differenze».

«La carriera è un diritto degli insegnanti. Già oggi - spiega - una parte significativa dei professori

non si concepisce come mero esecutore di compiti, ma come professionista, progettista di percorsi

formativi o come quadro che supporta il preside e la scuola». Da qui la sua intenzione di superare

«l’omologazione e la mancata differenziazione del lavoro» e la convinzione che è il «momento di

cambiare visto che sono maturi i tempi per costruire percorsi di carriera per i professori».

Del resto, le scuole sono realtà con oltre un centinaio di professori (oltre al personale

amministrativo). Oggi sono gestite da un dirigente alle prese con un’unica categoria di personale.

Domani, cioè all’inizio del prossimo anno scolastico, in ogni istituto ci sarà un 20%-30% di

personale docente, che oltre agli scatti legati alla valutazione, potrà accedere ai due percorsi di

carriera. Il primo, sarà orientato a supportare la didattica. Saranno figure “mentor”, che potranno

anche fare da tutor ai 140mila neo-assunti il prossimo 1° settembre.

Il secondo percorso sarà invece più orientato al supporto organizzativo e alle attività connesse alla

gestione della scuola (una sorta di “middle management”). Oggi molti docenti rivestono ruoli

intermedi, indispensabili per far funzionare il sistema. Senza che questi compiti, però, abbiano

consentito a chi si è impegnato di avere un minimo riconoscimento economico e nessuna

progressione professionale.

Alcuni dettagli sono ancora in fase di definizione, come le modalità d’accesso ai due nuovi percorsi

e le forme di pagamento. Ma il punto fermo, sottolinea Faraone, è che entrambe le carriere

«verranno retribuite più di oggi e il titolo acquisito sarà permanente dal punto di vista giuridico, non

cambierà cioè con l’arrivo di un altro dirigente scolastico». Inoltre, «faremo in modo che questi due

percorsi rappresentino una precondizione giuridica per accedere a un’ulteriore crescita

professionale, la dirigenza scolastica, la dirigenza tecnica e amministrativa, ma anche per ricoprire

ruoli all’interno di università, centri di ricerca. Non dimentichiamo infatti che nei nostri istituti

lavorano esclusivamente professionisti laureati e specializzati».

I due nuovi percorsi di carriera per i professori modificheranno anche i compiti del preside: «Si

punterà su una robusta sburocratizzazione - evidenzia Faraone -. Oggi i capi d’istituto si occupano

anche di funzioni “improprie”, come la ricostruzione di carriera o di calcolo delle pensioni del

personale che va in quiescenza. Alleggeriremo i loro compiti». Inoltre, alle scuole arriveranno, da

subito, più fondi: «Per il funzionamento - dice Faraone - abbiamo assegnato 50 milioni, con

l’impegno a stabilizzare le risorse aggiuntive in almeno 25 milioni dal 2016. Novanta milioni,

sempre una tantum, andranno invece per potenziare laboratori, biblioteche, digitalizzazione.

Complessivamente, immetteremo 140 milioni di risorse fresche, frutto di risparmi del Miur. In

questo modo i soldi che invieremo alle scuole passeranno dagli attuali 15-16mila euro medi a circa

35mila euro».


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