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Borse di studio, scaduti i termini per aggiornare le soglie Isee

Il ministero aveva tempo fino al 28 febbraio per intervenire. Le associazioni di studenti: «Il diritto allo studio rimane un'emergenza, non ci possiamo permettere questo ritardo»

01/03/2016
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Con il nuovo Isee, oltre il 20% degli studenti universitari ha perso la borsa di studio nell'ultimo anno accademico. In regioni come la Puglia e la Toscana, sono 30 su 100 a rimanere a secco; in Sicilia addirittura il 40%. Le proteste degli studenti e delle famiglie, partite a inizio anno scolastico, quando han fatto i conti e si sono scoperti improvvisamente «troppo abbienti» per beneficiare di aiuti per pagare l'affitto, la retta universitaria, i libri e la mensa, sono serviti a poco.

Le soglie

Sotto accusa le nuove modalità di calcolo delle soglie Isee e Ispe per finalità legate al diritto allo studio universitario, che hanno penalizzato molti studenti, che chiedono degli adeguamenti. Due settimane fa al Miur è stato convocato un tavolo per discutere dei nuovi parametri per le borse, alla presenza di Consiglio Nazionale Studenti Universitari, l'Andisu, Crui, Regioni, ministero del Lavoro. In quella sede il Miur aveva riconosciuto la necessità di intervenire sulla questione e aveva assicurato che il ricalcolo delle soglie Isee e Ispe era imminente: entro il 28 febbraio era infatti prevista l'emanazione dei decreti che dovrebbero adeguare gli indicatori economici e patrimoniali per l’accesso ai benefici del diritto allo studio. Ma la scadenza è trascorsa nel silenzio di viale Trastevere.

Ritardo

Le associazioni degli studenti protestano: «Nonostante le promesse fatte dal ministero all’ultimo tavolo di lavoro sul diritto allo studio, che si è tenuto ormai più di due settimane fa stiamo ancora aspettando il decreto, sebbene siano scaduti i termini previsti per legge», afferma Alberto Campailla, portavoce di Link-Coordinamento Universitario. «Ci auguriamo che il ministero non intenda riprodurre la stessa vergognosa situazione dell’anno scorso, quando il decreto di aggiornamento delle soglie è uscito a luglio, con ben quattro mesi di ritardo - continua Campailla - . È necessario che il Miur fornisca linee guida chiare agli enti che devono emanare i bandi per le richieste dei benefici economico di quest’anno».

«Su l'Isee, via l'Ispe»

Gli studenti chiedono l’innalzamento della soglia Isee minima - dai 21mila euro attuali a 23mila euro - e l’abolizione dell’Ispe «che di fatto - dicono - costituisce un ulteriore elemento di selezione già ricompreso nel calcolo dell’Isee». «Presenteremo una mozione, il 2 e 3 marzo, in Consiglio Nazionale Studenti Universitari, in cui chiediamo l’immediata emanazione del decreto e la convocazione del tavolo ministeriale sul Diritto allo Studio (Lep)», spiega Campailla.

Le Regioni

Diverse Regioni si sono dette favorevoli alla revisione delle soglie Isee e Ispe e in alcuni casi anche a eliminare o rendere ininfluente il parametro Ispe . Qualcuna ha «già fatto la sua parte»: il Piemonte ha innalzato le soglie Isee la scorsa primavera, la Toscana ha ampliato la fascia della borsa servizi, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Sardegna hanno emanato nuovi bandi negli ultimi mesi alzando l’Isee in alcuni casi fino a 24.000 e nel caso della Sardegna eliminando l’Ispe. Valle d’Aosta e Umbria hanno dichiarato il 17 febbraio in audizione alla Camera che faranno a breve nuovi bandi. Chiediamo quindi che le rimanenti regioni facciano la propria parte ed emanino nuovi bandi per gli esclusi», elencano gli studenti. Che ora chiedono che « anche il Miur faccia la propria parte»: la soglia minima dell’Isee deve essere portata a 23000 e l’Ispe deve essere reso inifluente - conclude Campailla.

Idoneo non beneficiario

Gli studenti chiedono anche di eliminare la figura dell’idoneo non beneficiario cioè lo studente che, pur avendo i requisiti di reddito e merito per l'ottenimento della borsa di studio, ha una collocazione in graduatoria che non consente di usufruire dell'agevolazione a causa dell'esaurimento dei fondi disponibili e, quindi, beneficia soltanto dell'esenzione dalle tasse universitarie. Nel complesso, l'attuale sistema di Diritto allo Studio italiano include meno del 10% degli studenti universitari, una delle percentuali più basse d’Europa a causa dei pochi fondi stanziati dai governi di ogni colore.

Il «firmaDay»

E il M5S ha preparato una proposta di legge per riformare il sistema di tassazione universitaria: è l'obiettivo del «FirmaDay», la campagna negli atenei italiani del Movimento per chiedere l'abbassamento delle tasse universitarie e l'istituzione di una «no tax area» per la fascia di popolazione economicamente in forte difficoltà. L'Italia - dichiarano i parlamentari M5S - è ultima tra i paesi OCSE per numero di giovani laureati e, dal 2010 al 2015, la percentuale di iscritti negli atenei è scesa del 6,5%, mentre nello stesso periodo le università hanno perso quasi il 15% delle proprie entrate strutturali. Non bastasse, le nostre tasse universitarie sono più alte della media europea. Il sapere e una buona formazione stanno diventando sempre di più un lusso per pochi e il Movimento vuole invertire questa tendenza che sta impoverendo il nostro Paese».


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