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Bescia oggi-I presidi: Si penalizzano i laboratori

Cosa pensano i sindacalisti bresciani e i capi d'istituto delle ventisei scuole che andrebbero "tagliate" secondo i parametri del ministro I presidi: "Si penalizzano i laboratori" Fran...

04/09/2002
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Bresciaoggi

Cosa pensano i sindacalisti bresciani e i capi d'istituto delle ventisei scuole che andrebbero "tagliate" secondo i parametri del ministro
I presidi: "Si penalizzano i laboratori"
Franceschini (Cisl): "Tagliando gli organici si riduce l'offerta formativa. Ci opporremo"
di Mimmo Varone

Per i sindacati è una "stupidaggine totale", ultima prova della gestione aziendalistica dell'istruzione e motivo in più per scioperare nel giorno di apertura delle scuole. Per i presidi è un passar sopra le esigenze del territorio e lo specifico delle scuole. La lista delle 26 scuole bresciane (tra le duemila dell'elenco nazionale) che andrebbero tagliate, perchè non rispettano il rapporto di 9,5 alunni per insegnante, suscita una ferma opposizione nei Confederali e forti perplessità in alcuni dirigenti scolastici delle scuole prese di mira.
"Molto preoccupato" si dice il preside del Pastori Paolo Taddei, pensando che il suo rapporto alunni/docenti è sotto quel 9,5 "fissato dal ministro senza mandarci nemmeno un fax". Considera, ad esempio, che nelle classi quinte su 35 ore settimanali 14 sono in compresenza, ma aggiunge pure che "questo è lo specifico della nostra scuola tecnica, con i suoi laboratori di chimica, fisica, informatica, zootecnia, eccetera, possibili solo grazie agli assistenti tecnico-pratici che affiancano i docenti durante le esercitazioni".
Se quel rapporto venisse applicato davvero, "salverebbe i licei e taglierebbe quasi tutte le scuole tecniche e professionali". Che non a caso compaiono in abbondanza nella lista delle 26 scuole bresciane "fuori norma". E le scuole, per sopravvivere, non avrebbero altro modo che "eliminare sia gli assistenti - riflette Taddei - che gli insegnanti di sostegno all'handicap". A quel punto, però, "sarebbero altro da quel che sono - conclude -, e c'è solo da sperare che le decisioni definitive considerino con più attenzione gli aspetti reali dei vari istituti".
Sono più o meno le stesse considerazioni di Vincenzo Lacquaneti, vicepreside all'Itis Cerebotani di Lonato. "Rispetto ai licei - dice - abbiamo alcune materie che prevedono la compresenza di due insegnanti, e non ce la siamo certo inventata noi". Un professore di tecnologia, per le sue 17 ore di cattedra ne ha altrettante di assistente tecnico pratico. Perciò "come si fa - si chiede - a generalizzare?".
La domanda per ora è senza risposta. E fosse solo quella. Claudio Mazzacani è preside all'Istituto superiore Perlasca di Idro che, con l'Alberghiero, il Tecnico commerciale e lo Scientifico copre le esigenze dei giovani da Bagolino a Casto, da Odolo ad Agnosine, Treviso Bresciano e Capovalle. E' una scuola di montagna, insomma, unica della Valsabbia con l'eccezione dell'Itis di Vobarno, sezione staccata di Lonato, e "questo "pensiero" del ministro Moratti assolutamente non condivisibile lascerebbe tutta l'Alta valle abbandonata a se stessa".
Se come scuola montana, dunque, ha diritto a un dimensionamento di 300 alunni rispetto ai 500 della norma, "si riduca pure questo rapporto che non sappiamo da dove sia saltato fuori". Di più, dopo i recenti investimenti di Provincia e Comuni, Mazzacani boccia l'idea di accorpamenti o sezioni staccate. Piuttosto "si faccia una scuola unica della Valsabbia con due sedi alla pari, come indicato dai consigli comunali di Vobardo e Idro, e dalla Comunità montana".
Accorpare, peraltro, non risolverebbe il problema, "permetterebbe solo di risparmiare un preside, un segretario e qualche applicato".
Per il segretario generale della Cisl-scuola di Brescia Enrico Franceschini, "l'unico modo per risparmiare sarebbe la soppressione degli istituti". Ma ciò "significherebbe che il ministro oltre a tagliare gli organici vuole anche ridurre l'offerta formativa in modo ingiustificato. Avrebbe la nostra più ferma opposizione".
Di fronte al "tentativo di gestire la scuola come un'azienda", Franceschini invita a valutare caso per caso le situazioni che compaiono nella lista. L'Istituto professionale per l'agricoltura di Corzano, ad esempio, "ha un numero elevatissimo di handicappati con 18 insegnanti di sostegno che fanno scendere il rapporto alunni/docenti". L'Istituto d'arte di Gargnano serve anche la Valvestino, che "dopo aver perso l'ufficio postale resterebbe pure senza scuola". E via così.
Un simile criterio, insomma, va bocciato perchè "non tiene conto della realtà territoriale, della specificità delle scuole e della loro organizzazione". E poi, "con l'inserimento degli handicappati si è fatta una scelta di civiltà - conclude Franceschini -; se il Governo vuole tornare indietro lo dica chiaramente".
Persino più pesante il giudizio del segretario provinciale Cgil-scuola Santo Gaffurini, che boccia il nuovo parametro come una "stupidaggine totale" e un "calcolo di gente che ha in testa solo numeri". Tuttavia trova la cosa "molto preoccupante soprattutto in vista del ridimensionamento delle scuole secondo i 6 ambiti subprovinciali che l'anno prossimo dovranno fare proposte alla Regione, ormai competente sull'istruzione". Brutta situazione, da qualsiasi punto si guardi.


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