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Maestre senza laurea Posto a rischio per diecimila

Il Veneto ne ha già licenziate 500 Il diploma delle magistrali non basta

28/08/2019
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La Stampa


Tra poco è il primo giorno di scuola. Per molte maestre è già passato l'ultimo. In Veneto ne hanno licenziate 500. Altre 1300 potrebbero fare la stessa fine. Sono le maestre senza laurea o con una laurea inadeguata. Una volta bastava il diploma delle magistrali, adesso è richiesta la laurea in Scienza della Formazione. In tutta Italia sono 46 mila quelle che non ce l'hanno. Quasi diecimila di loro sono entrate in ruolo con riserva, in attesa delle sentenze che stanno arrivando. Nel Decreto Dignità del 2018 era stata infilata una sanatoria. Nel 2019 non ce n'è traccia. E al momento non c'è nemmeno il governo. È stato fatto un concorso riparatorio per rientrare in ruolo, ma ci sono ancora le graduatorie ferme in attesa delle nomine che arriveranno chissà quando.
Caterina Spina, segretaria della Cgil Federazione Lavoratori della Conoscenza, l'ex settore Scuola, fa un quadro desolante: «Solo in provincia di Milano stiamo parlando di quasi tremila maestre nella stessa situazione. Praticamente il 98% di 

loro ha solo il titolo magistrale. Non c'è una programmazione adeguata del settore. Non è vero che mancano gli insegnanti, semplicemente non vengono utilizzati quelli che ci sono e si crea una situazione di precariato perenne». A farne le spese sono ovviamente le maestre e i maestri con alle spalle anche decenni di insegnamento che rifiniscono nel precariato senza alcuna garanzia di tornare in ruolo. Ma a pagare di più sono gli alunni, presi in giro sulla continuità didattica, di fatto azzerata. Per non parlare degli insegnanti di sostegno, spesso utilizzati anche senza avere alcun titolo.
Una vicenda di cui negli anni si sono occupati giudici del lavoro, Tar - davanti a quello del Lazio pendono ancora moltissimi ricorsi - e ora il Consiglio di Stato che ha fatto piazza pulita. Il segretario della Cisl Scuola di Venezia Mariano Maretto, una delle zone dove sono avvenuti i licenziamenti, mastica amaro: «Non si può pensare di risolvere il problema del precariato con le leggi speciali. Mi occupo di scuola dal 1978, è da allora che sento parlare di una riforma organica ma in tutti questi anni non ho visto niente». Se la politica non è troppo presente, la giustizia si muove con passo veloce. Tra disposizioni del Miur poco chiare, pronunciamenti giudiziari contraddittori, contratti «con riserva» in attesa di sentenze che dovrebbero sanare delle posizioni e invece non fanno che alimentare altro precariato. A scapito di una scuola che è quella che è, con un sospetto condiviso tra maestre e sindacalisti: «Una insegnante precaria costa migliaia di euro in meno. Magari non si vuole intervenire solo per risparmiare».


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