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Aprileonline: Educazione precaria fuori onda

Una manifestazione importante che ha trovato poco spazio sui mezzi di informazione, sia a causa della tragica vicenda degli alluvioni in provincia di Messina, sia a causa della contemporanea manifestazione sulla "libertà dell'informazione

04/10/2009
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Aprileonline

Giuliano Garavini

C'è stata sabato una, anzi due, manifestazioni dei lavoratori precari della scuola e di studenti medi con la comparsata di un assaggio di studenti universitari. E' il primo movimento sulla questione educativa ad un anno di distanza dalla straordinaria stagione de "l'Onda", che però ha portato a risultati concreti assai magri. Una manifestazione importante dunque che ha trovato poco spazio sui mezzi di informazione, sia a causa della tragica vicenda degli alluvioni in provincia di Messina, sia a causa della contemporanea manifestazione sulla "libertà dell'informazione".

La situazione della scuola, dell'università e della ricerca in Italia è ben esemplificata dalla vicenda dello "scudo fiscale".
Questo governo ha tagliato fondi alla sanità (le regioni parlano di tagli per 7 miliardi di euro in due anni), ha tagliato il finanziamento ordinario alle università per 835 milioni di euro nel 2010 e prevede in due anni di ridurre l'organico nelle scuole di 150mila unità tra pensionamenti e mancati rinnovi contrattuali. Si è parlato di 18mila tra insegnanti e personale scolastico cui non verrà rinnovato il contratto solo questo anno: il più grande licenziamento collettivo dell'Italia repubblicana. Questi tagli da barbiere dell'esercito sono stati venduti come misure di razionalizzazione: una mossa abile, perché di un rinnovamento nel funzionamento di scuola e università c'è pur bisogno, ma non certo di demolizioni. Per dirne una: l'amministrazione Obama ha dichiarato anch'essa di voler riformare l'istruzione pubblica, ma spenderà 150 miliardi di dollari in più dello scorso anno.

E poi quale è stata la trovata? Per coprire questi tagli nel settore dell'educazione e nella sanità si ricorrerà, in parte, ai potenziali proventi del condono fiscale chamato "scudo" (ma lo scudo non dovrebbe proteggerci dai nemici invece di farli entrare nel nostro Paese?). Tradotto: decine di migliaia di lavoratori delle scuole, delle università, degli ospedali, e centinaia di migliaia di cittadini che vedono scomparire gli ospedali più piccoli, ridotti i servizi nelle scuole, scadere la qualità dell'insegnamento universitario, dipenderanno dalla generosità di mafiosi, ladri, imprenditori scaltri e rampanti che, in cambio di un piccolo obolo, possono passare il brillantante sui loro reati, sulla loro slealtà nei confronti della comunità in cui vivono, sulle rapine perpetrate ai danni dei lavoratori delle loro fabbriche (Gianni Agnelli docet). Francamente, anche se docente universitario a contratto, preferirei che questi signori seguissero i loro spiccioli in giro per il mondo oppure se li depositassero in quelle zone dove l'igiene lascia a desiderare. Tanto più che per ogni fraudolento milione di euro che rientra grazie allo "scudo", ce ne sarà un altro che esce illegalmente dall'Italia sapendo che questo paese adora gli evasori.

I lavoratori precari della scuola hanno fatto un grande e ammirevole lavoro. Da questa estate hanno messo in piedi iniziative eclatanti che gli hanno concesso un poco di visibilità. Sono riusciti ad organizzarsi in rete, il "coordinamento precari scuola" (https://retedocentiprecari.blogspot.com/), e si sono tirati dietro sia i sindacati di base che la Cgil, cioè gli unici sindacati che sono rimasti. Essi hanno avanzato una piattaforma molto radicale che prevede tra l'altro le dimissioni del ministro Gelmini, l'immissione in ruolo per tutti i posti vacanti disponibili (il Ministro preferisce mantenere un sistema di precariato che garantisce ricattabilità), il rifiuto del "maestro unico", il rifiuto dei "contratti di disponibilità" con i quali il ministro Gelmini affida alle regioni il compito di fare l'elemosina ad alcuni degli insegnanti che rimarranno senza contratto. Hanno poi organizzato per il 3 ottobre la prima manifestazione nazionale dei precari e creato anche un bandiera viola, con al centro una clessidra alata, a rappresentarli.

Ed è stata una manifestazione importante ma anche difficile. Difficile perché divisa tra la maggioranza che ha deciso di attraversare "criticamente" la piazza del Popolo in cui si manifestava contro Berlusconi, e i Cobas che hanno preferito recarsi direttamente davanti al Ministero dell'Istruzione. Difficile perché il corteo degli insegnanti precari ha dovuto sfidare le leggi della fisica passando indenne attraverso una piazza gremita e compatta... e infatti tanto indenne il passaggio non è stato. Uno striscione contro i finanziamenti militari e un discorsetto sono stati forse un premio troppo magro per l'intoppo creatosi. Difficile perché difficile è il rapporto con il maggior sindacato del lavoro, la Cgil, che ha sì partecipato alla manifestazione ma sarà disponibile a sostenere la battaglia dei precari fino al punto di mobilitare i suoi iscritti in uno sciopero generale? Difficile perché per questi giovani appassionati è difficile convincere i colleghi alle ragioni dell'unità, a non accettare elemosina che dividono, nonvhé convincere gli italiani tutti, famiglie e studenti, che non si stanno battendo per altro che per una scuola pubblica e democratica, fatta di insegnanti preparati e consapevoli. Difficile perché, come sanno bene gli universitari, per i migliaia di precari, spesso fra le menti e i cuori più appassionati, non esistono strutture che garantiscano una continuità alla lotta. Difficile perché il rischio di essere isolati e incattivirsi è sempre dietro l'angolo. Sia detto chiaramente, solo la combattività e la forza delle giovani insegnanti ha saputo tenere il nerbo e l'anima della manifestazione e garantirne comunque il successo.

Sabato hanno partecipato, ad essere realistici, fra tutte e due le manifestazioni non più di 6-7mila persone, ma da tutta Italia, da Siracusa, da Reggio, da Salerno e da Ravenna. Si tratta quindi di un primo importante risultato se prevarranno le ragioni dell'unità, se il movimento saprà parlare con le parole posate e meditate che gli insegnanti devono sempre maneggiare, non ultimo per rispetto ai loro studenti.


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