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Anche i dirigenti sotto esame, ma ancora non si sa come

La nuova figura del Preside-sindaco è senza dubbio la novità della Riforma della scuola presentata da Matteo Renzi due giorni fa: tra estensione dei poteri e ampliamento della tipologia di intervento, la loro figura assumerà sempre più centralità, tanto da trasformarsi quasi in un amministratore delegato

14/03/2015
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Il Messaggero

LA MERITOCRAZIA
ROMA La nuova figura del Preside-sindaco è senza dubbio la novità della Riforma della scuola presentata da Matteo Renzi due giorni fa: tra estensione dei poteri e ampliamento della tipologia di intervento, la loro figura assumerà sempre più centralità, tanto da trasformarsi quasi in un amministratore delegato. Tuttavia se appare chiaro che la scuola del futuro legherà le sue fortune e la sua gestione ad un uomo solo, più che alla collegialità espressa in passato, rimane avvolto da una coltre di mistero il meccanismo della valutazione, argomento da sempre avvolto in una vera selva legislativa. Quella dei principi e le modalità di valutazione del dirigente scolastico è una lunga storia di tentativi abortiti: l’ultimo in ordine cronologico risale al 25 novembre del 2008, quando l’Invalsi presentò, al ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, un sistema dal titolo “La valutazione dei Dirigenti scolastici”, che prevedeva l’istituzione di un team di esperti che nell’arco di tre anni avrebbe dovuto esaminare tutti i dirigenti in servizio, azione che non avvenne mai.
MENSILITÀ AGGIUNTIVE
Tuttavia alcuni paletti valutativi si trovano all’interno del contratto nazionale collettivo di lavoro dei dirigenti statali, che prevede due mensilità aggiuntive in caso di giudizio positivo nel raggiungimento dei risultati previsti, anche in base al canone territoriale di complessità, un elemento che tiene conto della difficoltà di azione del territorio nel quale si agisce. Un’altra chiave di lettura che potrebbero utilizzare il governo e la maggioranza, in fase di stesura dei decreti attuativi della riforma, è rappresentato dell’autovalutazione dell’Istituto, in cui nell’analisi incrociata tra piani ed obiettivi, il dirigente scolastico con la stesura del “piano di miglioramento” può dimostrare le proprie competenze gestionali e portare l’istituzione scolastica al raggiungimento degli obiettivi pianificati.
Anche in questo caso, come nei precedenti, non esiste nessun elemento vincolante per la riconferma del dirigente scolastico. La partita oltre che giuridica sembra essere anche sindacale, infatti ad oggi il principio di rotazione dei dirigenti scolastici non riguarda quasi mai il raggiungimento degli obiettivi, ma si inserisce in uno spostamento su base empirica e alle volte temporale, tanto che ad oggi non si conosce nessuna statistica che ci dica quanti dirigenti scolastici siano stati rimossi dal loro incarico per motivi di merito. Per trovare un modello di verifica più strutturato ed efficiente, occorre volgere lo sguardo nel profondo Nord, in Trentino Alto-Adige, nelle provincie autonome di Trento e Bolzano, dove il raggiungimento degli obiettivi, l’applicazione del piano dell’offerta formativa, il rapporto tra corpo docenti e studenti, la salute economica dell’Istituto, sono da qualche anno valutati da appositi nuclei ispettivi dell’Ufficio scolastico