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Agosto - da *Carta*

su www.proteofaresapere.it 19 agosto 2003 Agosto Pierluigi Sullo Bentrovati. Siamo tornati al lavoro, dopo le nostre magre vacanze. Rieccoci. Ma ne ...

21/08/2003
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su www.proteofaresapere.it
19 agosto 2003
Agosto
Pierluigi Sullo
Bentrovati. Siamo tornati al lavoro, dopo le nostre magre vacanze. Rieccoci. Ma ne vale la pena? Anche se per due o tre settimane abbiamo cercato di non guardare i telegiornali e abbiamo letto meno giornali possibile, la tentazione di restare dove eravamo è stata forte. Prende un certo sconforto, a constatare non solo che avevamo ragione, ma quanto - purtroppo - avevamo ragione. Il plurale non allude a noi di Carta solamente, ma a quell'insieme piuttosto disordinato di cui noi facciamo parte: c'è chi lo chiama movimento dei movimenti, chi "alterglobalisateurs" (dicono i francesi), insomma critici della globalizzazione neoliberista.
Avevamo ragione sulla guerra, prima di tutto. Lo ha scritto qualche giorno fa sul manifesto Rossana Rossanda: i soli in grado di prevedere quel che sarebbe accaduto sono stati, in primavera, quelli che si opponevano alla guerra. L'Iraq è libero? Ci sarebbe da ridere, non fosse che si tratta di un paese in preda alla peggiore delle guerre, quella dell'occupazione militare, degli attentati e della guerriglia, con uno stillicidio di morti militari (statunitensi) e soprattutto con un degrado impressionante della vita civile. Dove sono gli eroici sostenitori dell'invasione dell'Iraq? Tacciono. O mentono.
Avevamo ragione sullo stato dell'ambiente. Sul clima. Il fallimento del vertice di Johannesburg, un anno fa, causato dall'indifferenza degli Stati uniti e dei paesi europei per le conseguenze della loro politica ambientale (anzi, anti-ambientale), non è avvenuto gratis. In Francia, ma anche in Italia, si contano i morti da troppa calura, i danni di una siccità mai vista, gli incendi che, se sono causati da speculazione sulle aree, sono favoriti dal caldo. Hanno distrutto il clima in nome del progresso, complimenti.
Avevamo ragione sull'energia. Il black out spettacolare di New York è una grossa ciliegia su una pessima torta. I black out ci sono stati anche in Italia, ricordate? Con la guerra in Iraq, il controllo sul petrolio è assicurato (anche se gli oleodotti sono in fiamme a causa dei sabotaggi). Peccato che tutto il sistema di produzione di energia basato sul petrolio, oltre a inquinare mari e aria, sia talmente fragile da crollare alla minima sollecitazione. Infatti ora i grandi giornali (grandi per quantità) stanno dibattendo sul ritorno al nucleare, dopo che il governo italiano ha autorizzato Enel a costruire oltre confine le centrali proibite in Italia (ci abbiamo fatto una copertina, in luglio, ma a chi frega?). Quando il punto è che la crescita continua dei consumi, e una produzione iper-centralizzata, e basata sul fossile (cioè sul soffocamento dell'atmosfera) è con tutta evidenza un vicolo cieco. Bisogna produrre localmente, con metodi non inquinanti, e risparmiare. Ma chi ha preso sul serio questa semplice verità?
Avevamo ragione sull'acqua. A Roma in quasi quattro mesi ha piovuto due volte, e in modo molto avaro. Nel nord, in compenso, quando piove avviene con violenza, e saltano fuori tutte le magagne di un territorio esausto, sfruttato, cementificato e asfaltato oltre ogni decenza. E se non piove, o piove troppo in troppo poco tempo, ecco che gli acquedotti, la cui cura è stata abbandonata anni fa in nome del profitto adesso (le multinazionali devono pur campare), si dimostrano insufficienti ad assicurare un bene vitale, e comune. Ma a chi frega? Si può sempre comprare l'acqua minerale, che gli spot vendono come fosse cocaina, tanto ti tira su.
Avevamo ragione sulle automobili. I telegiornali non fanno che parlare (le poche volte che li abbiamo visti) di una diminuzione dei morti in incidenti. Mentono. E comunque, se invece di ottomila morti l'anno ce ne saranno settemila, grazie alla patente a punti, che sollievo sarebbe? Agosto non è il mese delle vacanze, non più: è il periodo in cui si soffoca grazie allo spostamento a nord dell'"equatore climatico" (ci spiega il colonnello dell'aeronatica) e in cui ci si incolonna tra Modena e Bologna Casalecchio. Che spasso.
Avevamo ragione sul calcio (il nostro Rudi Ghedini, benché interista, lo scrive tutte le settimane su Carta): se ci si immagina un mercato dell'intrattenimento in rapida espansione (grazie a Murdoch e alla sua Sky) e si spendono valanghe di soldi, e si trasforma tutto in un caos di debiti, leggi ad hoc, monopoli Fiat-Mediaset (Juventus-Milan, cioè), si otterrà quel che sta succedendo: ci stanno fregando anche la partita di calcio la domenica. Oltre che del consiglio dei ministri, Berlusconi è presidente di una società di calcio, infatti.
Avevamo ragione sull'economia. Non vi impressiona, sapere che, dopo decenni in cui ci spiegano che il solo termometro adatto per misurare la salute della società è il Prodotto interno lordo, tutti i paesi europei, dicasi tutti, hanno un Pil a crescita zero, o sottozero? (Quello degli Usa è drogato dalla guerra e da un deficit pubblico tale, che un paese dell'area di Maastricht verrebbe preso a frustate, se volesse permetterselo). I tg, quando si ha la pazienza di darci un'occhiata, dicono: in autunno ci sarà la ripresa. Lo dicevano un anno fa, e anche due anni fa. Imbrogliano. Non vogliono prendere atto che la corsa al minor costo per collocare merci in mercati sempre più ristretti deve per forza arrivare a un capolinea. E al capolinea siamo arrivati. La crescita zero è un segnale tanto potente quando la guerra: qualcosa di fondamentale, nel motore liberista, si è rotto.
Avevamo, e abbiamo ragione su un mucchio di cose. E a Riva del Garda, a Bagnoli, a Cancún, e ancora a Parigi (al Forum europeo) e così via gliele canteremo chiare. E intanto un popolo di persone con la testa a posto sta tentando, ovunque, di metterci una pezza, consapevole di aver ragione e altrettanto consapevole che nessuno, nel mondo dei media e della politica ufficiali, glielo riconoscerà mai. Queste persone, perciò, stanno facendo da sé: come quei tali con il passamontagna, laggiù nel Chiapas, che, dopo anni di colloqui con i governi, leggi elaborate e mai approvate, leggi approvate e truffaldine, marce di milioni di poveri sulla capitale, hanno infine deciso di far sapere: sapete che c'è di nuovo? C'è che la democrazia, quindi la giustizia sociale e una convivenza sana con l'ambiente, ce la facciamo da soli. E la chiamiamo "caracoles", chiocciole. In fondo, non è più bizzarro, e anzi è più gentile che chiamare un partito al governo con il grido dei tifosi della nazionale di calcio.


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