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A scuola tira davvero una brutta aria

Il banco singolo non è sufficiente a evitare contagi da Coronavirus (e non solo). Andrebbe ventilata l'aula almeno ad ogni cambio di insegnante. E non basta soltanto aprire le finestre. Ecco come si dovrebbe fare

01/09/2020
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la Repubblica

Banchi monoposto, mascherine, distanza: basteranno queste misure a garantire la sicurezza dei nostri figli in classe? Secondo gli esperti no, perché c'è un altro fattore da considerare: la qualità dell'aria che i bambini respireranno dentro le aule potenzialmente inquinate sia dalle esalazioni del respiro sia dai virus e dai composti organici volatili che da sempre circolano negli ambienti chiusi, scuole incluse.

Il rapporto dell'Istituto superiore di sanità

La questione della qualità dell'aria indoor è da anni una priorità su cui lavora anche l'Istituto superiore di sanità che, proprio lo scorso marzo, poco prima della pandemia, aveva pubblicato un Rapporto dedicato alla qualità dell'aria indoor negli ambienti scolastici: "In tutte le nostre scuole - spiega Gaetano Settimo, coordinatore del Gruppo di studio nazionale Inquinamento indoor dell'Iss - sono necessari specifici interventi per la prevenzione della salute perché l'esposizione negli ambienti indoor di studenti, docenti, staff e personale della scuola assume un particolare rilievo sia per le vulnerabilità dei soggetti sia per gli elevati tempi di permanenza". Gli ambienti e gli spazi scolastici, infatti, rappresentano dopo l'abitazione i luoghi dove gli studenti trascorrono più tempo, in media circa 6-8 ore al giorno per almeno cinque giorni alla settimana per nove mesi l'anno, mentre per i docenti, staff e per il personale amministrativo si può estendere per periodi più o meno lunghi.

Ventilare, ventilare

Come in tutti gli ambienti chiusi, anche nelle scuole possono esserci vari inquinanti. Ad esempio, le emissioni di materiali di costruzione, degli arredi, dei prodotti utilizzati per le pulizie e anche dei materiali didattici: "Per questo, da sempre la questione di una corretta ventilazione rappresenta uno dei pilastri delle strategie di prevenzione. Con il Coronavirus è diventata uno strumento fondamentale per la soppressione del virus sia durante la pandemia che nella fase due, ma deve far parte di un insieme di azioni che includono il distanziamento e l'igiene delle mani", sottolinea Settimo, che aggiunge: "Anche se non esiste il rischio zero, è necessario intraprendere tutte le azioni possibili per ridurlo il più possibile".

I virus in classe

Il documento dell'Iss descrive nel dettaglio le caratteristiche generali di alcuni gruppi di virus che possono essere trasmessi in ambienti indoor scolastici per via aerea mediante droplet oppure per contatto con superfici contaminate. "Le scuole rappresentano ambienti ad elevato rischio per epidemie da virus influenzali, dal momento che i bambini e gli adolescenti presentano sintomi elevati, contribuendo in modo considerevole alla trasmissione dell'infezione nella comunità", spiega Settimo. Infatti, è stato dimostrato che la temporanea chiusura delle scuole durante i periodi di picco epidemico può contribuire a mitigare l'impatto di epidemie. Tra i virus che si possono trasmettere a scuola ci sono gli enterovirus, gli adenovirus e i rhinovirus (comuni raffreddori). Si stima che nei bambini in età scolare possono verificarsi dai sei agli otto episodi di rhinovirus durante l'anno e che un paziente infetto sia in grado di contagiare il 75% dei membri di una famiglia o di una scolaresca. Ora a questa famiglia già nota si aggiunge anche il Coronavirus.

Le esalazioni

Nei giorni scorsi, a segnalare l'importanza di questi aspetti per la riapertura in sicurezza delle scuole sono stati anche gli esperti della Società italiana di medicina ambientale (Sima). "Nessun distanziamento tra banchi può impedire la potenziale concentrazione all'interno dell'aula di sostanze emesse direttamente dalla respirazione", sottolinea l'epidemiologo Prisco Piscitelli, vicepresidente Sima. "Come recentemente evidenziato in una pubblicazione Sima-Unesco realizzata per fornire raccomandazioni sulla qualità dell'aria indoor a scuola in tempi di Covid - prosegue l'epidemiologo - se consideriamo la CO2 come indicatore delle esalazioni respiratorie, ogni bambino fino a 10 anni emette da seduto circa 14 litri di CO2 all'ora contro i 27 litri dei teenager fino a raggiungere gli 85 litri di CO2 in palestra durante l'attività sportiva. Dunque, l'aria viziata in classe rappresenta un problema ben noto che acquisisce nuova criticità nel caso ci fossero uno o più alunni portatori del virus in una classe senza ricambi d'aria adeguati, con buona pace del metro di distanza tra i banchi monoposto".

Come cambiare l'aria

La concentrazione di queste emissioni può aumentare se non c'è un adeguato ricambio d'aria, fondamentale per far diminuire i livelli di CO2, ripristinare il corretto livello di umidità e temperatura e favorire la dispersione di eventuali virus presenti nell'aria incluso il Coronavirus. Ma molto dipende anche da cosa accade nelle aule. "Se l'insegnante sta spiegando e i ragazzi sono fermi nel banco ad ascoltare ci sono meno esalazioni di CO2 mentre se si fa attività fisica aumentano", fa notare l'esperto dell'Iss. Come risolvere? "D'inverno - risponde Settimo - ci si ammala più frequentemente perché stiamo più tempo al chiuso e c'è meno ricambio d'aria per non disperdere calore quindi tutta la componente biologica, inclusi i virus, hanno vita facile". Invece, bisogna comunque aprire le finestre. La regola è quella di farlo quando c'è il cambio dell'insegnante lasciando aperto per 10-15 minuti ma il ricambio d'aria va fatto in modo ragionato.  "Non basta aprire le finestre dell'aula e lasciare la porta della classe aperta - prosegue Settimo - perché se c'è un corridoio con le finestre chiuse ci ritroviamo dentro la classe la cosiddetta 'memoria' dell'inquinamento di quell'ambiente". E se la scuola si trova in un quartiere molto trafficato: aprendo le finestre non entra lo smog? "In questi casi meglio evitare di aprire le finestre su strada ma piuttosto quelle che danno sull'atrio interno lasciando aperta la porta della classe".

Sistemi di ventilazione meccanica

Ma per garantire una qualità dell'aria ottimale in aula sia dal punto di vista chimico-fisico che microbiologico (assenza di virus) si può agire anche dotando le scuole di sistemi appositi. "Questo obiettivo - spiega Alessandro Miani, presidente Sima - può essere raggiunto già con completi ricambi d'aria ad ogni cambio d'ora ma anche investendo in tecnologie per la ventilazione meccanica controllata con filtrazione di aria in entrata e con la purificazione dell'aria indoor, grazie a dispositivi in grado di eliminare virus e particelle fino a 0,1 micron".

L'appello dei medici dell'ambiente

Nei giorni scorsi, la Sima ha lanciato il suo appello al Comitato Tecnico Scientifico perché il problema della qualità dell'aria in aula sia al centro dei documenti di valutazione dei rischi in corso di predisposizione da parte dei singoli istituti scolastici con l'individuazione di un referente scolastico come avviene in altri Paesi. "Oltre all'utilità dei sistemi di ventilazione meccanica controllata e purificazione d'aria, va organizzato un percorso di assistenza a quelle famiglie con anziani in casa che non possono garantire un isolamento domiciliare di eventuali alunni risultati positivi al tampone senza gravi rischi per la salute degli adulti. Non si può ancora una volta scaricare le criticità sui nuclei familiari lasciandoli senza assistenza", conclude Miani.


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