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Unità/Bologna: Scuola, lunedì sciopero regionale

Cgil, Cisl e Uil non apprezzano la sospensione nazionale. «I problemi sono drammatici»

14/04/2007
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l'Unità

di Alice Loreti / Bologna

Lunedì le scuole emiliano romagnole saranno in sciopero, per tutta la giornata. Lo stato di agitazione, proclamato dalle tre firme sindacali Cgil, Cisl e Uil, era inizialmente abbinato a quello nazionale, spostato a maggio. «Stiamo attraversando un periodo drammatico - commenta Paolo Tomasi, segretario Flc Cgil- occorrono interventi immediati» e solo la mobilitazione di chi la scuola la vive, giorno per giorno, può «smuovere le posizioni del governo». La giornata di protesta inizierà alle 10, con presidi davanti agli Uffici scolastici provinciali e, a Bologna, alle porte dell’Ufficio regionale, dove saranno distribuiti volantini. Poi, alle 15 all’Itis Belluzzi, si terrà un’assemblea pubblica a cui parteciperanno i parlamentari eletti in regione. Per ora, l’unica presenza certa è Valter Vitali, ma «se ne aggiungeranno sicuramente altri».
Il 9 marzo, «abbiamo avuto un incontro con il ministro Fioroni e Luigi Catalani, dirigente scolastico regionale- spiega Lamberto Benini, segretario Cisl Scuola- durante il quale ci era stata promessa la convocazione di un tavolo tecnico per discutere dei problemi di organico e del tempo pieno. Ma a quell’annuncio non sono seguiti fatti». Tanti gli esempi di «malascuola» che hanno spinto i sindacati alla mobilitazione: i docenti sono per lo più «precari che coprono spezzoni di cattedre», alcuni «supplenti docenti e non docenti non hanno percepito lo stipendio per 5 mesi» e, a causa dei tagli, «non ci sono soldi per attività extrascolastiche e laboratori». Inoltre, il personale è insufficiente e sempre più demotivato, tanto che «ogni giorno gli insegnanti pregano perché nessuno si ammali» e, quando ciò accade, «spesso gli alunni di una classe vengono accorpati ad un’altra, con evidenti problemi di non continuità del programma didattico e una media di 20/25 giornate su 200 totali perse per spostamenti». Al suono della campanella il prossimo settembre, risponderanno all’appello nelle nostre scuole oltre 13mila studenti in più rispetto all’anno scolastico in corso, 4mila nella primaria e più di 8mila nella secondaria, a fronte di un taglio di 60 docenti. «Per non parlare del tempo pieno- continua Tomasi- vera e propria esigenza sociale. Le richieste sono in aumento e più di 2000 famiglie rischiano di rimanerne escluse. Siamo ad un passo dal dover proporre agli insegnanti il doppio turno».
Con lo sciopero di lunedì, «chiediamo una quota minima di 1300 docenti in più: 500 sulle prime di ogni ordine, 100 per le scuole materne e 700 per i casi urgenti, come le classi così numerose da non rispettare le norme sulla sicurezza». E che sia «garantito il tempo pieno, quello di 40 ore, con due maestri e 4 ore di compresenza», non lo «spezzatino morattiano», in cui un insegnante ha le 30 ore classiche e gli altri, a turno, coprono le restanti 10. «Se le nostre richieste non saranno esaudite- conclude Tomasi- ci saranno altre proteste. Prodi si è impegnato per una scuola che sia elemento di sviluppo sociale, economico e democratico del paese. I tagli previsti vanno invece nella direzione del precedente governo».


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