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Repubblica-Torino-"Ricercatori, precari a vita"

Manifestazioni e assemblee in via Po, a Palazzo Nuovo e al Politecnico in vista dello sciopero di mercoledì 2 marzo "Ricercatori, precari a vita" Occupati i rettorati, parte la lotta...

22/02/2005
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la Repubblica

Manifestazioni e assemblee in via Po, a Palazzo Nuovo e al Politecnico in vista dello sciopero di mercoledì 2 marzo
"Ricercatori, precari a vita"
Occupati i rettorati, parte la lotta antiMoratti
"Docenti sempre più vecchi: al loro posto la riforma prevede personale non garantito e mal pagato"
TIZIANA CATENAZZO


I rettorati dell'Università e del Politecnico sono stati occupati simbolicamente ieri mattina da alcune centinaia di manifestanti che protestavano contro il disegno di legge delega dal ministro Moratti sul riordino dello stato giuridico dei docenti. Al Politecnico le lezioni sono state sospese dallo stesso rettore Giovanni Del Tin per consentire la partecipazione all'assemblea di insegnanti, ricercatori, studenti e personale tecnico-amministrativo.
I coordinamenti dei precari e dei ricercatori hanno deciso di aderire alla settimana di mobilitazione, a partire da ieri, e allo sciopero già programmato per il 2 marzo. "Hanno ragione i manifestanti a contestare il precariato a vita", ha commentato Vincenzo Ferrone, vice rettore per la ricerca scientifica che in rappresentanza del rettore Ezio Pelizzetti ha partecipato all'assemblea nella storica sede delle facoltà umanistiche di Palazzo Nuovo davanti a centinaia di ragazzi. "Alcuni giovani ricercatori - ha aggiunto Ferrone - rivendicano soltanto i diritti civili più elementari, come quelli, ad esempio, relativi alla maternità. L'università italiana produce tanto e bene - ha rilevato il vice rettore - e lo dimostra anche la fuga di cervelli. Allora è masochistico fustigarci in questo modo. Nessuno di noi è contrario alle Università private, ma allora che siano davvero private".
"L'università - ha aggiunto Elena Ghibaudi del coordinamento ricercatori - non ha bisogno di nuove ope legis, ma di una seria politica di reclutamento e di limpidi meccanismi di progressione di carriera, basati sul merito e sulla produttività scientifica".
E Giorgio Monestarolo, del coordinamento precari: "E' il reclutamento il nodo centrale da sciogliere: siamo al corrente dell'invecchiamento demografico del corpo docente e del conseguente esodo pensionistico dei prossimi anni. Tra Palazzo Nuovo e Politecnico andranno in pensione entro 10 anni il 70% dei professori ordinari e associati, e attualmente il 34% degli ordinari e il 13% degli associati ha un'età compresa tra 65 e 76 anni: l'emergenza è già sotto i nostri occhi. E dopo circa 18 mila concorsi nazionali? Siamo al paradosso: i ricercatori sono cresciuti in cinque anni di 280 unità, mentre gli ordinari di 3.915, e gli associati di 1.727. L'Università è una perfetta piramide rovesciata: al vertice 33.600 ordinari e associati; alla base, 20 mila ricercatori! E allora ecco che il ddl Moratti offre una soluzione: la precarizzazione massiccia e istituzionalizzata del rapporto di ricerca".


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