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Repubblica-Torino-Non è una legge per i ricchi

L'INTERVISTA L'assessore Giampiero Leo risponde alle accuse: così funzionerà la "parità scolastica" "Non è una legge per i ricchi" MARCO TRABUCCO Entro fine giugno la lunga battag...

05/06/2003
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la Repubblica

L'INTERVISTA
L'assessore Giampiero Leo risponde alle accuse: così funzionerà la "parità scolastica"
"Non è una legge per i ricchi"

MARCO TRABUCCO

Entro fine giugno la lunga battaglia sarà conclusa e il buono scuola sarà legge della Regione Piemonte. È durata tre anni la discussione, per l'opposizione strenua della sinistra e per i tentennamenti di una maggioranza che solo negli ultimi mesi si è stretta davvero attorno all'assessore Giampiero Leo: "Perché hanno capito tutti - dice Leo - che è una legge davvero di centrodestra". Ma del merito del provvedimento finora si è parlato poco. Anche perché è una legge delega, cinque righe di intenti cui la giunta Ghigo potrà aggiungere ciò che vuole. Leo ha accettato di anticiparne le linee portanti.
Assessore, chi potrà chiedere il "buono scuola"?
"Il principio è dare un contributo alle famiglie in proporzione alla spesa che sostengono per la retta scolastica".
Un contributo che andrà solo a chi frequenta scuole non statali.
"Questa è una legge che vuole permettere una vera libertà di scelta tra scuola statale e non statale. Non ci sono finanziamenti diretti alle scuole private, anche perché la Costituzione non lo permette".
La sinistra vi accusa di aver fatto una legge che finanzia soprattutto i ricchi.
"È falso. Nel dibattito ho sentito le fantasie più stravaganti. L'entità del contributo sarà stabilita incrociando tre elementi: il reddito della famiglia, il numero di figli e l'entità della retta pagata. In base a questi si formerà una graduatoria. Più sarà basso il reddito, più sarà alto il punteggio. Così come più sarà alta la retta più si avrà punteggio. Solo in questo modo si può dare libertà a chi è più povero di frequentare anche le scuole più care".
In aula si è detto che il reddito massimo delle famiglie che intendete finanziare sarà 60 mila euro l'anno. È una fantasia?
"Quello è il tetto. Ma nel regolamento che la giunta varerà stabiliremo delle fasce. Non ne abbiamo ancora fissato i confini: ci sarà una fascia bassa cui rimborsemo il 75 per cento delle rette, una media che avrà il 50 per cento e una alta che avrà il 25. In più la graduatoria funzionerà fino ad esaurimento dei 18 milioni di euro che abbiamo stanziato per la legge: partiremo da chi ha il punteggio più alto. Per cui è possibile che alla fine chi è più ricco non prenda niente".
Come sarà stabilito il reddito?
"Non abbiamo ancora deciso se usare il modulo Isee, la dichiarazione dei redditi o altro. Lo deciderà la giunta".
Ci sarà una franchigia come avevate ipotizzato tre anni fa?
"Abbiamo pensato all'un per cento del reddito: in sostanza chi guadagna 25 mila euro e paga una retta di 200 euro sarà escluso. Sarebbero più alte le spese burocratiche che il rimborso".
I Ds hanno chiesto di inserire nella cifra rimborsabile oltre alla retta anche altre spese come libri, mense, trasporti. Altrimenti la franchigia escluderà tutti gli studenti della scuola pubblica, che pagano tasse inferiori ai 150 euro l'anno.
"Vogliono stravolgere lo spirito del provvedimento. Ci sono altre leggi regionali che si occupano di diritto allo studio. E noi ci siamo impegnati a una loro riforma generale. Inoltre stanzieremo 2 milioni di euro per rimborsare le spese di trasporto degli studenti delle superiori con famiglie dal reddito sotto i 15 mila euro.
Ultima accusa dell'opposizione: la legge manca di copertura finanziaria.
"L'assessore competente Gilberto Pichetto, che è un ottimo assessore, mi ha assicurato ancora ieri che la copertura nel bilancio 2004 c'è. Non vedo perché non dovrei credergli".


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