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Repubblica-Palermo-Riforma della formazione si apre lo scontro politico

LA POLEMICA L'assessore al Lavoro Stancanelli respinge le critiche: "Risparmieremo e innoveremo" Riforma della formazione si apre lo scontro politico Giannopolo "Questo testo ...

27/08/2003
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la Repubblica

LA POLEMICA
L'assessore al Lavoro Stancanelli respinge le critiche: "Risparmieremo e innoveremo"
Riforma della formazione si apre lo scontro politico
Giannopolo "Questo testo è da cambiare"


Il governo Cuffaro si prepara a cambiare volto alla formazione professionale in Sicilia. A far consorziare gli enti di formazione e a farli confluire nelle nuove aziende formative gestite per il 51 per cento dalla Regione. Ma il progetto - che il presidente Cuffaro ha indicato quale priorità per la ripresa di settembre - non piace affatto alle opposizioni. Dopo la Cgil, anche i Ds insorgono bocciando la proposta. Il sospetto maggiore è che il transito, previsto dal ddl, degli oltre seimila dipendenti degli enti, tra docenti, amministrativi e personale direttivo, nelle cosiddette aziende possa far compiere loro un passo avanti verso la stabilizzazione nel pubblico impiego.
Il popolo di docenti è in fibrillazione. Alle critiche replica l'assessore al Lavoro Raffaele Stancanelli, che del disegno di legge in 31 articoli, è l'artefice e il firmatario. Interviene per dire che il governo è pronto ai suggerimenti e alle modifiche proposte anche dall'opposizione, ma che la riforma non può essere rinviata. "Perché oggi la legge ci costringe a pagare tutti i formatori che seguono programmi ormai desueti - spiega l'assessore - Da anni si fa la stessa formazione. Noi proponiamo invece la creazione delle aziende che saranno tenute a stare sul mercato e a proporre corsi innovativi. In nessun caso, comunque, i docenti diventeranno dipendenti pubblici: per loro ci sarà un contratto di diritto privato con le rispettive aziende". Questo, secondo Stancanelli, porterà anche a un risparmio per le casse dell'amministrazione, anche se resta fermo il fatto che il 51 per cento dell'azionariato delle nuove società (e dunque i costi) sarà a carico proprio della Regione. "Ma la Regione ha per Statuto l'obbligo di occuparsi della formazione" sottolinea l'assessore.
Passerà il blocco delle assunzioni, aggiunge Stancanelli, il quale sostiene però di aver congelato i nuovi ingressi con un suo decreto già dal luglio dello scorso anno: "Non è vero, come dicono i sindacati, che dal 2002 sono state fatte duecento nuove assunzione e la metà solo a Catania. Ne sono state fatte forse una decina, ma solo per sanare dei diritti acquisiti". Insomma, le nuove aziende formative - previste dall'articolo 26 del testo di riforma - non dovrebbero trasformarsi in altri carrozzoni regionali. Per Stancanelli si tratterà di "strutture dinamiche in grado di muoversi sul mercato in autonomia, guidate da un responsabile di nomina assessoriale che avrà la funzione di coordinatore di alto livello professionale".
Resta l'incognita del risparmio. Secondo la Cgil, la riforma nel suo complesso e le aziende pensate dal governo in particolare non garantiranno alcuna riduzione di costi. L'assessore è convinto del contrario: "Contiamo di tagliare le spese, che nel 2003 sono state di 220 milioni di euro, 150 dei quali a carico della sola Regione. Ovviamente si tratterà di un risparmio a medio termine, quando la riforma sarà entrata a regime".
Il vice capogruppo dei Ds all'Ars, Domenico Giannopolo, è polemico: "La proposta di legge del governo non può costituire la base della discussione in Parlamento: nel prevedere un ruolo di gestione attivo della Regione nella formazione, non è in linea con la riforma quadro attuata in tutte le altre regioni che prevede al contrario il decentramento". E ancora, secondo Giannopolo, componente della commissione Lavoro, "manca un collegamento con la riforma del collocamento e la riqualificazione professionale dell'attuale personale". A conti fatti, secondo la Quercia, il testo è "controriformatore e lacunoso". Stancanelli si dice pronto al confronto: "È una base di discussione".
c.l.


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