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Repubblica/Genova: Leggi, ordinanze, decreti e circolari troppi spettri si aggirano tra i banchi

La proliferazione delle norme sottrae energie preziose ai reali compiti dei docenti

05/04/2006
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la Repubblica

LA BACHECA
Anche l´autonomia si è rivelata un mero trasferimento di oneri burocratici e fiscali
SERGIO CANAZZA*

Puntualmente, ad ogni rinnovo di legislatura, i partiti che si candidano al governo del Paese presentano programmi che attribuiscono al sistema scolastico un ruolo fondamentale al fine di garantire il futuro dell´Italia. Le argomentazioni sono note a tutti: investire nella conoscenza, valorizzare il sapere, imparare ad apprendere per tutto l´arco della vita lavorativa… Per realizzare questi ambiziosi obiettivi si dovrebbe finalmente assumere come elemento prioritario e fondante della strategia formativa un aspetto che, viceversa, sembra essere sempre più relegato ad una funzione residuale: la centralità della dimensione culturale e didattica. In altre parole, la scuola è anzitutto trasmissione del sapere in funzione della educazione dell´individuo, è il luogo dove il soggetto discente evolve e cresce attraverso la cultura, cioè a dire i saperi disciplinari. La preoccupazione fondamentale, l´obiettivo primario o, per usare il solito anglicismo, la "mission" della scuola non è forse consegnare alle nuove generazioni valori e idee e competenze attraverso quello straordinario patrimonio dell´umanità che comunemente si definisce cultura ?
Considerazioni di questa fatta, che sembrerebbero scontate, cozzano, ahimè, con il "male oscuro" che da tempo pervade non solo la nostra scuola ma tutto ciò che attiene ed afferisce alla regolamentazione dei rapporti formali, a quella sfera che, sinteticamente, chiamiamo lo stato di diritto. Va da sé che uno stato moderno e democratico debba utilizzare lo strumento legislativo per regolare e amministrare la vita pubblica e, in parte, privata: ma la sovrabbondante produzione di norme, primarie e secondarie (ordinanze, decreti, circolari…) che nel nostro Paese ha raggiunto livelli parossistici, altro non produce che confusione ed incertezza.
In altre parole, e per dirla con il poeta, occorre "trarre dalle leggi il troppo e il vano", poiché la proliferazione abnorme del corpus legislativo produce effetti diametralmente opposti ad un ordinato svolgimento dei rapporti tra cittadini e cittadini e tra cittadini e Stato. Tale fenomeno è particolarmente esiziale nel mondo della scuola poiché sottrae energie preziose a quel compito formativo che dovrebbe costituire la preoccupazione fondamentale dei docenti e dei dirigenti. Accade così che una pletora di vincoli, di condizionamenti, di vere e proprie "tagliole" giuridiche finiscano per mortificare il ruolo di coloro che sono chiamati ad esercitare una delle funzioni più nobili. A paradigma emblematico di questa condizione che oramai assume i connotati della patologia può essere assunta la celebrata autonomia delle istituzioni scolastiche che avrebbe dovuto essere, anzitutto, autonomia didattica e organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo ed ha finito, invece, per essere un mero trasferimento di oneri burocratici, amministrativi e fiscali ad una scuola sempre più svuotata di sapere e di saperi, sempre più "ingranaggio" di una struttura affetta da elefantiasi normativa, sempre più provinciale rispetto ad un´Europa cui guardiamo con qualche invidia per la semplicità di certe procedure e che ci guarda con malcelata commiserazione.
*preside del liceo scientifico statale "Luigi Lanfranconi"


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