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Repubblica-Bologna-La carica dei prof precari in 500 a caccia di una cattedra

Ressa, caldo, code al Liceo Sabin per gli insegnanti in attesa delle supplenze La carica dei prof precari in 500 a caccia di una cattedra DANIELA CORNEO ...

27/08/2003
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la Repubblica

Ressa, caldo, code al Liceo Sabin per gli insegnanti in attesa delle supplenze
La carica dei prof precari in 500 a caccia di una cattedra
DANIELA CORNEO


L'aula magna trasformata in un mercato di cattedre, un mercato dove ogni anno la domanda di posti cresce in modo inversamente proporzionale all'offerta. Ore nove al Liceo Sabin di via Matteotti: più di cinquecento insegnanti di Lettere accalcati, in mano il foglio delle graduatorie che fa da ventaglio. Cinquecento per meno di cento posti disponibili. Un rapporto numerico che ha inevitabilmente scatenato le polemiche tra gli addetti ai lavori.
E' tutto qui il popolo dei precari: "storici" e "sissini" forzatamente insieme da lunedì - quando sono stati assegnati 264 posti per insegnanti di sostegno - a domani per l'assegnazione delle supplenze annuali, ma divisi da una sentenza del Tar del Lazio che quest'estate ha tolto i famigerati 18 punti dati ai precari storici per compensare i 30 riconosciuti ai giovani specializzati. Una questione di forme, più che altro, perché poi su tutti i volti si legge più o meno la stessa rassegnazione, la stessa stanchezza. E non è solo colpa del caldo o delle tante ore ad aspettare che il proprio nome venga chiamato. "Sono esausta - dice Maria, insegnante di Lettere - per questa situazione: guardi in che condizioni siamo ridotti, tutti quanti. Sono precaria da ventitré anni, mi sono laureata con la lode, ho girato tutte le scuole della montagna e sono ancora qui". Il sintomo della stanchezza di questi cinquecento professori è facilmente riconoscibile e si chiama precariato, o, per usare un'altra espressione, tempo determinato. "E' il secondo anno - dice il segretario regionale della Cgil-scuola Claudio Cattini - che nessuno è nominato di ruolo: a Bologna su 10.000 insegnanti in 2.500 hanno un contratto a tempo determinato, ben seicento in più dell'anno scorso". Giovani o meno giovani, specializzati o non specializzati, ma tutti senza un posto di lavoro fisso. E molto arrabbiati, non solo tra di loro, che forse è la cosa più facile e più immediata in certe circostanze, ma anche con un sistema di regole impazzito, che cambia ad un ritmo troppo veloce per potersi adeguare. "Questa situazione - dice Patrizia Prati della Cisl-scuola Bologna - è allucinante, perché le graduatorie vengono continuamente cambiate in corso d'opera e allora si ricorre al Tar, si rimescola di nuovo tutto, tutto diventa interpretabile, ma rimane una lotta tra poveri". Erika Panaccioni, 32 anni, ha fatto la Ssis, ma ha anche vinto l'ultimo concorso ed è in "gara" per l'unica cattedra di Filosofia-psicologia-scienze dell'educazione: "Sono convinta - dice - che si tratti di una forma di selezione naturale; qualcuno, con lo stress cui siamo sottoposti ogni anno, si autoeliminerà, rinuncerà spontaneamente a lottare". Oppure qualcuno, stremato da anni di attesa, da ricorsi al Tar, da guerre dichiarate ai suoi colleghi-rivali, pur di lavorare accetterà un posto non certo a portata di mano. E allora si capisce perché, quando un coraggioso precario dice sì a una cattedra in quel di Castiglion dei Pepoli, nell'aula magna e nel cortile esterno si alza un applauso di stima. Da tutti, precari storici e sissini. A conferma che sono tutti nella stessa barca.


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