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Repubblica-Bari-Scuole professionali a rischio se passa la devolution di Bossi

allarme lanciato ieri durante un convegno sulla sperimentazione organizzato dalla Cgil "Scuole professionali a rischio se passa la devolution di Bossi" ANNA GRITTANI Il segnale forte di cu...

03/12/2002
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la Repubblica

allarme lanciato ieri durante un convegno sulla sperimentazione organizzato dalla Cgil
"Scuole professionali a rischio se passa la devolution di Bossi"

ANNA GRITTANI

Il segnale forte di cui parlava Gianni Milici, segretario generale della Cgil scuola della Puglia, è stato dato: "Le prospettive dell'istruzione professionale in Italia", così si chiama il convegno nazionale organizzato dalla Cgil ieri e oggi nel Castello Svevo di Bari, escono più che mai nebulose soprattutto dopo il progetto di devolution del ministro Bossi. E la confusione è tale da aver fatto esclamare ad uno dei relatori, il costituzionalista Andrea Morrone, docente all'università di Bologna, che il progetto di riforma del ministro Moratti e quello di devoluzione del collega Bossi sono "due espressioni di un legislatore schizofrenico".
Parole forti che raccolgono l'assenso della numerosa platea proveniente da tutta Italia. Niente, però, a confronto del brusio che si diffonde un'ora dopo quando un altro relatore, il professor Carlo De Santis, a proposito delle esperienze pugliesi di alternanza tra scuola e lavoro nelle scuole professionali, rivela che gli istituti, per far fare gli stage in azienda ai propri studenti, pagano le imprese. E allora ci si chiede: come sarà possibile la sperimentazione dell'obbligo formativo e quella, più ristretta, dell'obbligo scolastico attraverso i progetti integrati tra scuola e agenzie di formazione professionale? La Puglia è tra le cinque regioni, con Piemonte, Lombardia, Lazio e Molise, che hanno sottoscritto l'estate scorsa un protocollo d'intesa col ministero dell'Istruzione. Adesso che le sperimentazioni muovono i primi passi, ci si chiede che esiti avranno. Ma soprattutto si cerca di capire quale sia il destino dell'istruzione professionale in Puglia dove la dispersione scolastica ha dati allarmanti: il 17,56 per cento dei ragazzi nel '99, che diventano 22,10 nel 2000 e 25,90 nel 2001. Dati indubbiamente accresciuti dall'elevamento dell'obbligo scolastico ai 15 anni di età (che ha portato nelle scuole professionali ragazzi che altrimenti si sarebbero fermati alla terza media) ma comunque preoccupanti perché, come dice Carlo De Santis "un alunno su quattro viene scartato senza alternative".
Se a questo si aggiunge che "il mondo imprenditoriale della Puglia non crede nel sistema formativo" il quadro dipinto è quasi desolante. Quasi, perché fortunatamente ci sono punte di eccellenza, raggiunte da diversi istituti della Puglia che hanno realizzato progetti con aziende ed enti locali. E anche perché la medaglia ha il suo rovescio. È vero che ci sono ragazzi che abbandonano la scuola, ma molti arrivano al diploma proprio grazie a quel tipo di istruzione; ecco perché, conclude il docente, "se, come vuole Bossi, le regioni ereditassero la gestione di tutto il settore scuola, il patrimonio di esperienza degli istituti professionali verrebbe disperso". Carlo De Santis conclude il suo intervento dopo i colleghi Alessandro Montaldi del Piemonte, Raffaele Ciuffreda della Lombardia e Giovanni Callini del Lazio. Tutti con esperienze diverse da raccontare. Particolarmente significativa quella della Lombardia dove la sperimentazione dell'assolvimento dell'obbligo scolastico soltanto attraverso un corso regionale, ha trovato adesioni esclusivamente nelle scuole private e nessuna approvazione da parte della Confindustria che ritiene scarse le competenze date da un "piccolo corso". Per il collega del Lazio la riforma dovrebbe rendere obbligatoria la scuola materna. Cosa c'entra? "Un'indagine ha rilevato che il più alto insuccesso scolastico è di chi non l'ha frequentata". Per Maria Brigida, segretaria nazionale della Cgil scuola, "c'è bisogno di più sapere per comprendere ciò che accade attorno: per questo il comparto scolastico tecnico-professionale va potenziato, mentre la riforma divide la scuola in una formazione liceale, in una professionale e in un'alternanza scuola lavoro, e la finanziaria si abbatte come una scure su scuola, università e ricerca". "Riforma Moratti e devolution generano forti inquietudini" aveva detto poco prima Omer Bonezzi, presidente dell'associazione Proteo Fare Sapere. "L'Italia è l'unico paese al mondo che disintegra il sistema scolastico. In questo contesto essere conservatori è un vanto". Hanno concluso Giorgio Allulli dell'Isfol e Domenico Pantaleo, segretario generale Cgil Puglia. Oggi si continua per tutto il giorno.


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