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Repubblica-Bari-Asili aziendali? No, grazie Così Bari boccia il governo

Non piace la proposta di accudire i bimbi nelle ditte dove lavorano le madri Asili aziendali? No, grazie Così Bari boccia il governo Gli educatori: sarebbe un salto all'indietro È sta...

22/05/2003
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la Repubblica

Non piace la proposta di accudire i bimbi nelle ditte dove lavorano le madri
Asili aziendali? No, grazie Così Bari boccia il governo
Gli educatori: sarebbe un salto all'indietro

È stata allestita anche una mostra che illustra come dal Ventennio i tempi siano cambiati
ANNA GRITTANI

Un pericoloso ritorno all'assistenza pura minaccia il primo anello del sistema formativo di base: il progetto ministeriale degli asili nido nelle aziende e nei condomini, fortemente voluto dal ministro Prestigiacomo. L'idea è andata avanti ed è arrivata sotto forma di proposta sulla scrivania di Rossella Peparello, direttrice da sei anni dei quattro asili nido comunali di Bari. Il mittente è il ministero delle Politiche sociali, l'oggetto una richiesta di parere indirizzata al comune di Bari. La risposta è quasi pronta: una bocciatura a pieni voti. "Non si capisce il criterio - spiega la direttrice - gli asili nido comunali hanno personale specializzato che ogni anno fa corsi di formazione. La programmazione ha presupposti scientifici. Un nido aziendale li avrà mai? Capisco che la scelta è politica e d'altra parte l'idea nasce dai costi e da una domanda più forte dell'offerta, ma che fine fa la cultura dell'infanzia? Il rischio è un pericoloso salto all'indietro".
Per testimoniare "il cambiamento nel costume e nel servizio" la direttrice Peparello ha persino organizzato una mostra con materiale fotografico dagli anni '40 ad oggi: nelle foto, i capelli raccolti sulla nuca incorniciano volti affilati dalla miseria. Tra le braccia fagottini fasciato di pochi mesi. Volti di attesa dietro una vetrata, al di là della quale signorine in camice accolgono le richieste. L'ambiente nella foto è la segreteria dell'asilo nido di via Villari all'inizio degli anni '40. Così lo volle il duce con quella scritta rimasta tuttora intatta all'uscita della scuola "Casa della madre e del bambino". Così doveva essere, il luogo per l'assistenza di piccoli e mamme indigenti per l'impegno bellico dell'uomo di casa. Le donne godevano di servizio medico e del vitto, i piccoli restavano anche di notte. Il senso di quella "casa" è tutto nella parola asilo. Un nome che è rimasto tuttora anche se il progetto educativo è completamente cambiato. Oggi i nidi sono diventati il primo anello del sistema formativo di base. Eppure neanche il governo ne ha preso coscienza a tal punto che dipendono tuttora dal ministero della Sanità e da quello della Politiche sociali.
Nella mostra, foto, documenti, oggetti e persino le antiche divise delle assistenti, gelosamente custodite negli anni. Il materiale è stato raccolto e riordinato dalle educatrici coordinate dalla direttrice e adesso è quasi tutto pronto per l'esposizione, negli spazi dell'assessorato alle Politiche educative in via Venezia (dal 9 al 14 giugno).
Rossella Peparello l'ha presa come una sfida alla vigilia di un futuro che non le piace neanche un po', perché l'"io si costruisce nei primi tre anni di vita" e perché nei nidi di Bari "c'è una programmazione anche per i bambini più piccoli". La visita ai piani superiori dell'asilo di via Villari, è praticamente un tuffo nei colori e in una dimensione fiabesca fatta di casette, giochi, ponticelli, tende dipinte con l'impronta di cento manine e persino una sezione per la sperimentazione della riforma Moratti con laboratorio di inglese, grafico-pittorico e musicale. Niente a che fare con il progetto dei nidi in azienda. "Un ritorno al passato" continua a dire la direttrice. Al piano di sopra le volte sono alte e gli spazi enormi e luminosi. Le educatrici non portano più cuffia e camice dal colletto rotondo. Cimeli da dimenticare con un'epoca che non esiste più.


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