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Mess.Veneto-Studiare costa ormai così tanto da rappresentare quasi un lusso

Dall'Agnese fa i conti e s'indigna: "La scuola cresce, ma solo di prezzo" "Studiare costa ormai così tanto da rappresentare quasi un lusso" L'OPINIONE ...

21/08/2003
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MessaggeroVeneto

Dall'Agnese fa i conti e s'indigna: "La scuola cresce, ma solo di prezzo"
"Studiare costa ormai così tanto da rappresentare quasi un lusso"
L'OPINIONE


"La scuola costa tanto da diventare quasi un lusso. I rincari del 7 per cento, dai libri agli accessori, colpiscono i bilanci delle famiglie. Salta il paniere del caro libri che schizza dal previsto 2,7 al 5 o 6 per cento di aumento in copertina e non si salvano i conti nemmeno nella scuola dell'obbligo se nella media Centro studi di Pordenone i genitori dovranno sborsare 50 euro per il corso opzionale di lingua inglese. È un bel problema, destinato a ingigantirsi con i tagli alle risorse pubbliche che dovranno essere recuperati tassando l'utenza".
Fa i conti e si indigna il sindacalista di Cgil scuola Gianfranco Dall'Agnese. Se la scuola è un diritto costituzionale almeno fino all'obbligo, rischia di essere un diritto a molti zeri.
"Non dimentichiamo che le spese conteggiano altre voci '#8212; continua Dall'Agnese '#8212;: le rette mensili dai 60 agli 80 euro nelle scuole dell'infanzia statali e paritarie. Un fatto curioso che affiora è nel conto spese delle materne: spesso la retta delle scuole statali è più alta di quelle paritarie che godono negli ultimi anni di ricchi appannaggi statali. Nella scuola primaria e media di primo grado a tempo pieno mensa e trasporti salassano il portafoglio familiare di almeno 80 euro ogni mese, alle superiori le tasse di iscrizione o per la copertura danni negli istituti tecnico-professionali fanno il resto. E sempre alle secondarie i progetti dell'offerta formativa sono diventati un business: da un euro all'ora a 20-30 euro per l'accesso agli approfondimenti. La scuola cresce, ma di prezzo, purtroppo".
La parola d'ordine, allora, è negoziare per abbattere i costi. A livello allargato con gli enti locali e le istituzioni scolastiche per aggirare l'ostacolo del "ticket" in crescita sul piano dell'offerta formativa ("cerca lo sponsor" dovrebbe essere il motto della gestione dell'azienda scuola), poi a livello famigliare con la scelta del "no logo". Come dire rinucia della "griffe" per il corredo scolastico e caccia grossa aperta al mercatino dei libri usati.
Una parola, convincere le generazioni in crescita alla filosofia dei "discount" e al libero "look" sui banchi. Ma l'antidoto al caro-scuola è anche una questione di etica, o no? (c.b.)


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