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Mess.Veneto-L'ISTRUZIONE COME UN'AZIENDA

DUBBI SULLA RIFORMA MORATTI L'ISTRUZIONE COME UN'AZIENDA di MASSIMO ONOFRI Ci ...

13/09/2003
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MessaggeroVeneto

DUBBI SULLA RIFORMA MORATTI
L'ISTRUZIONE COME UN'AZIENDA
di MASSIMO ONOFRI


Ci siamo: la riforma della scuola si sta dotando dei suoi primi contenuti: che mettono subito in giuoco l'istruzione elementare e media. Il nostro premier, dal canto suo, non ha più dubbi: ai ragazzi verrà insegnato a diventare finalmente "imprenditori di se stessi". Da quando il primo grande pedagogo dell'Occidente, l'ateniese Socrate, invitò gli uomini al "nosce te ipsum", insomma alla conoscenza di sé, di strada ne abbiamo fatta molta: se potremo rapportarci ai nostri figli come a delle funzionalissime aziende, che, c'è da giurarlo, avranno più confidenza con la manutenzione che con l'introspezione. In perfetta coerenza con tutto questo si profila il ritorno delle scuole professionali (ricordate l'avviamento?) laddove quel che preoccupa non è tanto l'implicita premessa classista quanto l'ipotizzazione d'una scuola che, per formare, rinunci a educare.
Ma, al di là dei proclami ideologici e dell'ottimismo obbligatorio, vediamoli più da vicino questi contenuti: che si riducono, di fatto, all'introduzione dell'informatica e dell'inglese in prima elementare, nonché della seconda lingua in prima media. Quanto alle lingue, possiamo dire che le nostre elementari sono già all'avanguardia in Europa: sicché il decreto aggiunge pochissimo a quel che c'è già. Quanto all'informatica ben venga. Ma non dimentichiamo che trattasi di sapere tanto fruttuoso quanto estremamente volatile e di velocissima assimilazione: il rischio è che i nostri bambini siano costretti, tra cinque anni, a disimparare tutto ciò che hanno imparato oggi.
Il punto più interessante, direi nevralgico, è, però, la promessa d'un decreto a brevissimo termine che tocchi la questione della formazione degli insegnanti. Il governo fa bene a impegnarsi su questo punto cruciale. Anche se non vorrei che la sua fosse la posizione di chi predica bene e razzola male. La contrazione delle classi e degli istituti, come si sa, ha portato alla soppressione di molte cattedre, con conseguente riduzione dei posti di lavoro.
Stessa severità ha riguardato gli insegnanti di sostegno. Le famiglie, a tal proposito, dovrebbero sapere che oggi un docente di ruolo (e dunque non licenziabile), supponiamo di matematica, che ha perso la sua cattedra, può essere utilizzato appunto nel sostegno, senza avere in precedenza frequentato un corso specializzante in tal senso. Un bel modo, questo, per punire chi, già punito dalla vita, sarà costretto a vedersela con un (incolpevole) incompetente. Ma anche un ottimo inizio in direzione dell'allestimento di quei piani di studio personalizzati tanto celebrati oggi dal ministro Moratti in gloria della nuova scuola italiana.


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