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La Sicilia: vorremmo sperare che le parole di Bertinotti...

Non era mai successo, a nostro ricordo, che nel primo discorso di insediamento di un presidente della Camera dei deputati ci fosse una così lunga e pertinente citazione proprio sulla scuola e proprio sugli insegnanti

01/05/2006
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La Sicilia

Noi vogliamo contare sulla scuola come una parte fondamentale nella costruzione di una nuova convivenza e vorrei qui ricordare il lavoro prezioso delle insegnanti e degli insegnanti che costituiscono un patrimonio per il futuro del nostro paese. Un patrimonio con cui lavorare e sconfiggere la peggiore delle selezioni di classe, quella che può colpire in giovane età ragazze e ragazzi, spingendoli all'esclusione. Vorrei ricordare da questa tribuna la lezione, in cui vorrei tutti ci riconoscessimo, di una grande coscienza civile e di un riformatore del nostro paese che di questo tanto ci ha insegnato: don Lorenzo Milani". Non era mai successo, a nostro ricordo, che nel primo discorso di insediamento di un presidente della Camera dei deputati ci fosse una così lunga e pertinente citazione proprio sulla scuola e proprio sugli insegnanti, con un altrettanto felice riferimento all’opera svolta da Don Milani, sia come educatore dei ragazzi di Barbiana e sia come autore di uno dei testi più importanti di sociologia e didattica sul quale migliaia di docenti hanno ispirato la loro azione educativa: Lettera a una professoressa. Questo inatteso richiamo alla fondamentale funzione della istruzione in un paese come il nostro, assetato di innovazioni per contrastare le concorrenze, ma abbandonato da tanti cervelli, fa forse ben sperare in un rinnovato impegno dello Stato per una preparazione forte e adeguata dei nostri giovani e per una rivalutazione del lavoro dei docenti. E fa ben sperare anche nei confronti di una diversa valutazione della riforma Moratti, nel senso di un suo ineludibile miglioramento, ancorché della sua totale abrogazione. Per questo è sembrato come se tutta la Camera prendesse coscienza che non è più tempo di contentini o di false promesse a chi ogni giorno ha così grande responsabilità nei confronti dei giovani, dai quali, lo si voglia o no, dipende il destino di questa Nazione nel futuro più prossimo e all’atto del ricambio generazionale. Abbiamo avuto l’impressione, dalla parole del nuovo presidente della Camera, come di una presa d’atto ufficiale che se si vuole migliorare la società bisogna partire, come insegnava Socrate, proprio dalla educazione e proprio dalla istruzione dei giovani verso i quali il mondo, e quindi l’attuale classe politica, deve avere interesse a mettere al centro della sua azione. Quasi che si volesse un impegno preciso e alto di tutti i deputati a non tralasciare un obiettivo primario, sempre più sentito e richiesto da genitori e insegnanti, dirigenti e società civile: quello di non lasciare indietro nessuno. Un parte di discorso e una citazione apprezzata e dovuta, finalmente, a una categoria sensibile ma dimenticata, quella dei professori; e un riferimento alla esclusione dalla cultura cui tanti giovani vanno incontro, figli di operai soprattutto, come insegnava don Milani, spesso proprio per le inefficienze dello Stato e le sue abulie, le sue incertezze e i suoi equilibri politici che però rimangono incomprensibili di fronte alle necessità del paese. Le esclusioni, che don Milani denunciava, ancora oggi sembra non siano state del tutto sconfitte, anzi, tanto che gli abbandoni o le non iscrizioni rimangono per lo più uno zoccolo duro nel nostro paese. Per questo vorremmo sperare che le parole di Bertinotti siano veramente viatico per una rivoluzione decisa e decisiva della scuola, dove alle polemiche e alle fazioni, alle azioni di forza e alle insensibilità si sostituiscano il dialogo e il buon senso, la condivisone dei valori e soprattutto la volontà di fare della scuola una scuola che sia di tutti e in cui tutti si riconoscano, al di là delle maggioranze e al di là delle preferenze e al di là della caste e delle classi, categoria sociologica quest’ultima che vorremmo restasse retaggio dell’ottocento.

PASQUALE ALMIRANTE


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