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Repubblica: Cosa studiare nel mondo che verrà

Il segreto dell´eccellenza sta nella capacità delle facoltà Usa di rinnovarsi continuamente, adattandosi all´evoluzione dell´economia e alle richieste del mercato del lavoro

13/01/2010
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la Repubblica

Dalla medicina narrativa alla cybersicurezza: l´America pensa nuovi corsi per l´università
ELENA DUSI
Per ripartire dopo la crisi, i paesi riaccendono i motori delle università. È da qui che ci si sforza di leggere le tracce del presente per estrapolare il futuro che sarà. Poi si offrono le proprie previsioni sotto forma di corsi di studio e di professioni innovative: esperti in nuovi mezzi di trasporto, energia verde, ingegneria sostenibile, sicurezza sia interna contro il terrorismo che informatica.Da sempre questo sistema è un punto di forza degli Stati Uniti. La capacità di attirare cervelli dal mondo intero è legata all´altissima qualità dell´istruzione superiore. In questo campo la leadership americana resiste. Ma solo a costo di non sedersi sugli allori. Il segreto dell´eccellenza sta nella capacità delle facoltà Usa di rinnovarsi continuamente, adattandosi all´evoluzione dell´economia e alle richieste del mercato del lavoro. Perciò in questa fase il sistema accademico è di nuovo sotto pressione, per risolvere problemi senza precedenti.
Interi settori dell´economia sono stati stremati dalla grande recessione e dalla concorrenza dei paesi emergenti; la mappa delle attività e delle professioni è in rapida evoluzione. Al tempo stesso si riducono i finanziamenti pubblici e il costo dei corsi rincara: col risultato di rendere ancora più selettivi ed esigenti i futuri iscritti e le famiglie che devono pagare le rette. Messo di fronte a queste sfide il sistema reagisce bene, con un´esplosione di creatività e d´inventiva. In una congiuntura economica difficile, l´istruzione qualificata appare più che mai come la risorsa che può fare la differenza.
Di qui la proliferazione dei master: oggi sono il doppio rispetto a due decenni fa. E non si tratta di "diplomifici" che moltiplicano lauree inutili. Al contrario la gara è proprio nel preparare i giovani alle nuove domande della società: con corsi di specializzazione mirati in settori che vanno dalla cyber-sicurezza informatica all´antiterrorismo, dal risparmio energetico all´architettura "verde". Fino a includere master sorprendenti come la "medicina narrativa", che incrocia lo studio della letteratura per ispirare il dialogo con i pazienti. Senza bisogno di arrivare alle superfacoltà della Ivy League, anche un ateneo periferico come l´Arizona State University ha creato 25 nuovi master in cinque anni.
La risposta del mercato del lavoro è chiaramente positiva. Secondo gli ultimi dati del Federal Bureau of Labor, un giovane che ha ottenuto un master in media guadagna il 20 per cento in più di chi ha solo la prima laurea. L´attenzione delle autorità accademiche all´evoluzione dell´economia è legata naturalmente anche al livello esoso delle rette - una media università non costa meno di 30 mila dollari l´anno - che da sempre giustifica un atteggiamento molto esigente da parte degli iscritti. Lo studente americano si considera un "consumatore d´istruzione", paga molto e pretende molto. Non a caso tra le facoltà premiate dall´affluenza delle iscrizioni in questa fase ci sono le Business School e le Law School, da sempre fucine della classe dirigente imprenditoriale e politica.
Ma il mondo universitario americano sa cogliere anche il boom delle vocazioni più "sociali": nella germinazione dei nuovi master vanno forti le scienze ambientali e qualsiasi materia di studio che abbia il prefisso "bio" davanti. Contrastando la proverbiale autoreferenzialità degli americani, è boom negli studi avanzati di lingue straniere, con il cinese in testa. La University of Michigan ha registrato il 38 per cento di crescita delle iscrizioni in tutte le lingue asiatiche. Lo stesso ateneo ha anche introdotto cento corsi di "imprenditorialità", che aiutano gli studenti a creare un´attività in proprio.
Il dialogo con il mondo delle imprese è fertile sotto un altro profilo. Si scopre che le aziende non chiedono alle facoltà di sfornare degli iperspecialisti precoci. Anzi le materie umanistiche vengono rivalutate, se servono a dare agli studenti capacità relazionali, padronanza del linguaggio, fantasia e creatività.

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