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Unità: Atenei, Gelmini taglia i fondi. Il Pd: lavoro, ricerca, autonomia

Il Pd presenta le proposte per la riforma dell’Università. Il segretario: «Si alle riforme, no ai bidoni». Orientamento, diritto allo studio, residenze, per gli studenti. Carriere rapide e con regole chiare per i ricercatori.

22/04/2010
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l'Unità

Maria Zegarelli
La sua è una precisa scelta politica, proprio ora che il Palazzo è sospeso in vista della Direzione di oggi del Pdl, proprio mentre tutti i discorsi portano lì, al destino di Gianfranco Fini, Pierluigi Bersani convoca una conferenza stampa nella sala Mappamondo e illustra le iniziative del Pd sulla riforma dell’Università, perché, dice: «Di là discutono del futuro di Fini, noi lavoriamo per il futuro del Paese». Anche sull’Università parte la sfida al Pdl: «Noi diciamo sì alla riforme, no ai bidoni. che nessuno metta il punto interrogativo sulla nostra reale volontà di farle,ma devono essere vere riforme», insiste il segretario Bersani. Letta parla del progetto «Italia 2011», lanciato durante la direzione di sabato e dice che università, ricerca e sapere ne sono il cuore. Per questo è partito il Forum che sta elaborando gli emendamenti da presentare alla Riforma Gelmini in discussione ora al Senato e poi alla Camera. Tutto verterà su valutazione, ruolo unico della docenza, contratto unico della ricerca «e regole chiare per la ripartizione del fondo di funzionamento ordinario», spiega Marco Meloni, responsabile Università della segreteria, secondo cui «le linee guida del 2008 promettevano autonomia, responsabilità e promozione del merito, mentre la riforma va nella direzione opposta e, si caratterizza come un disegno iper-centralista, con innumerevoli norme e nessun investimento, anzi con la previsione di un taglio di un miliardo di euro». I due capogruppo delle relative Commissioni di Camerae Senato, Manuela Ghizzoni e Antonio Rusconi, assicurano che non ci sarà ostruzionismo, «non siamo il partito dei “no”, ma non rinunceremo a dire la nostra».
LE PROPOSTE Il Pd punta ad una riforma che renda i percorsi di carriere per i ricercatori più rapidi, con un contratto unico che unifichi le posizioni di assegnista, borsista e post-doc e esiti certi per la carriera, con l’assunzione alla fine dei sei anni, in caso di valutazione positiva. Da qui la necessità di uno stanziamento di 100 milioni l’anno per 8 anni per consentire ai ricercatori di avere «reali opportunità di entrare nei ruoli di docenza», mentre per favorire l’ingresso di nuove generazioni il Pd prevede che solo i docenti attivi nella ricerca dopo i 65 anni possano ancora svolgere didattica. Per quanto riguarda la governance si punta ad una vera autonomia degli Atenei, «con nuove regole di ripartizione delle risorse tra gli stessi sulla base di pochi parametri come il numerodegli studenti, la valutazione di ricerca e didattica, il diritto allo studio e la coesione territoriale». Infine, perun vero rilancio dell’università l’obiettivo è quello di passare dall’attuale 0,8 del Pil all’1,3% in dieci anni, raggiungendo la media europea. «L’università così come è - aggiunge Letta - non va bene ma non si può immaginare una riforma che invece di prevedere investimenti stabilisce tagli».Da qui la proposta di eliminare quelli previsti dalla legge 133.
IL VIAGGIO NELLE UNIVERSITÀ Intanto il Pd inizierà il suo viaggio negli atenei incontrando la «base», la prima tappa sarà in Campania il 10 maggio, dove andrà lo stesso segretario, poi Puglia, Calabria, Sicilia, e nel resto del Paese fino alla metà di luglio. «Vogliamo rendere evidente quanto per il Pd la questione di una buona riforma dell’Università sia parte integrante del rilancio della nostra economia», dice Letta. «Noi presentiamo le nostre proposte e al Senato ci siano confrontati con la maggioranza e il governo - conclude Bersani - Se ci propongono una riforma che si occupi di studenti, ricercatori e governance senza dimenticare che la situazione è drammatica e ci sono università al fallimento, bene, altrimenti si arrangino ».v