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Manifesto: Siamo alla selezione della razza docente

REGIONALIZZAZIONE DEI PROFESSORI

21/04/2010
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il manifesto

Giuseppe Caliceti
Dopo il successo alle Regionali, il governo doveva darle qualcosa. Probabilmente è anche per questo che Gelmini, nei giorni scorsi, ha aperto alla proposta della Lega - rilanciata pure dal governatore della Lombardia - delle graduatorie regionali per l'arruolamento degli insegnanti.
Chi, anche nel centrosinistra, pensava che l'obiettivo di questo governo fosse squisitamente economico - cioè fare cassa sulla pelle dei più deboli: i più giovani, i nostri figli - deve ricredersi. Aveva in serbo qualcosa di più, di peggio. Un disegno, una ideologia che non mira solo allo smaltellamento della scuola pubblica, ma all'utilizzo in termini politici e propagandistici di quello che resterà di lei. Siamo arrivati a questa fase: alla promozione di una sorta di «federalismo mentale». Il contenuto lo mettono i leghisti: senza dubbio tra i peggiori pedagogisti in circolazione.
L'idea che il luogo di nascita di un docente possa essere quasi più importante della sua preparazione è assolutamente senza senso, ma risponde a esigenze politiche precise. Siamo di fronte a una forma di razzismo esplicitata già nei confronti della scelta dei docenti, figurarsi cosa succederà poi tra gli alunni e gli studenti. L'autonomia scolastica tanto decantata un tempo, rischia oggi di diventare una forma di idiota «regionalizzazione delle conoscenze». Non c'è che dire, alla vigilia dei festeggiamenti per l'Unità d'Italia non si potrebbe pensare a qualcosa di peggio.
Che accade, dunque? Gelmini pensa a un'altra delle sue riforme epocali: questa volta nella modalità di reclutamento dei docenti e della loro carriera, introducendo per la prima volta criteri meritocratici. Ma cosa è il merito di un docente o un dirigente scolastico per Gelmini e compagnia bella? Essere un Gianni Rodari o un Don Milani? No di certo. Il merito è sinonimo di obbedienza e poco altro. Non a caso docenti e dirigenti scolastici che oggi si pongono criticamente contro le idee sulla scuola del governo sono oggi subito segnalati, additati, richiamati, sanzionati come al tempo del fascismo. Perché siamo già dentro qualcosa, almeno nella scuola, che è in stato quasi più avanzato del fascismo. Comunque di un nuovo fascismo.
Questo è il nuovo ordine costituito tra i lavoratori pubblici. Così è accaduto con l'aziendalizzazione della Sanità, così accadrà con la mercificazione del sapere e della conoscenza e l'aziendalizzazione della scuola pubblica. Cosa è dunque il merito per Gelmini? Uno dei tanti alibi per nascondere un vuoto di proposta pedagogica che non ha uguali nella storia degli ultimi decenni. Ci aveva già provato il ministro all'Istruzione Berlinguer, a dividere i bravi docenti dai meno bravi, e aveva fallito. Ci aveva riprovato la Moratti, e aveva fallito anche lei. Ma questa volta è diverso. I tempi sono cambiati in peggio, l'operazione può riuscire. Gelmini pensa di poter arrivare a questo traguardo in tempi stretti. La protesta della cosiddetta utenza del mondo della scuola - i genitori di alunni e studenti - si è rivelata debole e ben condizionabile dai media. Cosa si vuole, in pratica? Si vuole che chi è nato in una regione abbia più merito di un altro docente per il semplice fatto di essere nato in quella regione invece di un'altra, a prescindere dalla sua effettiva preparazione pedagogica e didattica. Si vuole sancire un diritto di merito legato al luogo di nascita. E' puro razzismo.