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MENO SCUOLA IN ITALIA GRAZIE A 4 MINISTRI OMBRA E A UN MINISTRO VERO.

di Pino Patroncini

24/06/2008
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A leggere la parte della manovra finanziaria sulla scuola la prima domanda che viene in mente è: ma quanti ministri ombra della pubblica istruzione ci sono?
Non sto parlando di quello del PD, anche se sarebbe giusto chiedersi che cosa stia facendo in questi giorni, oltre a fregiarsi del suo titolo “umbratile”.
Ma Maria Pia Garavaglia non è sola! Con lei ci sono sicuramente altri tre ministri ombra:

1) la mancata ministra Valentina Aprea che di fronte al ministro ufficiale che ufficialmente si proclamava non ammalata di riformite ( allocuzione presa in prestito dal precedente ministro Fioroni) ha pensato bene di presentare lei la sua riforma della scuola,
2) il ministro Brunetta, che tutto preso dalla sua foga distruttiva nei confronti dello stato sociale, per mascherarla ha aperto la stagione della caccia ai fannulloni anche nella scuola.
3) infine il Ministro della pubblica istruzione Gelmini, che per ora sembra ancora tutta intenta a rendersi conto dei grattacapi del suo grosso ministero (riguarda fra docenti, ATA, studenti e genitori almeno il 50% della popolazione italiana), per il quale ha avuto in dotazione solo una sparuta pattuglia collaboratori: il depositario dello scudo crociato e Miss Padania.

Con tanti ministri ombra chi è allora il ministro vero?
Fino a ieri questa domanda trovava risposte solo nelle più subdole e insinuanti malelingue. Ma oggi non ci sono più dubbi.
Il vero Ministro della Pubblica Istruzione è ancora lui: Tremonti, quello che pur di risparmiare cinque anni fa ridusse l’esame di maturità all’ultima ripetitiva interrogazione con i propri insegnanti di sempre, quello che, insieme alla Moratti, sempre per risparmiare, escogitò la scuola spezzatino al posto di tempo pieno e tempo prolungato.
Oggi non ci sono più dubbi. Infatti è lui l’autore dell’ultimo documento relativo alla manovra finanziaria, in cui all’articolo 70 viene disegnata la scuola dei prossimi tre anni: una scuola in cui ci sono 100.000 insegnanti e 43.000 ATA in meno.
Non male per un paese che in Europa è agli ultimi posti numero di diplomati e di laureati: 69% di diplomati tra i giovani contro il 73% della Germania, il 77% della Gran Bretagna, l’80% della Francia, l’81% del Belgio e della Grecia, l’84% dell’Irlanda, l’86% della Finlandia.
Non male per una scuola che trova sempre più difficoltà con i nuovi alunni, immigrati e non solo.
Con circa il 12% di organico in meno sarà tutto più facile!
Che cosa dice infatti l’articolo 70?
Per capirlo meglio occorre, ma neanche più di tanto, una traduzione dal linguaggio burocratese di cui si ammantano i testi governativi al linguaggio quotidiano, dal parlare suadente da ministri al parlare come si mangia, come si suol dire.
Ecco allora grosso modo come potremmo metterlo in bocca al suo autore con un linguaggio diretto:

“Basta con queste classi così poco affollate! Dal 2009 più alunni per classe!
Il personale ATA deve essere ridotto di 43.000 unità in tre anni a partire dal 2009: 14-15.000 unità in meno all’anno!
Entro 45 giorni dall’approvazione Io e la Gelmini faremo il piano per ridurre gli organici.
Poche balle: la riforma non si fa per migliorare la scuola, si fa per risparmiare! Infatti per attuare ciò bisognerà cambiare ordinamenti e piani di studio. Nei seguenti modi:
1. Meno classi di concorso e classi di concorso più ampie così i docenti potranno insegnare più materie. E chi se ne frega se non saranno preparati in tutte!
2. Meno materie e meno ore di lezione soprattutto nei tecnici e nei professionali, che tanto lì ci vanno i figli degli operai.
3. Classi con più alunni dappertutto e meno indirizzi nelle secondarie superiori.
4. Nella scuola elementare ritorno al maestro unico, tutt’al più con inglese e religion, che non se ne può fare a meno. Se avanza qualcosa al massimo concederemo qualche doposcuola per i più sfigati. Scordatevi moduli e doppio organico!
5. Chi ha detto che i docenti devono fare solo 18 ore di lezione? Quanto agli ATA: non sono mica necessari dappertutto e a tutte le ore. Flessibilità ci vuole, flessibilità!
6. E basta con le scuole serali semivuote, che poi ne parlano anche i giornali. A settembre chi è fuori è fuori e chi è dentro è dentro. E se c’è poca frequenza la classe o la si accorpa o la si accoppa.
Guai a chi non lavora per questo obiettivo! Compresi i dirigenti scolastici: non vi abbiamo mica dato la dirigenza per niente. Pensavate di gestire l’autonomia scolastica? Sbagliato! Se non ubbidite vedrete che cosa vi capita alla prima valutazione!
E a te, Gelmini, se non raggiungerai gli obiettivi, ti taglieremo i fondi per il Ministero.
Insomma i denari che devono venire fuori sono questi: quasi 8 miliardi di euro in tre anni, con una progressione che da poco più di un miliardo di risparmio arriva fino oltre i 3miliardi, a botte di un miliardo in più ad anno scolastico
Ci sarà un comitato di controllo, che dovrà essere ben lieto di lavorare gratis.
Alla fine il 70% dei risparmi, ottenuti grazie all’appesantimento del lavoro di docenti e ATA, ce li pappiamo noi del Ministero delle Finanze. Da subito. Poi li dirotteremo dove il Governo riterrà meglio.
Il 30% servirà invece a dividere gli insegnanti tra chi farà carriera e chi no. Ma questo non prima del 2010. “

Di fronte a questa prospettiva i 200 milioni di euro che vengono destinati al fondo di istituto per il 2008 (art. 69) sono proprio l’uovo oggi che consente a Tremonti di papparsi tutto il pollaio domani.
Messi prima del capitolo tagli hanno proprio l’aria di uno specchietto per le allodole.
E’ invece più significativo quello che c’è al capitolo successivo, il 71, quello che riguarda le forze armate: qui il risparmio previsto è di 304 milioni a decorrere dal 2010. Nello stesso anno la scuola darà “oro alla patria” più di 5 volte tanto, nel 2011 più di 8 volte tanto, nel 2012 più di 10 volte tanto.
Un famoso Presidente della Repubblica più o meno 25 anni fa diceva: “Svuotate gli arsenali, riempite i granai!”.
“Svuotate le scuole, riempite le caserme” potrebbe essere il motto del prossimo candidato alla Presidenza della Repubblica.


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