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L'Assemblea nazionale dei ricercatori a Milano conferma la mobilitazione contro il DDL Gelmini

Cresce in modo unitario la protesta contro la demolizione del sistema universitario.

30/04/2010
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Ieri a Milano si è svolta un’affollata e partecipata assemblea nazionale dei ricercatori, su iniziativa degli Atenei di Torino, Milano, Napoli e Cagliari, cui hanno preso parte rappresentanze di 37 Atenei. L’assemblea è stata concepita come un incontro aperto, non riservato ai ricercatori, ed infatti erano presenti folte rappresentanze di precari, di studenti, nonché del restante personale strutturato. Il taglio dell’iniziativa è stato del tutto apprezzabile e condivisibile, rigettando istanze di autorappresentanza corporativa, a partire dalla convinzione che il problema della messa ad esaurimento dei ricercatori, e della necessità di dare soluzione ad un problema ormai trentennale, non può essere separato dalla questione complessiva dell’intervento sull’Università, che rappresenta ormai una questione nazionale. Il punto di partenza dell’iniziativa, e della mozione finale che riportiamo di seguito, è infatti la condizione di collasso in cui versa il sistema universitario, non solo per effetto del DDL Gelmini in discussione, ma a seguito di una politica di demolizione del sistema pubblico di alta formazione, perseguita attraverso i tagli brutali al finanziamento, oltre che attraverso gli specifici interventi normativi. In queste condizioni, ogni soluzione specifica ai problemi che interessano le diverse categorie professionali e gli studenti rischia di essere parziale ed inefficace, poiché inserita in un quadro di progressiva inagibilità gestionale, finanziaria e di sostenibilità del sistema. Occorre perciò ripartire da un capovolgimento dei paradigmi perseguiti dal Governo sul sistema universitario: la valorizzazione del ruolo pubblico, la qualità, l’inclusività e l’efficacia del sistema, il suo ruolo di motore della conoscenza, della didattica e dello sviluppo al servizio del Paese. Per realizzare tale obiettivo, e cambiare radicalmente di segno alle scelte del Governo è necessario un fronte ampio di protesta, in grado di riconoscere e saldare, dentro un quadro coerente di proposte, i bisogni dei singoli e delle categorie che compongono l’Università, insieme con chiare priorità di intervento che mettano l’Università al centro di un progetto-Paese.

La discussione nell’assemblea ha evidenziato un alto grado di consapevolezza di tale complesso insieme di elementi, ed una grande capacità di sintesi di proposta alternativa, condensata nella mozione finale, che richiama tutti i principali punti di criticità su cui tutte le categorie sono in grado di riconoscersi.

La mozione richiama anche le iniziative di mobilitazione indette nella settimana dal 17 al 22 maggio prossimi dalle Organizzazioni ed Associazioni della docenza, e rappresenta un punto intorno al quale una capacità di iniziativa diffusa e condivisa, partecipata da tutte le componenti universitarie, può costituire una forte ripresa di visibilità ed interlocuzione utile a cambiare le scelte del Governo.

Roma, 30 aprile 2010

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ASSEMBLEA NAZIONALE DEI RICERCATORI UNIVERSITARI
Milano, 29 aprile 2010

Mozione sul DDL di riforma dell’Università e sugli obiettivi della mobilitazione dei ricercatori

Le ricercatrici e i ricercatori degli atenei italiani in mobilitazione, riuniti in assemblea a Milano:

  • viste le condizioni di collasso in cui versa il sistema universitario;

  • considerato il fallimento degli interventi di riforma avviati finora;

  • vista la tendenza a diminuire progressivamente le risorse finanziarie necessarie al funzionamento del sistema;

  • ritenendo che lo sviluppo dell’Università statale e della ricerca scientifica sia un elemento essenziale per il benessere economico e sociale del Paese;

  • riconoscono la necessità di una profonda ristrutturazione del sistema universitario nazionale;

  • prendono atto delle scelte intraprese dal Governo con il disegno di legge 1905s (c.d. ddl Gelmini);

  • esprimono forte preoccupazione per i contenuti del ddl, in particolare per i seguenti motivi:

- la scomparsa della ricerca dalle funzioni fondanti delle università;

- la deriva aziendalistica e dirigistica delle università;

- l’emergere di aspetti che comportano la marginalizzazione dei ricercatori attuali e futuri;

- la precarizzazione della ricerca;

- la delega al governo sulla riforma del diritto allo studio.

  • sottolineano che questi provvedimenti si inseriscono in un quadro di crescente impoverimento di risorse finanziarie e di personale, conseguenza dei tagli attuati con le leggi 133/08 e 1/09, in forte controtendenza con i trend internazionali;

  • chiedono:

- il mantenimento dell'autonomia e del carattere fondamentalmente pubblico del sistema universitario, con presenza maggioritaria - su base elettiva- delle componenti universitarie rispetto a quelle esterne e con partecipazione paritetica in tutti gli organi di governo e gestione degli atenei, fermo restando che l’indirizzo politico e le competenze su didattica e ricerca spettano esclusivamente a chi appartiene alla comunità universitaria;
- l’abolizione dei tagli al finanziamento degli atenei, della ricerca e del diritto allo studio e un piano di rifinanziamento anche per ottemperare agli impegni presi dall'Italia a livello di Unione europea;
- l'uso della valutazione delle strutture (Dipartimenti) come metodo prevalente nella distribuzione delle risorse alle stesse, con eventuale premialità di quote aggiuntive, a fronte di finanziamenti certi, congrui e con programmazione almeno triennale;
- una riorganizzazione delle tre fasce attuali in un ruolo unico, articolato almeno su tre livelli, con adeguata retribuzione per gli oneri aggiuntivi rispetto alla normativa vigente;
- una chiara separazione dell'allocazione delle risorse tra reclutamento e progressione di carriera;
- il finanziamento di un reclutamento straordinario finalizzato al raggiungimento della media europea nel rapporto docenti/studenti, per non aggravare il divario esistente rispetto ai paesi OCSE, rapporto che già oggi è significativamente maggiore rispetto a quello italiano; e comunque chiedono la conservazione dell’attuale numero complessivo di ricercatori e professori;
- di prevedere, con finanziamenti dedicati, un numero adeguato di progressioni di carriera per gli attuali RTI mediante valutazione nazionale e, comunque, a regime eliminare tutte le distinzioni in termini di accessibilità alla progressione tra RTI e RTD;
- la cancellazione delle previste misure di riduzione della presenza dei ricercatori e dei prof. associati nelle commissioni di concorso e negli organi di governo dell’Università;
- l’equiparazione con i professori universitari associati e ordinari in materia di prepensionamento, con la prospettiva di adeguare l’età pensionabile dei docenti alla media europea;
- l’istituzione di un’unica figura pre-ruolo chiaramente legata a percorsi certi (tenure track), con l’allocazione delle risorse specifiche per la progressione di carriera all’atto dell’assunzione;

  • proclamano la continuazione dell’indisponibilità a tutte le forme di didattica frontale non obbligatoria richiamando formalmente i nuclei di valutazione a non considerare i ricercatori per la formulazione dell’offerta formativa;

  • dichiarano che la loro protesta non cesserà fino a quando non verranno presi provvedimenti per accogliere le loro richieste;

  • aderiscono alla settimana di mobilitazione indetta da tutte le sigle sindacali prevista dal 17 al 22 maggio auspicando che essa assuma un carattere unitario, coinvolgendo docenti, ricercatori strutturati e non, dottorandi, studenti e personale tecnico-amministrativo.

Milano, 29 aprile 2010