“L’Italia sta meglio degli altri paesi” chi sottolinea la gravità della crisi “è un uccello del malaugurio” “genera ansia”, “gli italiani devono continuare a comprare e non cambiare le loro abitudini” così il Governo continua a negare la crisi economica a fronte di un aumento esponenziale del tasso di disoccupazione e del ricorso alla cassa integrazione, per non parlare dei previsti prossimi sfratti per morosità.
“Gli italiani devono lavorare di più” è l’ultima battuta del Presidente del Consiglio. Definirla vergognosa è poco se si pensa ai lavoratori precari buttati fuori dal mondo del lavoro sia nei settori privati che pubblici. Solo nei nostri comparti sono decine di migliaia.
La verità è che il Governo, unico in Europa, non ha nessuna idea di come uscire dalla crisi anzi le sue politiche stanno portando un attacco profondo ai diritti costituzionali e ai diritti del lavoro. Gli unici provvedimenti presi sono a favore del capitale e degli interessi dei più forti, non si intravede alcun progetto che prefiguri l'uscita da una crisi che viene già pagata dai più deboli.
Mentre gli altri Governi a cominciare da quello americano investono sulla cultura, sulla scuola, sull’università, sulla ricerca, sulla formazione degli adulti e sui giovani questo Governo taglia proprio i settori della conoscenza.
Le università italiane non avevano mai subito tagli così drastici e insostenibili, è un attacco senza precedenti all’università pubblica, alle lavoratrici ed ai lavoratori, a partire da quelli precari che saranno condannati ad un futuro ravvicinato di disoccupazione.
E’ per questo che la FLC Cgil lancia un appello al mondo universitario perché si mobiliti contro le scelte che questo Governo porta avanti in modo unilaterale ed arrogante.
I provvedimenti del Governo cancellano la contrattazione e i diritti del lavoro per lasciare il posto al potere unilaterale del Governo su reclutamento, carriere, salario, organizzazione del lavoro, provvedimenti disciplinari. L'accordo separato del 30 ottobre sul protocollo per il pubblico impiego e quello del 22 gennaio sul modello contrattuale vanno esattamente in questa direzione: i contratti del secondo biennio, una manciata di spiccioli concessi dal Governo, sono l'anticipazione dei futuri contratti nazionali.
La Cgil sta consultando le lavoratrici ed i lavoratori e sottoponendo a referendum l’accordo separato del 22 gennaio, è una consultazione straordinaria che garantisce il rispetto del diritto dei lavoratori ad esprimersi con il voto nel merito degli accordi che li riguardano.
Le nostre impostazioni rivendicative sono state alla base dello sciopero del 18 marzo, e sono parte fondamentale della piattaforma della CGIL per uscire dalla crisi, che mette al centro delle proprie strategie la conoscenza come volano dello sviluppo, della crescita economica e sociale e della democrazia.
Vogliamo combattere la crisi, costringere il Governo ad adottare provvedimenti giusti per aiutare i più deboli, vogliamo unire nord e sud affermando un federalismo solidale perché non è con gli egoismi territoriali che si costruisce un Paese più uguale e più giusto, un paese che favorisca la convivenza di una società multi etnica, vogliamo un sistema di istruzione e ricerca pubblico, che non costringa i giovani ad emigrare all’estero per trovare lavoro, che formi cittadini consapevoli capaci di esprimere un giudizio critico ed autonomo.
Il 4 aprile si terrà una grande manifestazione nazionale a Roma per dire no e proporre un’Italia diversa e possibile.
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