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Intesa tra governo e sindacati sul rinnovo dei contratti pubblici: la CGIL non firma

La CGIL non firma. Gli aumenti proposti sono miseri, nessun intervento a favore dei precari e nessuna riduzione fiscale ai lavoratori dipendenti. Permane l'incertezza delle risorse per Università, Ricerca e Afam. Per la scuola nessun risparmio verrà reinvestito sul lavoro.

01/11/2008
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Nel pomeriggio di giovedì 30 ottobre il governo ha sottoposto ai sindacati il testo definitivo del Protocollo d'Intesa sul rinnovo dei contratti pubblici, confermando sostanzialmente la linea già espressa durante il confronto lampo della scorsa settimana a Palazzo Vidoni.

Questi i punti salienti dell'intesa:

  • un aumento medio mensile lordo di 70 euro a fine biennio (al 31.12.2009). Questo aumento, secondo la proposta del governo, va ripartito come segue: 60 euro sullo stipendio mensile e 10 euro per la parte accessoria;

  • i risparmi provenienti dai tagli del D.L. 112/2008 andranno prevalentemente alle alte qualifiche dopo procedimenti rigorosamente selettivi per individuare il merito;

  • apertura delle trattative per quei comparti che non hanno ancora avuto il rinnovo il primo biennio 2006/7. Vedi ad esempio la dirigenza scolastica e la ricerca.

L'intesa inoltre prevede l'impegno delle parti a rivedere in un successivo accordo il modello contrattuale a partire dal 2010.

La CGIL non ha sottoscritto l'intesa per le seguenti ragioni:

  • gli aumenti proposti sono inadeguati rispetto al vertiginoso aumento sia del costo della vita che dei carichi di lavoro del personale per effetto dei tagli dei posti. Questi aumenti sono davvero irrisori se si considera che al netto delle tasse, che il Governo non ha intenzione di ridurre, si traducono in circa 49 euro mensili per le qualifiche medio/alte per ridursi a 20 euro circa nel caso delle qualifiche più basse.

  • Nessuno sforzo è stato fatto per rendere più stabili migliaia di contratti di lavoro precario.

  • Nessun impegno per ridurre la pressione fiscale sullo stipendio dei lavoratori dipendenti.

Con i risparmi, che il comparto scuola non ha (partono dal 2010), si vuole premiare il merito di pochi. Questo infatti è l'elemento strategico presente in tutta la manovra dei tagli della scorsa estate. In conclusione, nell'intesa non c'è nessuna ipotesi di valorizzazione e di riconoscimento sociale di un lavoro pubblico dal quale i cittadini si aspettano prestazioni sempre di maggiore qualità.

Infine, il quadro complessivo delle risorse è molto incerto per l'università, la ricerca e l'Afam, che scioperano il 14 novembre.

Per la dirigenza scolastica manca ancora l'atto di indirizzo del biennio 2006/2007 e l'intesa fa solo un generico riferimento all'accelerazione della procedure per l'apertura delle trattative di quei contratti che sono da rinnovare da oltre due anni.

Roma, 30 ottobre 2008