Conoscenza News ::::: la newsletter della FLC CGIL
Direttore responsabile Ermanno Detti
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Anno I n. 26 del 16 dicembre 2005
Notizie
Servizi e Rubriche

La riforma della Previdenza complementare e la delega previdenziale

Per l'importanza che riveste l'argomento riteniamo utile riportare l'articolo di Morena Piccinini, della Segreteria della CGIL, pubblicato su Rassegna Sindacale.

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"Il governo si era ripromesso di applicare solo le parti apparentemente più facili e di effetto  della delega previdenziale, in particolare il bonus per chi posticipa la pensione di anzianità, già in vigore, e la previdenza complementare, per poter dire in Europa che ha fatto la "grande riforma". E invece tutto gli è scoppiato in mano e la grande riforma è ritornata ad essere quello che era fin dall'inizio: un grande pasticcio nel quale è rimasto sepolto il governo medesimo. Il 1° luglio erano tutti tranquilli, i ministri all'unanimità, le assicurazioni, le banche... lo schema di disegno di legge andava bene a tutti costoro, tutti interessati a mettere le mani sul TFR dei lavoratori e a renderlo un grande patrimonio a disposizione dei mercati. Le 23 associazioni, tra le quali sono state determinanti le organizzazioni sindacali confederali, hanno fatto saltare il banco dimostrando che quell'impianto era inaccettabile per  lavoratori e imprese e, nel momento in cui il ministro Maroni ha dovuto accettare buona parte delle modifiche proposte, è successo il pandemonio rendendo evidente come tutti costoro, dalle assicurazioni a chi fa politica col perenne  conflitto d'interessi, non fossero disponibili ad accettare alcuna modifica sensata che avesse a riferimento anche l'interesse dei lavoratori anziché l'esclusivo interesse dei mercati finanziari e speculativi.

Per questo il governo, la settimana scorsa, ha preso la decisone  più assurda tra le tante che poteva prendere. Non potendo più cambiare radicalmente il testo di Maroni, e non volendo prendere le distanze dalle pretese delle assicurazioni, ha di fatto posticipato di due anni l'entrata in vigore del decreto, con somma gioia di Tremonti che così risparmia anche i 600 milioni di euro promessi per le compensazioni alle imprese ed evita una sanzione europea per il fondo per l'accesso al credito delle imprese che facilmente si configura come aiuto di stato. Soprattutto si è scaricato sul futuro governo l'onere di far quadrare tutti questi tasselli impazziti e di trovare risorse nuove.

In questo enorme pasticcio noi possiamo dire di avere la soddisfazione di aver rimandato a casa del governo una polpetta avvelenata, il decreto del 1° luglio, della cui pericolosità pochi si erano accorti e di aver svelato quante e quali  speculazioni finanziarie si preparavano sulla pelle dei lavoratori.

Abbiamo ottenuto cambiamenti sostanziali al testo originale, ripristinando il valore della contrattazione collettiva  e rendendo più trasparente e garantita per i lavoratori  la procedura del silenzio-assenso, mentre confermiamo che rimangono parti  da noi non condivise come la disciplina fiscale e quella sui riscatti. Abbiamo, inoltre, reso evidente la grande paura che hanno le assicurazioni a confrontarsi realmente con il sistema dei fondi negoziali: se entrare nel sistema vuol dire sottostare alle medesime regole, per il momento per loro è meglio starne fuori perché in tempi brevi non sono in grado di modificare i loro prodotti per rientrare nelle regole comuni, meglio confidare in cambiamenti ulteriori della normativa e avere comunque più tempo a disposizione, se proprio saranno costretti ad adeguarsi.

Il sindacato non deve avere paura delle assicurazioni: a testa alta dobbiamo rappresentare ai lavoratori cosa abbiamo fatto in questi mesi e soprattutto utilizzare il tempo a disposizione per accrescere la conoscenza, la fiducia e l'adesione ai fondi negoziali.

Se abbiamo sempre detto che per noi il semestre del silenzio assenso doveva significare fare in modo che tutti i lavoratori fossero informati ed effettuassero una scelta esplicita di adesione alla previdenza complementare di natura contrattuale, questo impegno va rinnovato a prescindere dalla entrata in vigore del decreto medesimo. Perché la cosa più sbagliata sarebbe se anche noi avvalorassimo nei fatti ciò che alcuni giornali hanno sostenuto all'indomani della decisione del governo, ossia che i lavoratori sarebbero penalizzati e perderebbero due anni di futura pensione integrativa. Ma ciò avverrebbe  solo se si volesse destinare il TFR a fondi bancari o ad assicurazioni, cioè a forme previdenziali che noi di certo non riteniamo più vantaggiose. Bisogna riaffermare che la previdenza complementare c'è, è una realtà positiva per oltre un milione dei lavoratori dipendenti, gli attuali strumenti offerti dalla contrattazione non hanno nulla da invidiare ad ogni altro strumento sul mercato finanziario, anzi bisogna far presto per fornire questo strumento anche ai lavoratori che ancora ne sono privi, a partire dai pubblici dipendenti.

Il decreto avrebbe dato alcune possibilità importanti, dalla informazione capillare sul sistema previdenziale alla possibilità di destinate tutto il TFR, anche per coloro che oggi possono impiegare solo la quota fissata contrattualmente, alla compensazione per le imprese e conseguente minor resistenza delle medesime a mettere a disposizione il TFR dei dipendenti, ma il posticipo di queste novità non è di impedimento alla adesione volontaria  ai fondi negoziali, in modo che ognuno  cominci a costruirsi un importante risparmio previdenziale.   

Quindi  occorre che ci impegniamo da subito  ad  avviare una grande campagna di adesione e di informazione, la stessa che avremmo fatto se il decreto fosse entrato in vigore ora".

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Rinnovo vertici ARAN: comunicato stampa del Segretario generale FLC Cgil sull'iniziativa irresponsabile del Ministro Baccini

"In modo del tutto casuale abbiamo appreso che sono state avviate dal Ministro Baccini le procedure per sostituire il Presidente dell'Aran ed il Direttivo dell'Agenzia.

La scadenza naturale degli incarichi all'Aran è fine gennaio e far partire ora le sostituzioni significa che i contratti ancora da aprire (mi riferisco, per quanto riguarda la FLC , al contratto biennale dell'università ed al contratto quadriennale dell'Enea) slitteranno di diversi mesi rispetto a tempi che sono già ora insopportabilmente lunghi.

Non solo. L'avvio della stagione contrattuale 2006-2009 risentirà inevitabilmente di questa scelta che consideriamo grave ed irresponsabile da parte di chi si era impegnato (!) a chiudere tutti i contratti pubblici entro il dicembre 2005".

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Gli ordini del giorno votati dal Comitato Direttivo della FLC Cgil 

Nella riunione del 5 dicembre u.s. il Comitato Direttivo, oltre all'illustrazione e alla discussione dell'ipotesi di CCNL degli Enti Pubblici di Ricerca, siglata lo scorso 3 dicembre, ha preso in esame i seguenti argomenti, sui quali sono stati presentati tre ordini del giorno, votati all'unanimità:

  • il testo della Legge di "riforma" della Costituzione approvata dal governo, decidendo l'impegno della FLC per la raccolta di firme di indizione del referendum confermativo;

  • i provvedimenti che il Governo intende mettere in campo per attaccare e stravolgere la Legge 194/78;

  • le questioni aperte per quanto riguarda il comparto dell'Alta Formazione Artistica e Musicale. 

Ordine del giorno sulla Legge di "riforma" della Costituzione
Ordine del giorno sull'attacco alla Legge 194
Ordine del giorno sulle questioni aperte nel comparto AFAM

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Le valutazioni della Consulta docenti sulla legge sullo stato giuridico della docenza

Il 24 Novembre scorso si è riunita la Consulta docenti della FLC Cgil per esaminare gli effetti della legge sullo stato giuridico della docenza universitaria e per valutare la nuova fase apertasi dopo l'approvazione e pubblicazione della medesima sulla Gazzetta Ufficiale.

Tra gli aspetti evidenziati dall'ampia relazione introduttiva del coordinatore, segnaliamo alcuni punti.

1.    Se il movimento ha mancato il suo obiettivo massimo, ha profondamente condizionato i contenuti - pur sempre profondamente negativi - della legge. Basti un esempio: uno dei punti più squalificanti del d.d.l. era la messa ad esaurimento dei ricercatori ed era questo uno dei punti sui quali più si appuntava la critica nostra e dell'intero movimento; nel testo definitivamente approvato il ruolo dei ricercatori diventerà ad esaurimento solo nel 2013.

2.    Lo scontro con la ministra Moratti è avvenuto non per difendere l'assetto tradizionale dell'Università, ma perché portatori di un nostro disegno di riforma, di profondissima riforma, per una Università che sia insieme di massa e di qualità, come abbiamo detto nella nostra Conferenza programmatica.

3.    I concorsi: si dice che si ritorna - finalmente - ai concorsi nazionali perché il precedente regime aveva un peccato originale, quello del localismo. E' una bugia: in realtà, all'esito della fase nazionale si consegue solo un'idoneità, è con la fase locale che si diventa docenti. Si tratta di un meccanismo infernale, dagli esiti incerti che aggrava in misura esponenziale insicurezza nella quale si trova oggi chiunque non sia ai vertici della carriera. E' quasi inutile contrapporre la linearità della nostra antica proposta: idoneità nazionale a lista aperta e trasparente concorso in sede locale.

4.    Ridicola è la soluzione trovata per i ricercatori: o serve quella posizione di ruolo, e allora non si capisce perché porla ad esaurimento; se, invece, è inutile o dannosa, non si comprende perché posporre al 2013 la messa ad esaurimento. La soluzione trovata è chiaramente un compromesso al ribasso tra i sostenitori dell'una e dell'altra posizione, presenti anche all'interno della maggioranza.

5.    La proposta della FLC Cgil è quella di introdurre il ruolo unico con pluralità di livelli. I passaggi da un livello all'altro non devono essere automatici, ma sottoposti ad una rigorosa valutazione del lavoro svolto, sotto tutti gli aspetti, non solo quello della produzione scientifica.

6.    Per quanto riguarda la didattica, va sgomberato il campo da quello che sembra un falso problema: il valore legale del titolo di studio. Tale 'valore', infatti, il titolo di studio lo ha solo per l'accesso ai concorsi pubblici e, se non ci fosse, l'ingovernabilità degli stessi crescerebbe.

7.    Ben più serio è il problema della riforma didattica, dal mitico 3+2 al nuovo modello ad Y della Moratti. E' questo un fronte caldo che presenta un'ampia varietà di posizioni. Il nostro no alla Y della Moratti deriva dal fatto che nega l'intreccio tra formazione professionalizzante e formazione culturale ad ampio spettro, talché sembra possibile ribadire questo giudizio: una professionalizzazione senza cultura di base è subalterna e diventa rapidamente obsoleta.

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La mozione della CRUI del 15 dicembre 2005 sulla legge finanziaria

L'Assemblea Generale della CRUI, preso atto dei contenuti del maxiemendamento al disegno di legge finanziaria presentato dal Governo, denuncia al Paese il fatto che, mentre da molte autorevoli fonti si afferma che la ripresa dello sviluppo è legata alla ricerca e all'alta formazione, il Governo non solo non investe in questi due settori, che sono le attività istituzionali delle Università, ma ne decurta sensibilmente le risorse.

·        Esprime quindi il suo profondo sconcerto per la chiusura dimostrata dal Governo di fronte alle motivate richieste di integrazione del finanziamento delle Università che congiuntamente Ministro e Rettori avevano avanzato nelle scorse settimane.

·        Ribadisce la propria posizione in ordine agli adeguamenti automatici delle retribuzioni del personale docente ed ai costi aggiuntivi per il contratto collettivo di lavoro del personale tecnico-amministrativo, che aumentano di circa 200 milioni di euro gli oneri finanziari per gli Atenei e che sono necessariamente privi di copertura sui bilanci delle Università stesse, ricordando che il reintegro di tali oneri aggiuntivi dovrebbe costituire impegno prioritario per le Università così come già è riconosciuto per tutte le altre Amministrazioni pubbliche.

·        Sottolinea come tale mancato reintegro si aggiunga alle pesanti decurtazioni del fondo per l'edilizia universitaria.

·        Ritiene iniqua ed inaccettabile la mancata riduzione dell'IRAP per i docenti ed il personale che nelle Università si dedica istituzionalmente alle attività di ricerca.

Questa situazione pesantemente negativa per gli Atenei italiani giunge al termine di un periodo convulso di discussione di provvedimenti legislativi, la cui approvazione è avvenuta attraverso accelerazioni del dibattito e delle decisioni parlamentari conseguenti, che contrastano in modo singolare con la grave penalizzazione subita dal sistema universitario con la presente legge finanziaria, che renderà del tutto inapplicabili molte previsioni normative contenute negli stessi provvedimenti legislativi approvati.

La CRUI dichiara ancora una volta al Paese che gli Atenei italiani non potranno garantire, in queste condizioni, di rispondere adeguatamente alle giuste aspettative dei giovani e delle loro famiglie.

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Costituito un Osservatorio Nazionale bilaterale sui fondi pensione del pubblico impiego

In data 22 novembre è stato sottoscritto dall'ARAN e dalle Confederazioni sindacali il Protocollo d'intesa per la costituzione di un Osservatorio Nazionale bilaterale sui fondi pensione del pubblico impiego già previsto dall'art. 15, comma 2 dell'accordo quadro del 29/07/1999.

L'Osservatorio, istituito presso l'ARAN, avrà compiti di studio e monitoraggio sulla previdenza complementare.

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Nota Inpdap sul calcolo della pensione con il metodo contributivo

Con la nota operativa n. 43 l 'Inpdap ha comunicato il tasso di capitalizzazione per l'anno 2005 da applicare al montante contributivo per la pensione o quota di pensione in regime di metodo contributivo. Ricordiamo che il tasso di capitalizzazione è dato dalla media delle variazioni del PIL nel quinquennio precedente all'anno da rivalutare. In questo caso il periodo di riferimento sono gli anni dal 2000 al 2004, il valore dell'indice è pari a 1,040506 e andrà applicato al montante contributivo maturato al 31 dicembre 2004.  

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Dati sensibili e giudiziari: l'Università italiana è all'avanguardia nella legislazione sul trattamento dei dati

Per la prima volta in Italia l'Università si dota di un Regolamento sul trattamento dei dati sensibili e giudiziari, risultando una tra le amministrazioni pubbliche più sollecite nell'adeguarsi ai requisiti di legge. Si tratta di un importante documento, che permette al mondo accademico italiano di allinearsi alle normative e alle prassi consolidate a livello europeo nel campo della tutela dei dati personali, e che costituirà un punto di riferimento chiave per tutte le componenti del sistema delle Autonomie universitarie che devono regolamentare la loro disciplina in materia di privacy.

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AFAM: contratto integrativo all'Accademia Belle Arti di Roma

Il 6 dicembre 2005, presso l'Accademia di Belle Arti Roma, è stato sottoscritto il contratto integrativo 2003-2004 per il personale docente e ATA che riguarda le seguenti materie: ferie, malattie, permessi, orario di lavoro, dotazione organica, funzioni aggiuntive, piano delle attività aggiuntive retribuibili a carico del fondo d'istituto.

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Brevissime
  • Concorsi e trasferimenti per docenti, ricercatori e personale tecnico amministrativo nelle gazzette ufficiali n. 94, 95, 96, 97,98.

  • Emanato il D.L. 5 dicembre 2005, n. 250 con misure urgenti per l'università.

  • Modificato lo Statuto dell'Università di Udine.

  • AFAM: costituite, con il D.M. 13 dicembre 2005, le commissioni esaminatrici per la costituzione di graduatorie previste dall'art. 2-bis della legge 143/04.  

  • Palermo: accordo sulle procedure per la stabilizzazione del personale precario.

  • La posta elettronica diventa certificata. Gli uffici delle pubbliche amministrazioni, potranno dare valore giuridico alla trasmissione di documenti prodotti ed inviati per via informatica. Le norme tecniche sono state messe a punto in questi giorni.

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